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domenica 25 dicembre 2016

BUON NATALE


BY leggoerifletto

I pastori al tempo di Gesù - padre Alberto Maggi

A quel tempo i pastori erano considerati impuri e peccatori, che, secondo le scritture, il Messia alla sua venuta, avrebbe eliminato fisicamente. 
Erano servi malpagati e sfruttati da parte dei proprietari del gregge, e quindi sopravvivevano con il furto ai padroni o agli altri pastori con i quali contendevano i pascoli (Gen 13,7; 26,20). 
Vivevano di ruberie e spesso ci scappava anche il morto. Inoltre, per la loro condizione di vita, isolati nelle montagne e nei pascoli per gran parte dell’anno, a contatto solo con le bestie, erano per lo più bruti, selvaggi pericolosi che era sconsigliabile incontrare. Erano esclusi dal tempio e dalla sinagoga, per loro non c’era alcuna possibilità di salvezza. Erano esclusi anche dal perdono di Dio perchè non potevano restituire quel che avevano rubato, secondo quanto era prescritto dalla Legge (Lv 5,21-24). Privati dei diritti civili, esclusi dalla vita sociale, ai pastori era negata la possibilità di essere testimoni, poiché, in quanto ladri e bugiardi, non erano credibili e valevano meno delle bestie che dovevano accudire. 
Equiparati agli immondi pagani, per i quali non c’era alcuna speranza, si insegnava infatti che, se si poteva tirare fuori un animale caduto in una fossa il pastore no: «Non si tirano fuori da un fosso né i pagani né i pastori». La condizione più disprezzata era quella del pastore.
Una volta non era così infatti il re Davide, ispirato da Dio, aveva scritto in uno dei salmi più sublimi: «Il Signore è il mio pastore» (Sal. 23,1)? 
Al tempo in cui Davide scriveva il salmo, la società palestinese era diversa, era ancora di stampo nomade, e nel mondo beduino il ruolo del pastore era importante, al punto da diventare figura del capo, del re, e quindi di Dio. 
Poi la società andò mutando e diventò sempre più sedentaria, passando dall’attività prevalente della pastorizia a quella dell’agricoltura. 
Ora si sa che tra agricoltori e pastori c’è stata tensione e non è mai corso buon sangue, perchè gli interessi degli uni sono a scapito di quelli degli altri. L’atavica rivalità tra agricoltori e pastori veniva fatta risalire al Libro della Genesi, addirittura a Caino e Abele, causa del primo assassinio della storia dell’umanità (Gen 4,3-8).


Al tempo di Gesù l’immagine idilliaca del pastore era ormai un ricordo e la realtà era ben altra. 
Raffigurati come nemici del Signore, ai pastori spettava solo il castigo di Dio. Castigo che la società del tempo aspettava con l’apparizione del Messia.

- Padre Alberto Maggi - 


La grazia di Dio è apparsa: ecco perché il Natale è festa di luce. Non una luce totale, come quella che avvolge ogni cosa in pieno giorno, ma un chiarore che si accende nella notte e si diffonde a partire da un punto preciso dell’universo: dalla grotta di Betlemme, dove il divino Bambino è "venuto alla luce". In realtà, è Lui la luce stessa che si propaga, come ben raffigurano tanti dipinti della Natività. Lui è la luce, che apparendo rompe la caligine, dissipa le tenebre e ci permette di capire il senso ed il valore della nostra esistenza e della storia. Ogni presepe è un invito semplice ed eloquente ad aprire il cuore e la mente al mistero della vita. E’ un incontro con la Vita immortale, che si è fatta mortale nella mistica scena del presepe.

Dal Messaggio Urbi et Orbi di Papa Benedetto XVI, Natale 2008)



«Il Signore venne in lei per farsi servo. 
Il Verbo venne in lei per tacere nel suo seno.
Il fulmine venne in lei per non fare rumore alcuno.
Il Pastore venne in lei ed ecco l'Agnello nato, 
che sommessamente piange.
Poiché il seno di Maria ha capovolto i ruoli: 
Colui che creò tutte le cose ne è entrato in possesso, 
ma povero.
L'Altissimo venne in lei (Maria), ma vi entrò umile.
Lo splendore venne in lei, ma vestito con panni umili.
Colui che elargisce tutte le cose conobbe la fame.
Colui che abbevera tutti conobbe la sete.
Nudo e spogliato uscì da lei, 
Egli che riveste (di bellezza) tutte le cose» 

- Sant' Efrem - 


"Lasciate che la magia del Natale pervada le vostre anime, accendendo l’amore nei vostri cuori. Buon Natale!"


L'augurio è per un sereno Natale a voi tutti amici ed amiche
che da tanti anni seguite le mie.... fantasie.

Il Signore che tutto vede e tutto ama vi benedica e vi custodisca.



- Stefania -

Auguri giUma

Cartoline di Natale ...




                                    Auguri BUON NATALE
                                            Tanti Auguri
BUONE FESTE






ilmondodimaryantony.blogspot.it.
La natura è rivelazione di Dio, l’arte è la rivelazione dell’uomo.      (HenryHerry Wadwoth Longfellow)

Robert Finale - Scene natalizie


Robert Finale nasce a  Sagua la Grande, Cuba,  nel 1966.  fuggito la nazione comunista con La sua famiglia  fugge dalla nazione quando Robert aveva due anni,  in cerca di  una vita di libertà e opportunità negli Stati Uniti,   La sua passione per l'arte  inizia già all'età di cinque anni : aveva sempre  una matita e un taccuino in mano, per disegnare schizzi di scene di film di famiglia in tempo di vacanza. La madre assecondava questa passione e lo incoraggiava a continuare anche durante il lavoro. Molti anni più tardi Finale ha scoperto il suo amore e il suo talento naturale, per spennellare l'olio su tela.   Artista autodidatta, cattura la bellezza intrinseca nel genere umano e nella natura. Il suo stile inconfondibile è un mix di romanticismo impressionista e di realismo  in un mondo incantato di gioia pura e tranquillità,  usando le sue fotografie, schizzi e ricordi come punto di partenza per la creazione di ogni capolavoro. 











Richard Macneil (2^parte) - scene natalizie





Richard Macneil è un  artista autodidatta  che ha sempre lavorato nel settore creativo. Nato a Worcester, Regno Unito nel 1958, ha iniziato la sua vita lavorativa a Worcester reale Porcellana e ha sempre lavorato nel campo della scultura, ceramica e grafica sia nel Regno Unito  che livello internazionale.










































































Trisha Romance - scene natalizie

Trisha Romance è una pittrice ed illustratore di soggetti popolari realistici e idilliaci. 
Nata negli Stati Uniti è da lungo tempo residente in Canada.Ha studiato allo Sheridan College a Oakville dove ha ricevuto una laurea in design e illustrazione. Insieme con i suoi figli e suo marito , Gary Peterson, che è anche il suo manager e promoter, vive a Niagara- On-The -Lake in Ontario meridionale, Canada , dove mantiene anche una galleria delle sue opere.Il lavoro di Romance comunemente dispone di ambienti domestici , eventi familiari e scene di vacanza . Spesso raffigura scene "ideale nella vita familiare " , come artisti nella pittura tradizione americana . Ha fatto il suo debutto pubblico con il suo lavoro "A proposito di Primavera" nel 1978 .Oltre a dipingere , Romance è un autore di libri : "Il mondo di Trisha Romance" , è un libro contenente le opere di Romance , pubblicato nel 1992 . Nel libro sono contenute 130 riproduzioni a colori dei dipinti di Romance , molti dei quali non sono mai stati pubblicati prima . Romance è anche l'autore di "Una Stella per Natale" , un libro per bambini pubblicato nel 2007 . Molte delle opere di Romance sono disponibili come stampe di riproduzione che utilizzano il procedimento giclée , nonché manifesti e piastre da collezione .

 







Ray Cresswell - scene natalizie






sabato 24 dicembre 2016

Vigilia ...Questo è il Natale, una data che ci ricorda la straordinaria bellezza che può portare con sé un giorno di festa.

Il canto delle sirene: 

Vigilia di Natale


THOMAS HARDYHardy

I BUOI

Vigilia di Natale, è mezzanotte:
Ora essi sono tutti inginocchiati,
Disse un anziano a noi seduti in gruppo
Ben crogiolati presso il focolare.
Ci fingemmo le miti creature
Entro il loro ricovero di paglia,
Né ad alcuno a noi venne il pensiero
Che non fossero appunto genuflessi.
Tanto leggiadra fantasia, chi mai
Tesserebbe in questi anni? Pure io sento
Che se in quell'ora un tale mi dicesse:
Vieni a vedere i buoi inginocchiati
Nella solinga fattoria a valle,
Che nell'infanzia avemmo familiare,
Lo seguirei tra le ombre della notte,
Sperando in cuore fosse proprio vero.
(da The Times, 24 dicembre 1915)
.
Thomas Hardy (1840-1928), scrittore e poeta britannico, oscillava tra agnosticismo, deismo e spiritismo: credeva in un destino immanente ostile all’uomo. Eppure, in questi versi, torna il ricordo di una antica leggenda, quella che vuole che alla mezzanotte della Vigilia i buoi si inginocchino nelle loro stalle in ossequio all’evento di Betlemme. E sorge il rimpianto di quelle notti di Natale nelle fattorie del Dorset, di quell’atmosfera calorosa e magica in cui tutto era possibile.

Con identica magia, amici che seguite il Canto delle Sirene, vi auguro un Natale di pace e di amore.
.
Schiavo
PAOLO SCHIAVO, “PREDELLA CON SCENE DELL’INFANZIA DI CRISTO”
.
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LA FRASE DEL GIORNO
Questo è il Natale, una data che ci ricorda la straordinaria bellezza che può portare con sé un giorno di festa. 
STEPHEN LITTLEWORD, Pensieri sul Natale

martedì 20 dicembre 2016

Date poca cosa se date le vostre ricchezze. E' quando date voi stessi che date veramente....

Il Dare - Kahlil Gibran

Allora un uomo ricco disse: Parlaci del Dare.
E lui rispose:
Date poca cosa se date le vostre ricchezze.
E' quando date voi stessi che date veramente.
Che cosa sono le vostre ricchezze se non ciò che custodite e nascondete nel timore del domani?
E domani, che cosa porterà il domani al cane troppo previdente che sotterra l'osso nella sabbia senza traccia, mentre segue i pellegrini alla città santa?
E che cos'è la paura del bisogno se non bisogno esso stesso?
Non è forse sete insaziabile il terrore della sete quando il pozzo è colmo?
Vi sono quelli che danno poco del molto che possiedono, e per avere riconoscimento, e questo segreto desiderio contamina il loro dono.
E vi sono quelli che danno tutto il poco che hanno.
Essi hanno fede nella vita e nella sua munificenza, e la loro borsa non è mai vuota.
Vi sono quelli che danno con gioia e questa è la loro ricompensa.
Vi sono quelli che danno con rimpianto e questo rimpianto è il loro sacramento.
E vi sono quelli che danno senza rimpianto né gioia e senza curarsi del merito. Essi sono come il mirto che laggiù nella valle effonde nell'aria la sua fragranza. Attraverso le loro mani Dio parla, e attraverso i loro occhi sorride alla terra.
E' bene dare quando ci chiedono, ma meglio è comprendere e dare quando niente ci viene chiesto.
Per chi è generoso, cercare il povero è gioia più grande che dare.
E quale ricchezza vorreste serbare?
Tutto quanto possedete un giorno sarà dato.
Perciò date adesso, affinché la stagione dei doni possa essere vostra e non dei vostri eredi.
Spesso dite: "Vorrei dare ma solo ai meritevoli".
Le piante del vostro frutteto non si esprimono così né le greggi del vostro pascolo. Esse danno per vivere, perché serbare è perire.
Chi è degno di ricevere i giorni e le notti, è certo degno di ricevere ogni cosa da voi.
Chi merita di bere all'oceano della vita, può riempire la sua coppa al vostro piccolo ruscello.
E quale merito sarà grande quanto la fiducia, il coraggio, anzi la carità che sta nel ricevere?
E chi siete voi perché gli uomini vi mostrino il cuore, e tolgano il velo al proprio orgoglio così che possiate vedere il loro nudo valore e la loro imperturbata fierezza?
Siate prima voi stessi degni di essere colui che dà e allo stesso tempo uno strumento del dare.
Poiché in verità è la vita che dà alla vita, mentre voi, che vi stimate donatori, non siete che testimoni.
E voi che ricevete - e tutti ricevete - non permettete che il peso della gratitudine imponga un giogo a voi e a chi vi ha dato.
Piuttosto i suoi doni siano le ali su cui volerete insieme.
Poiché preoccuparsi troppo del debito è dubitare della sua generosità 
che ha come madre la terra feconda, e Dio come padre.

- Kahlil Gibran - 

da: " Il Profeta"



By leggoerifletto.blogspot.it

Gesù, Figlio dell'Uomo - Kahlil Gibran

Maestro, maestro dei cantici,
Maestro di parole mai dette,
sette volte sono nato, sette volte sono morto
dal tempo della tua visita fugace,
dall'istante fugace del nostro incontro.
Ed ecco, sono vivo ancora una volta,
a ricordare un giorno e una notte trascorsi sui monti,
quando ci alzava la tua marea.
Da allora molte terre ho attraversato, e molti mari,
e dovunque io fossi condotto, da sella o da vela,
c'era il tuo nome, come preghiera o disputa.
Benedetto o maledetto dagli uomini:
era maledizione la protesta contro una disfatta,
era benedizione l'inno del cacciatore
di ritorno dai monti
con le provviste per la compagna.
Sono ancora al nostro fianco i tuoi amici,
sostegno e conforto,
e i tuoi nemici ancora ci danno vigore e certezza.
E' ancora qui tua madre;
ho visto splendere il suo volto nel volto di tutte le madri;
dondolavano culle al tocco gentile della sua mano,
quella sua mano che piega lenzuola funebri con tenerezza.
E' ancora tra noi Maria Maddalena,
colei che accostò le labbra all'aceto prima che al vino dell'esistenza.
E Giuda, uomo di dolore, uomo di ambizioni meschine,
anche lui percorre la terra;
ed è ancora preda di se stesso quando la sua fame non trova altro,
e cerca il suo io, quello grande, distruggendo se stesso.
Ed ecco Giovanni, la cui giovane età amava la bellezza:
canta, canta e non l'ascoltano.
E Simon Pietro, l'impetuoso, che ti rinnegò al fine di vivere più a lungo per te,
anche lui siede accanto al fuoco, il tuo fuoco.
Potrebbe rinnegarti ancora, prima dell'alba di un nuovo giorno,
ma per te si farebbe crocifiggere, e si direbbe indegno di così grande onore.
E Caifa e Anna vivono ancora il loro giorno,
giudicando colpevoli e innocenti.
Dormono sui loro letti di piume
mentre viene percosso l'uomo che hanno appena giudicato.
Ed ecco la donna che fu sorpresa in adulterio,
si aggira ancora nelle nostre città,
affamata di pane da cuocere,
e abita sola in una casa vuota.
Ed è qui anche Ponzio Pilato:
ti è ancora di fronte in timore e reverenza,
ancora ti interroga,
ma non osa mettere in gioco se stesso o provocare un popolo straniero;
ecco che ancora si lava le mani.
E ancora Roma sorregge la brocca e Gerusalemme il bacile,
e tra loro mille migliaia di mani chiedono di tornare monde.

Maestro, maestro di poesia,
Maestro di parole pronunciate, Maestro di parole cantate,
hanno costruito templi per dare dimora al tuo nome,
e sopra ogni altura hanno innalzato la tua croce,
simbolo, segnale che guidi i loro passi indocili,
ma quella guida non conduce alla tua gioia.
E' un monte, la tua gioia, al di là della loro visione,
e a loro non può arrecare conforto.
Vogliono rendere onore a un uomo che non conoscono.
Quale consolazione in un uomo come loro, un uomo la cui
gentilezza è la loro gentilezza,
dio di un amore simile al loro,
dio di pietà che è nella loro pietà?
L'uomo, il vivente, il primo uomo che aprì gli occhi e fissò il sole,
e fissò il sole senza che le sue palpebre tremassero:
a quest'uomo, non intendono rendere onore.
Non lo conoscono, e rifiutano di divenire simili a lui.
Ignoti, nella processione degli ignoti: 
questo vogliono essere;
e amano soggiacere al dolore, il loro dolore,
e rifuggono dal conforto della gioia.
Non cerca la consolazione delle tue parole né la loro musica,
il cuore sofferente di questi uomini.
E' un'afflizione muta e senza forma;
le rende creature solitarie con cui nessuno s'intrattiene.
Attorniati da parenti e conoscenti,
vivono nel timore, solitari;
eppure, non amano la solitudine.
Vogliono piegarsi verso oriente quando soffia il vento da occidente.
Re, così ti chiamano.
E ambiscono a far parte della tua corte.
Ti dicono il Messia,
e anche loro vorrebbero essere unti con il sacro olio.
Sì, vorrebbero vivere della tua vita.

Maestro, maestro dei canti,
le tue lacrime erano simili alla pioggia che cade nel mese di maggio,
e ridevi come le onde spumeggianti del mare.
Quando parlasti, le tue parole furono il sussurro lontano delle labbra di quegli uomini,
al tempo in cui il fuoco non le aveva ancora fatte ardere.
Ridevi per il midollo delle loro ossa non ancora pronto a ridere,
e piangevi per i loro occhi asciutti.
La tua voce fu padre ai loro pensieri e al loro comprendere.
La tua voce fu madre alle loro parole e al loro respiro.
Sette volte sono nato e sette volte sono morto,
e ora nuovamente vivo, e ti guardo,
guerriero tra i guerrieri,
poeta dei poeti
re al di sopra dei re,
nudo fino alla cintura a fianco dei compagni di viaggio.
Ogni giorno il vescovo s'inchina
pronunciando il tuo nome.
E ogni giorno implorando i mendicanti:
Per amore di Gesù,
dateci un soldo per comprare del pane.
L'uno si reca in visita dall'altro,
ma in verità ognuno viene da te,
come l'alta marea nella primavera del nostro desiderio,
e come la bassa marea del nostro autunno.
Alto e basso, il tuo nome è sulle nostre labbra,
Maestro di infinita misericordia.

Maestro, Maestro delle nostre ore solitarie,
ovunque, tra culla e sepolcro, incontro i tuoi fratelli silenziosi:
uomini liberi dai ceppi,
figli della terra che ti fu madre e dello spazio.
Sono come gli uccelli del cielo
e come i gigli del campo.
Vivono la tua vita e pensano i tuoi pensieri,
e fanno eco al tuo canto,
ma hanno le mani vuote,
e non sono crocifissi nella grande crocifissione.
Ed è questo, il loro dolore.
Li crocifigge ogni giorno il mondo,
li crocifigge in mille modi, in mille piccoli modi.
I cieli non ne sono percossi
e la terra non soffre dolori di parto per i suoi morti.
Vengono crocifissi, e nessuno assiste alla loro agonia.
Volgono il viso verso sinistra e verso destra,
e non trovano nessuno che prometta l'ingresso in un regno.
Ma un'altra volta e un'altra volta ancora si farebbero crocifiggere
perché il tuo Dio fosse il loro Dio,
e Padre loro il Padre tuo.

Maestro, Maestro d’amore,
la principessa attende la tua venuta nella stanza colma di fragranze,
e la sposa nubile ti attende nella gabbia,
e per le strade della sua vergogna ti attende la prostituta in cerca di pane,
e nel chiostro la monaca, che non ha marito;
e la donna che non ha figli ti attende, alla finestra,
dove il ghiaccio disegna una foresta sui vetri:
lei ti ritrova in quelle simmetrie,
e si sente tua madre, e si consola.

Maestro, Maestro di poesia,
Maestro dei nostri desideri muti,
freme il cuore del mondo mentre pulsa il tuo cuore,
freme, ma non s'infiamma al tuo canto.
Siede tranquillo, il mondo in ascolto, e la tua voce lo delizia,
ma non lo fa balzare in piedi
a scalare le vette dei tuoi monti.
Agli uomini piace sognare i tuoi sogni, ma non destarsi alla tua alba,
e la tua alba è il loro sogno più grande.
Amano vedere con i tuoi occhi, gli uomini,
ma non trascinarsi al tuo trono.
Eppure molti sono stati posti sul trono in tuo nome,
e hanno ricevuto sul capo la mitra del tuo potere,
e, con l'oro della tua venuta,
hanno fatto corone per il loro capo e scettri per le loro mani.

Maestro, Maestro di luce,
i tuoi occhi sulle dita dei ciechi, che sfiorano cercando;
ma tu sei ancora disprezzato e irriso,
uomo troppo debole per essere Dio,
Dio troppo uomo per suscitare adorazione.
E i loro riti e i loro inni,
il rosario, il sacramento, tutto per il loro io prigioniero.
Tu sei il loro io lontano, il loro grido remoto, e la loro passione.
Ma tu, Maestro, Cuore celeste, cavaliere del sogno più bello, 
tu ancora percorri questo giorno;
né archi né lance fermeranno i tuoi passi.
Tu passi attraverso le nostre frecce,
sorridi volgendo lo sguardo su di noi,
e tu, il più giovane di tutti,
sei padre a noi tutti.
Poeta, Poeta dei cantici, Cuore grande,
possa il nostro Dio benedire il tuo nome,
e il grembo che ti ha custodito, e il seno che ti ha allattato.
E possa Dio concedere il perdono a ognuno di noi. 

- Kahlil Gibran



La natura divina del Figlio accettò di prendere su di sé la tua grossolanità carnale: divenne Dio l’uomo terreno, poiché si fu unito a Dio, che fu fatto un solo essere in quanto l’elemento migliore ebbe il sopravvento, affinché io potessi diventare Dio tanto quanto Dio divenne uomo. 

- san Gregorio Nazianzeno - 


Il sorriso di una maternità fresca è antidoto alla disperazione. 
Personale. Sociale. Anche economica. 
Giovani madri coraggiosamente incoscienti come tante loro nonne e bisnonne. Maria è madre. Regina di tutte le madri. Alleata della maternità. 
Maria madre di Gesù vero uomo. 
Le immagini della Madonna del ‘300-‘400 in cui Maria offre a Gesù Bambino un vero seno di carne hanno difeso la fede dall’odio per la storia. 
La carne umana di Maria antidoto a ogni spiritualismo di “madonne” senza volto e senza forma. 
Maria antidoto con il suo seno di vera donna al veleno di ecologismi animalisti che più o meno sottilmente amano tutta la natura tranne quella umana.




Buona giornata a tutti. :-)