Personalmente, non amo granché gli animali. Questo non vuol dire che li odio, però. Diciamo che non me ne frega niente. Sono nato e cresciuto in campagna, tra i contadini degli anni Cinquanta che vivevano in mezzo a bestie di tutte le taglie, da lavoro, da carne e latte, da cortile e domestiche. Tutte però avevano la loro utilità, anche queste ultime: col cane si andava a caccia, il gatto teneva lontani i topi. Il contadino di una volta ci stava a stretto contatto, con gli animali, ma per necessità. Non ho mai visto un contadino sbaciucchiare una bestiola, né giocarci, né – figuriamoci - dormirci insieme. Li rispettava e ne aveva cura, certo, perché ne aveva bisogno. Ma il loro compito era, come il suo, lavorare. Punto. Se aveste chiesto a un contadino se amava gli animali vi avrebbe guardato come un personaggio bizzarro e magari avrebbe chiesto: «Scusi, può ripetere la domanda?».
Diversa è la storia in città, dove tutti gli animali sono «da compagnia». Ce ne sono di esotici, è vero, e anche pappagallini in gabbia o pesci nell’acquario. Ma i più gettonati sono i cani e i gatti. È con questi ultimi che, nella quasi totalità dei casi, si instaura un rapporto di «amore». Ora, poiché – stando alle statistiche - nelle case italiane ci sono più cani & gatti che bambini, Papa Francesco, alla messa in Santa Marta, ha parlato proprio di questo a una quindicina di coppie (etero, ovviamente) che festeggiavano il venticinquesimo, il cinquantesimo e qualcuna addirittura il sessantesimo anniversario di matrimonio. Riferendosi, con non tanto velato rimprovero, a quelli che, scientemente, preferiscono i pets ai figli, ha detto, tra l’altro, che questi «forse trovano sia meglio, più comodo, avere un cagnolino e due gatti, e l’amore va ai due gatti e al cagnolino».
In effetti, non si può negare che a cani&gatti basta mangiare ed essere portati a evacuare ai giardinetti, mentre i figli richiedono maggiori cure, maggiori spese, spese che spesso si protraggono per decenni. I figli, tra l’altro, sono come l’uovo di pasqua, che non sai mai cosa ci trovi dentro. Infatti, possono venir su problematici o malati, possono non ricambiare l’affetto, mentre questo non accade con le bestiole. Queste, basta addestrarle e poi ubbidiscono: zitto, a cuccia, fermo, dài un bacino a papà (con i cani vien meglio, perché i gatti, si sa, sono più indipendenti). E poi, la pet-therapy è ottima se sei depresso. Certo, anche loro si ammalano e bisogna sterilizzarli, ma è un impegno da poco se paragonato a quello richiesto dai figli, che comincia addirittura nove mesi prima che nascano (e poi il parto va fatto in ospedale, fonte di ansia, mentre le bestiole le compri già pronte). I pets non abbisognano di colloqui coi maestri e i professori, non devi spendere per prime comunioni, non devi stare attento a chi frequentano, non devi inserire password criptate nel computer, non devi svenarti in asili nido, pediatri, vestiti, libri, iscrizioni a musica-sport-danza, ricariche telefoniche. Non devi continuare a mantenerli se disoccupati. Insomma, rispetto ai figli, gli animaletti sono un affare. È vero, muoiono prima, ma puoi sempre comprarne altri. Cani&gatti «danno», i figli «chiedono».
Il vantaggio competitivo, tuttavia, va a farsi benedire nella terza parte della vita, quando sei vecchio e quasi sicuramente malato. Qui non c’è gatto che tenga, e il cane può andar bene, al massimo, se diventi cieco. Qui, senza figli, sono dolori. Se puoi permettertelo, vai a finire in un ospizio a quattro stelle, dove puoi giocare a carte o a dama coi coetanei e guardare la tivù in stanza (a basso volume, perché attraverso le pareti si sente: se sei diventato mezzo sordo, inforchi l’apparecchio). Purtroppo, nessuno ti viene a trovare, perché non hai figli né, per forza di cose, nipoti. Il cane e il gatto che allietavano la tua esistenza sono morti da un pezzo, e non si sa se all’ospizio te ne fanno tenere altri. Ma se non sei benestante sono guai, perché a te dovranno provvedere le istituzioni. Italiane. Con i Nas che solo se allertati vengono a controllare che non ti leghino al letto o peggio. Sei ancora in grado di startene a casa tua? Bene. Ma chi va a pagarti le bollette, a fare la fila in banca, a vedere che non ti freghino, a protestare alle poste o per una improvvisa cartella di Equitalia? Be’, qui l’elenco degli svantaggi di non avere prole, ma tutt’al più badanti (le quali, anche loro, sono come l’uovo di pasqua) sarebbe lungo e invito il lettore ad aggiungere, come esercizio, ciò che manca.
Non mi addentro nel discorso «se non ci sono i giovani chi paga le pensioni?» perché è stato già troppe volte esaustivamente affrontato e qui intendiamo limitarci a cani&gatti. Commentando le parole del Papa, il veterinario del «Giornale», Oscar Grazioli, ha così, rispettosamente, concluso: «Santità, ma per chi non ha il dono della fede, l’affetto di un animale può colmare molti vuoti, senza l’angoscia di un mondo che lacera le vite di genitori e figli. Forse anche per chi ha la fede». I contadini (siciliani, nel mio caso) degli anni Cinquanta avevano di fronte una realtà molto più angosciante: una devastante sconfitta bellica e la fame. Tuttavia, i figli li facevano, e pure tanti. Poi partivano con la valigia di cartone legata con lo spago. Anche quelli che, oggi, affollano i barconi di Lampedusa lasciano una realtà ancora più angosciante, nella quale, però, non hanno smesso di procreare. Già, perché i figli sono investimento e speranza nel futuro, quel che da sempre ha fatto andare avanti l’umanità.
Uno che ai figli preferisce i cani e i gatti perché ha l’angoscia esistenziale è solo un illuso disinformato: crede che la salute e la giovinezza gli dureranno in eterno. È uno che vive nel presente e non vuole responsabilità. Insomma, è il perfetto frutto della società edonistica contemporanea e per forza non vuole figli: è un bimbetto lui. Per l’«affetto» gli bastano «un cagnolino e due gatti», che riempiono di vita la casa e non impegnano. I figli, invece, costano. Soldi e pazienza. La politica, composta di personaggi che ci rappresentano perfettamente, ha preso atto e, infatti, non solo non sostiene la famiglia tradizionale, ma aggiunge benzina allo sfascio. E si è attrezzata per i «diritti» degli animali. Fateci caso: anche i partiti «di destra» stanno pompando l’animalismo. Eh, dato l’andazzo, in Italia sono voti.
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