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giovedì 23 febbraio 2017

Fede...


Al Suo Posto - don Bruno Ferrero

By leggoerifletto 
La rete da pesca - don Bruno Ferrero 

Il fiordo era immerso nella profonda tranquillità della notte artica. L'acqua sciabordava leggera sulla spiaggia. Avvolto dal profumato tepore della sua casa di legno, Hans il pescatore tesseva la rete della sua prossima stagione di pesca. Era solo nell'angolo del camino. La sua dolce sposa Ingrid riposava nel piccolo cimitero di fianco alla chiesa. Improvvisamente però risuonarono fresche risate gioiose. La porta si aprì per lasciar passare la bionda Guendalina, la sua carissima figlia, che teneva per mano il fratellino Eric.«Guendalina, ora sei in vacanza. Vuoi prendere il mio posto a intrecciare la rete da pesca nuova mentre io vado a riparare la barca?».«Oh sì, papà!».Le ore passavano. Guendalina lavorava di buona lena, maglia dopo maglia, nodo dopo nodo. Ma i gior­ni si aggiungevano ai giorni. La corda era scabra. L'appretto per impermeabiizzarla ruvido, le mani facevano male. Le sue piccole amiche si sporgevano dalla porta: «Guendalina, vieni a giocare con noi!». E le maglie si allentavano sempre di più, i nodi era­no sempre meno stretti, la corda sempre meno impermeabilizzata.Arrivò la primavera. Il fiordo s'illuminò ai primi raggi del sole. La pesca riprese. Tutto fiero del lavoro della sua figlia carissima, Hans il pescatore imbarcò la sua rete da pesca nuova sul suo fidato vecchio battello.«Vieni con me, piccolo Eric, per la nostra prima uscita!».Pieno di gioia il ragazzino saltò a bordo. La bar­ca scivolò nell'acqua. La rete affondò nelle onde verdazzurre. Eric batteva le mani vedendo i pesci argen­tati saltare e guizzare nella rete ben piena.«Una pesca fantastica! Aiutami a tirare su la rete, figliolo!».Ed Eric tirava, tirava con tutte le sue forze. Ma vinto dal peso, pluf! piombò in acqua, proprio in mez­zo alla rete.«Non è niente!», pensò papà Hans, issando velocemente la rete a bordo. «La mia rete è solida! E' la mia Guendalina che l'ha tessuta con le sue mani: Eric verrà su con i pesci!».La rete uscì dall'acqua leggera. Ahimé, al fondo aveva solo un grande squarcio... I nodi stretti male si erano allentati. Le maglie mal fissate si erano aper­te. E il piccolo Eric riposava ormai in fondo al fiordo.«Ah, se avessi intrecciato ogni maglia con amore», piangeva Guendalina.E' nel quotidiano che si tesse la rete dell'eternità. Ogni giorno è un nodo. Puoi non pensarci, ma il giorno della pesca arriverà e dipenderà anche da quello che avrai intrecciato quaggiù, oggi.- don Bruno Ferrero -da: "Il canto del grillo" ed. Elledici



Un saggio teneva nel suo studio un enorme orologio a pendolo che ad ogni ora suonava con solenne lentezza, ma anche con gran rimbombo.«Ma non la disturba?» chiese uno studente. «No», rispose il saggio. «Perché così ad ogni ora sono costretto a chiedermi: che cosa ho fatto dell'ora appena trascorsa?».
E tu, che cosa hai fatto dell'ora appena trascorsa?
- don Bruno Ferrero -



Di fronte all’ampio e diversificato panorama delle paure umane, la Parola di Dio è chiara: chi "teme" Dio "non ha paura". Il timore di Dio, che le Scritture definiscono come "il principio della vera sapienza", coincide con la fede in Lui, con il sacro rispetto per la sua autorità sulla vita e sul mondo. Essere "senza timor di Dio" equivale a mettersi al suo posto, a sentirsi padroni del bene e del male, della vita e della morte. Invece chi teme Dio avverte in sé la sicurezza che ha il bambino in braccio a sua madre (cfr Sal 130,2): chi teme Dio è tranquillo anche in mezzo alle tempeste, perché Dio, come Gesù ci ha rivelato, è Padre pieno di misericordia e di bontà. Chi lo ama non ha paura: "Nell’amore non c’è timore – scrive l’apostolo Giovanni – al contrario, l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore" (1 Gv 4,18). Il credente dunque non si spaventa dinanzi a nulla, perché sa di essere nelle mani di Dio, sa che il male e l’irrazionale non hanno l’ultima parola, ma unico Signore del mondo e della vita è Cristo, il Verbo di Dio incarnato, che ci ha amati sino a sacrificare se stesso, morendo sulla croce per la nostra salvezza...
- papa Benedetto XVI - dal "Angelus del 22 giugno 2008" 


Buona giornata a tutti. :-)



www.efuseraefumattina.blogspot.it

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Un uomo e sua moglie andarono in vacanza a Gerusalemme.........
Mentre erano lì, la moglie morì. L'impresario delle pompe funebri chiese quindi all'uomo: "La vuole spedirle a casa per 5000 dollari, o preferisce farla seppellire qui, in Terra Santa , per soli 150 dollari".L'uomo ci pensò un attimo e rispose che avrebbe voluto spedirla a casa .L'impresario chiese allora: "Perchè vuole spendere 5000 dollari per spedire a casa sua moglie quando sarebbe bello seppellirla qui e spenderebbe solo 150 dollari? "L'uomo rispose " Molto tempo fa un uomo morì qui, fu sepolto qui, e tre giorni dopo resuscitò. Non posso correre questo rischio!!!

Iniziamo la giornata con un sorriso :-)

lunedì 30 gennaio 2017

E' scesa la neve ...





 poesie sulla neve

By leggoerifletto

Basilica di Santa Maria Maggiore - Roma - Italy

Il titolo di Madonna della Neve affonda le sue origini nei primi secoli della Chiesa ed è strettamente legato al sorgere della Basilica di S. Maria Maggiore in Roma.   
Nel IV secolo, sotto il pontificato di Papa Liberio (352-366), una coppia di nobili e ricchi patrizi romani, non avendo figli decisero di offrire i loro beni alla Santa Vergine, per la costruzione di una chiesa a Lei dedicata. 
La Madonna gradì il loro desiderio e apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto, tempo di gran caldo a Roma, indicando con un miracolo il luogo dove doveva sorgere la Chiesa. 
La mattina dopo, i coniugi romani si recarono da Papa Liberio a raccontare il sogno fatto da entrambi, anche il Papa aveva fatto lo stesso sogno e quindi si recò sul luogo indicato, il colle Esquilino e lo trovò coperto di neve, in piena estate romana.
 Il pontefice tracciò il perimetro della nuova chiesa, seguendo la superficie del terreno innevato e la chiesa fu costruita a spese dei nobili coniugi. Questa la tradizione..

 La chiesa fu detta ‘Liberiana’ dal nome del pontefice, ma dal popolo fu chiamata anche “ad Nives”, della Neve....


Preghiera alla Madonna della Neve

Vergine Immacolata bianca e pura più della neve,
stendi su tutta la terra un candido manto della tua neve:
della tua purezza, della tua innocenza, della tua bellezza;
rendi i nostri cuori bianchi e simili alla neve:
puri, innocenti, belli agli occhi di Dio.
La neve è il segno della Pace.
Amen

E' scesa la neve e altre storie - Gabriela Mistral

E' scesa la neve, divina creatura,
a visitare la valle.
E' scesa la neve, sposa della stella,
guardiamola cadere:
Dolce! Giunge senza rumore, come gli esseri soavi
che temono di far male.
Così scende la luna, così scendono i sogni....
guardiamola scendere.


Pura! Guarda la valle tua, come sta ricamandola 


di gelsomino soffice.


Ha così dolci dita, così lievi e sottili,
che sfiorano senza toccare.




- Gabriela Mistral - 
(1889-1957) da: Opere poetiche

Dipinto: Wilhelm Kray (1828-1889), Winter



La leggenda dei tre giorni della merla si perde nell'onda del tempo. 
Sappiamo solo che erano gli ultimi tre giorni di gennaio, il 29, 30 e 31, e in quei dì capitò a Milano un inverno molto rigido. 
La neve aveva steso un candido tappeto su tutte le strade e i tetti della città.
I protagonisti di questa storia sono un merlo, una merla e i loro tre figlioletti. Erano venuti in città sul finire dell'estate e avevano sistemato il loro rifugio su un alto albero nel cortile di un palazzo situato in Porta Nuova. 
Poi, per l'inverno, avevano trovato casa sotto una gronda al riparo dalla neve che in quell'anno era particolarmente abbondante. 
Il gelo rendeva difficile trovare le provvigioni per sfamarsi; il merlo volava da mattina a sera in cerca di becchime per la sua famiglia e perlustrava invano tutti i giardini, i cortili e i balconi dei dintorni. 
La neve copriva ogni briciola.


Un giorno il merlo decise di volare ai confini di quella nevicata, per trovare un rifugio più mite per la sua famiglia. Intanto continuava a nevicare. 
La merla, per proteggere i merlottini intirizziti dal freddo, spostò il nido su un tetto vicino, dove fumava un comignolo da cui proveniva un po' di tepore. 
Tre giorni durò il freddo. E tre giorni stette via il merlo. 
Quando tornò indietro, quasi non riconosceva più la consorte e i figlioletti: erano diventati tutti neri per il fumo che emanava il camino. 
Nel primo dì di febbraio comparve finalmente un pallido sole e uscirono tutti dal nido invernale; anche il capofamiglia si era scurito a contatto con la fuliggine. 
Da allora i merli nacquero tutti neri; i merli bianchi diventarono un'eccezione di favola. 
Gli ultimi tre giorni di gennaio, di solito i più freddi, furono detti i «trii dì de la merla» per ricordare l'avventura di questa famigliola di merli.



La nebbia 

E’ la nebbia che si mangia la neve 
E’ il sole che si mangia la nebbia 
E’ la notte che si mangia il sole 
E’ il giorno che si mangia la notte 
E’ la vita che si mangia i giorni 
E’ la paura che si mangia la vita 
Come somiglia la paura alla nebbia.

“Nebbia, mostri e metamorfosi” -  Silvio Tomasoni

Buona giornata a tutti. :-)




sabato 14 gennaio 2017

Nella vita dell'uomo, per ogni cosa c'è il suo momento, per tutto c'è un' occasione opportuna.


By Leggoerifletto

L'Anello Magico - don Bruno Ferrero


Un re convocò a corte tutti i maghi del regno e disse loro: «Vorrei sempre essere d'esempio ai miei sudditi. Apparire forte e saldo, quieto e impassibile nelle vicende della vita. A volte mi succede d'essere triste o depresso, per una vicenda infausta o una sfortuna palese. Altre volte una gioia improvvisa o un grande successo mi mettono in uno stato di anormale eccitazione. Tutto questo non mi piace. Mi fa sentire come un fuscello sballottato dalle onde della sorte. Fatemi un amuleto che mi metta al riparo da questi stati d'animo e sbalzi d'umore, sia quelli tristi che quelli lieti». Uno dopo l'altro, i maghi rifiutarono. Sapevano fare amuleti di tutti i tipi per gli sprovveduti che si rivolgevano loro, ma non era facile abbindolare un re. Che voleva per di più un amuleto dall'effetto così difficile. L'ira del re stava per esplodere, quando si fece avanti un vecchio saggio che disse: «Maestà, domani io ti porterò un anello, e ogni volta che lo guarderai, se sarai triste potrai essere lieto, se sarai eccitato potrai calmarti. Basterà infatti che tu legga la frase magica che vi sarà incisa sopra». L'indomani il vecchio saggio tornò, e nel silenzio generale, poiché tutti erano curiosi di sapere la magica frase, porse un anello al re. Il re lo guardò e lesse la frase incisa sul cerchio d'argento: «Anche questo passerà». 
Nella vita dell'uomo, per ogni cosa c'è il suo momento, per tutto c'è un' occasione opportuna. Tempo di nascere, tempo di morire, tempo di piangere, tempo di ridere, tempo di lutto, tempo di baldoria, tempo di abbracciare, tempo di staccarsi, tempo di cercare, tempo di perdere, tempo di conservare, tempo di buttar via, tempo di strappare, tempo di cucire, tempo di tacere, tempo di parlare ... Tutto passa, ma a Dio non sfugge niente (Qoelet 3,1-15).


- don Bruno Ferrero - 



Nella città di Emmerih, del duca di Cleves, alcuni inglesi,
 per schernire la fede romana, chiesero a un fanciullo cattolico: 
- Lo sai il Pater?
- Sì, perché?
- Recitalo!
- Padre nostro che sei nei cieli...
- Basta, ragazzo... Se è nei cieli, come fa ad essere sull'altare?... 
- Dopo alcuni istante di riflessione, il fanciullo chiese:
- Sapete il Credo?
- Certo.
- Recitatelo.
- Credo in Dio Padre onnipotente.
- Basta. Se Dio è onnipotente, può stare in cielo e sull'altare!
 
- Pietro Graziano -
da: "Mille esempi", 1940



Un po' d'argento

"Rabbì, che cosa pensi del denaro?" chiese un giovane al maestro."Guarda dalla finestra", disse il maestro," cosa vedi?"."Vedo una donna con un bambino, una carrozza trainata da due cavalli e un contadino che va al mercato"."Bene. Adesso guarda nello specchio. Che cosa vedi?"."Che cosa vuoi che veda rabbì? Me stesso, naturalmente"."Ora pensa: la finestra è fatta di vetro e anche lo specchio è fatto di vetro. Basta un sottilissimo strato d'argento sul vetro e l'uomo vede solo se stesso".
Siamo circondati da persone che hanno trasformato in specchi le loro finestre. Credono di guardare fuori e continuano a contemplare se stessi.Non permettere che la finestra del tuo cuore diventi uno specchio.



- don Bruno Ferrero - 


Santa Maria, Vergine del silenzio - San Giovanni Paolo II

Santa Maria,
Vergine del silenzio e di misteriosa pace:
addolorata forte fedele,
attendi presso il sepolcro,
dove tace la Parola e giace il Santo di Dio.
Attendi vigile
che dal buio scaturisca la Luce,
dalla terra germogli la Vita.
Attendi l’alba del giorno senza tramonto,
l’ora del parto dell’umanità nuova.
Attendi di vedere nel Figlio risorto
il volto nuovo dell’uomo redento,
di udire il nuovo saluto di pace,
di cantare il nuovo canto di gloria.
Vergine dello Spirito, icona della Chiesa,
implora per noi la tua fede nella Parola,
la tua speranza nel Regno,
il tuo amore per Dio e per l’uomo.
A te, gloriosa Madre di Dio,
beata per la fede,
donna della pietà immensa,
la nostra lode perenne e grata. Amen.

- San Giovanni Paolo II -
(Via Crucis del Venerdì Santo 1991)



Buona giornata a tutti. :-)



giovedì 5 gennaio 2017

Il viaggio del quarto re...

Epifania:
La vera ricchezza deriva dall'amore!

- Charles Dickens - 
 
By leggoerifletto

Il viaggio del quarto re - don Bruno Ferrero

Nei giorni in cui era imperatore Cesare Augusto ed Erode regnava a Gerusalemme, viveva nella città di Ecbatana, tra i monti della Persia, un certo Artabano.Era un uomo alto e bruno, sulla quarantina. Gli occhi sfavillanti, la fronte da sognatore e la bocca da soldato lo rivelavano uomo sensibile ma di volontà ferrea, uno di quegli uomini sempre alla ricerca di qualcosa.Artabano apparteneva all'antica casta sacerdotale dei Magi, detti adoratori del fuoco.Un giorno convocò tutti i suoi amici e fece loro, più o meno, questo discorso:«I miei tre compagni tra i Magi — Gaspare, Melchiorre e Baldassarre — e io stesso abbiamo studiato le antiche tavole della Caldea e abbiamo calcolato il tempo. Cade quest'anno.Abbiamo studiato il cielo e abbiamo visto una nuova stella, che ha brillato per una sola notte e poi è scomparsa. I miei fratelli stanno vegliando nell'antico tempio delle Sette Sfere, a Borsippa, in Babilonia, e io veglio qui. Se la stella brillerà di nuovo, tra dieci giorni partiremo insieme per Gerusalemme, per vedere e adorare il Promesso, che nascerà Re d'Israele. Credo che il segno verrà. Mi sono preparato per il viaggio. Ho venduto la mia casa e i miei beni, e ho acquistato questi gioielli — uno zaffiro, un rubino e una perla — da portare in dono al Re. E chiedo a voi di venire con me in pellegrinaggio, affinché possiamo trovare insie­me il Principe».Così dicendo, trasse da una piega recondita della cintura tre grosse gemme, le più belle mai viste al mondo. Una era blu come un frammento di cielo notturno, una più rossa di un raggio del tramonto, una candida come la cima innevata di un monte a mezzogiorno.Ma un velo di dubbio e diffidenza calò sui volti dei suoi amici, come la nebbia che si alza dalle paludi a nascondere i colli.«Artabano, questo è solo un sogno», disse uno. E tutti se ne andarono.Artabano rimase solo e uscì sulla terrazza della sua casa. Allora, alta nel cielo, perfetta di radioso candore, vide pulsare la stella dell'annuncio.«Salvami.»Djemal, il più veloce e resistente dei dromedari di Artabano, divorava la sabbia dei deserti con le sue lunghe zampe. Artabano doveva calcolare bene i tempi per giungere all'appuntamento con gli altri Magi. Passò lungo i pendii del monte Orontes, scavati dall'alveo roccioso di cento torrenti. Percorse le pianure dei Nisseni, dove i famosi branchi di cavalli scuotevano la testa all'avvicinarsi di Djemal, e si allontanavano al galoppo in un tuonare di zoccoli. Varcò molti passi gelidi e desolati, arrancando penosamente fra i crinali flagellati dal vento; si addentrò in gole buie, seguendo la traccia ruggente del fiume che le aveva scavate.Era in vista delle mura sbrecciate di Babilonia, quando, in un boschetto di palme, vide un uomo che giaceva bocconi sulla strada. Sulla pelle, secca e gialla come pergamena, portava i segni della febbre mortale che infieriva nelle paludi in autunno. Il gelo della morte già lo aveva afferrato alla gola. Artabano si fermò. Prese il vecchio tra le braccia. Era leggero e gli ricordava suo padre. Lo portò in un albergo e chiese all'albergatore di avere cura del vecchio e ospitarlo per il resto dei suoi giorni. In pagamento gli diede lo zaffiro.Il giorno seguente, Artabano ripartì. Sollecitava Djemal che volava sfiorando il terreno, ma ormai i tre Re Magi erano partiti senza aspettare il loro fratello persiano. Non volevano perdere l'appuntamento con il Grande Re.Artabano arrivò in una vallata deserta dove enormi rocce si innalzavano fra le ginestre dai fiori dorati. All'improvviso udì delle urla venire dal folto degli arbusti. Saltò giù dalla cavalcatura e vide un drappello di soldati che trascinavano una giovane donna con gli abiti a brandelli. Artabano mise mano alla spada, ma i soldati erano troppi e non poteva affrontarli tutti insieme.La ragazza notò l'aureo cerchio alato che aveva al petto. Si svincolò dalla stretta dei suoi aguzzini e si gettò ai suoi piedi. «Abbi pietà» gli gridò «e salvami, per amore di Dio! Mio padre era un mercante, ma è morto, e ora mi hanno preso per vendermi come schiava e pagare così i suoi debiti. Salvami!».Artabano tremò, ma mise la mano nella cintura e con il rubino acquistò la libertà della giovane. La ragazza gli baciò le mani e fuggì verso le montagne con la rapidità di un capriolo. Le mani vuote.Intanto Gasparre, Melchiorre e Baldassarre erano arrivati alla stalla dove stavano Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù.I tre santi re si prostrarono davanti al bambino e presentarono i loro doni.Gasparre aveva portato un magnifico calice d'oro.Melchiorre porse un incensiere da cui si levavano volate di profumato incenso.Baldassarre presentò la preziosa mirra.Il bambino guardò i doni, serio serio.Artabano correva e correva. Arrivò a Betlemme mentre dalle case si levavano pianti e fiamme, e l'aria tremava come trema nel deserto. I soldati dalle spade insanguinate, eseguendo gli ordini di Erode, uccidevano tutti i bambini dai due anni in giù. Vicino a una casa in fiamme un soldato dondolava un bambino nudo tenendolo per una gamba. Il bambino gridava e si dibatteva. Il soldato diceva: «Ora lo lascio, ed egli cadrà nel fuoco... farà un buon arrosto! ». La madre alzava urla acutissime. Con un sospiro, Artabano prese l'ultima gemma che gli era rimasta, la magnifica perla più grossa di un uovo di piccione, e la diede al soldato perché restituisse il figlio alla madre. Così fu. Ella ghermì il bambino, lo strinse al petto e fuggì via.Solo molto tardi Artabano trovò la stalla dove si nascondevano il bambino, Maria e Giuseppe. Giuseppe si stava preparando a fuggire e il bambino era sulle ginocchia di sua madre. Ella lo cullava teneramente cantando una dolce ninna nanna.Artabano crollò in ginocchio e si prostrò con la fronte al suolo. Non osava alzare gli occhi, perché non aveva portato doni per il Re dei Re. «Signore, le mie mani sono vuote. Perdonami...», sussurrò.Alla fine osò alzare gli occhi. Il bambino forse dormiva? No, il bambino non dormiva.Dolcemente si girò verso Artabano. Il suo volto splendeva, tese le manine verso le mani vuote del re e sorrise.
- don Bruno Ferrero - Liberamente tratto da  : Bruno Ferrero, Tutte storie, ed. LDC, pg 78-83.

I Magi offrono i loro doni a Gesù
Andrea Mantegna - 1495 ca.

L’Epifania è una luce inseguita con perseveranza fino alla scoperta di una luce più grande e dirompente, che cambia per sempre la vita. 
Ma dietro l’Epifania può nascondersi il buio, quello più abietto, che magari si traveste di luce, ma che in realtà trama senza scrupoli pur di difendere i propri privilegi. 
L’Epifania è una stella ed è anche Erode, una strada e il suo ostacolo, come sempre accade nella ricerca della fede.


- Papa Francesco -



I Re Magi erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la “firma” di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare.

- Papa Benedetto XVI - 





O Dio,
nella quiete della sera,
ripensiamo al vostro amore.
Nella pace del vostro tempio,
ripensiamo al vostro amore.
Come potremo rendere grazie a Voi, Signore,
per tutto quello che oggi ci avete dato?
Vi diciamo, o Signore:
Voi siete il nostro Dio,
non abbiamo altro bene fuori di Voi.


Buona giornata a tutti. :-)



lunedì 19 dicembre 2016

La tregua di Natale ...



IL BLOG DI COSTANZA MIRIANO

LA TREGUA DI NATALE DEL 1914, UNA PROFEZIA DI SPERANZA PER TUTTI NOI

DI AUTORI VARI
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di Antonello Iapicca Pbro
Natale è anche una tregua.Come quella che accadde, improvvisa, sul fronte franco-tedesco della Prima Guerra mondialeUn film, bellissimo, ce la racconta, ed è come una brezza soave in mezzo al freddo e al buio della guerra. Il potere di un Bambino è stato, quella notte, più forte dell’arroganza dei grandi della terra. Ma questo episodio è solo la profezia di quello che davvero la nascita di Dio può originare. Quest’anno sono giusto cento anni da quell’episodio, che a noi piace guardare come a una Parola di Dio per ogni uomo. Provate a guardare questo film a casa, con i vostri figli, con gli amici, e magari, meglio ancora, con i vostri nemici. Guardate le scene e mettetevi anche voi tra i soldati; non importa in quale schieramento, perché proprio il prodigio del Natale rivela che se i peccati ci rendono tutti colpevoli agli occhi di Dio, il suo amore infinito ha abbreviato ogni distanza tra noi e Lui e tra ogni uomo. Nel mistero dell’Incarnazione, infatti, più dei peccati ci unisce e riconcilia il seme di vita eterna, buona e santa deposto in tutti gli uomini risvegliato dalla visita di Dio. Il segno che fermò le ostilità fu un albero di Natale, ornamento dalle origine pagane, ma che per noi è immagine della Croce, l’albero di vita eterna che ha messo le sue radici in terra alla nascita di Gesù: in esso i soldati dei diversi schieramenti “trovarono “un legame improvviso e straordinario”, come ha registrato dopo la guerra l’autore britannico Arthur Conan Doyle : “Era uno spettacolo stupefacente”, perché il Natale è un passo verso la Pasqua: la luce della notte di Betlemme prelude a quella senza tramonto brillata sul sepolcro alle porte di Gerusalemme. Così vi invito a guardare questo film come una preghiera al Dio che si fa carne, perché inauguri, già da stanotte, la Pace nella nostra vita. Non ci basta più una tregua, non abbiamo più forse per continuare a spararci.
Troppo sangue, troppa sofferenza. Sì o Signore, fa che da stanotte possiamo guardare ai nemici che abbaiamo accanto – forse la moglie o il marito, i figli o i genitori, chiunque sia – con lo stesso sguardo stupito e gioioso di quei soldati che, cento anni fa, sono usciti, disarmati, dalle loro trincee per abbracciare in Te chi sino ad un istante prima era loro nemico. Fa della terra di nessuno che ci separa dagli altri la tua terra di pace dove ritrovare tutti quelli che il demonio ci ha fatto perdere nella superbia. facci uscire dalle nostre trincee, issando finalmente la bandiera bianca dell’umiltà, come quella disarmata dei pastori che ti son venuti a vedere. Perché il Bambino, stanotte, è proprio chi ho creduto nemico, ormai fratello e amico nella misericordia infinita che ha visitato con la Pace la nostra terra in guerra.
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“Joyeux Noel: una verità dimenticata dalla storia.”

La tregua di Natale tra soldati tedeschi e inglesi durante la Prima Guerra Mondiale


La tregua di Natale. Una verità dimenticata dalla storia

Dal Web

Nei giorni attorno a Natale del 1914 nelle trincee del fronte occidentale (Francia e Belgio) avvenne qualcosa di magico e unico…
Venne fatta una tregua. Una tregua non ordinata dai comandi, ma dai soldati semplici. Dagli stessi che un secondo prima si sparavano e ammazzavano a vicenda e un attimo dopo uscirono allo scoperto, si abbracciarono, fumarono, cantarono e giocarono a pallone insieme!
L’episodio (realmente accaduto) preoccupò così tanto gli Stati Maggiori che venne cancellata immediatamente dalla storia e dalla memoria.

Su questa meravigliosa storia - per così dire “dimenticata” - il regista Christian Carion ha girato il memorabile film dal titolo “Joyeux Noel: una verità dimenticata dalla storia.”

Ecco la lettera scritta da un soldato inglese alla sorella:


Janet, sorella cara,
sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale.
In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l’avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia!
Come ti ho già scritto, negli ultimi giorni ci sono stati pochi combattimenti gravi. Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare.
Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice d’artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo alzare la testa fuori dalla terra, per paura del cecchino.
E poi la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con pentole e padelle. E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S’appiccica e sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi…»
«Con tutto questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano nello stesso fango.
E la loro trincea è solo cinquanta metri davanti a noi. Tra noi c’è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci.
Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri compagni. Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti.
Ieri mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l’abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito il fango. Tutto era imbiancato dal gelo, mentre c’era un bel sole: clima perfetto per Natale.
Durante la giornata ci sono stati scambi di fucileria. Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo. Ci avevano detto che i tedeschi potevano attaccarci e coglierci di sorpresa.
Io sono andato al mio buco per riposare, e avvolto nel cappotto mi devo essere addormentato.
Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: ?Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi! Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia».
«Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d’occhio.
Che cos’è?, ho chiesto al compagno, e John ha risposto: ‘alberi di Natale!’.
Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini. E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: ‘ stille nacht, heilige nacht…’.
Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l’ha tradotto: ‘notte silente, notte santa’. Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa.
Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. 
Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui: ‘the first nowell, the angel did say…’.
Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un’altra: ‘o tannenbaum, o tannenbaum…’.
A cui noi abbiamo risposto: ‘o come all ye faithful…’.
E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone, ma in latino: ‘adeste fideles…’».
«Inglesi e tedeschi che s’intonano in coro attraverso la terra di nessuno!
Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più.
‘Inglesi, uscite fuori!’, li abbiamo sentiti gridare, ‘voi non spara, noi non spara!’.
Nelle trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: ‘venite fuori voi!’.
Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto. Uno di loro ha detto: ‘Manda ufficiale per parlamentare’.
Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l’hanno fatto – ma il capitano ha gridato ‘non sparate!’. Poi s’è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. 
Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un sigaro tedesco in bocca!
Ci siamo accordati ‘niente fuoco fino a mezzanotte di domani’, ha annunciato. ‘Ma tutte le sentinelle restino ai loro posti, e tutti gli altri stiano sul chi vive’.
Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi. Alcuni di noi sono usciti anch’essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore prima».
«Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l’inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai.
‘Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra’, ha risposto. ‘Prima di questo sono stato cameriere all’Hotel Cecil. Forse ho servito alla tua tavola!’ ‘Forse!’, ho risposto ridendo.
Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: ‘non ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla’.
Si è messo a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso.
Un altro tedesco è stato portabagagli alla Victoria Station. Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Sua sorella maggiore non è niente male, io gli ho detto che mi piacerebbe conoscerla. Lui raggiante mi ha detto che gli piacerebbe molto, e mi ha dato l’indirizzo.
Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n’è uscito con il tremendo elmetto col chiodo! Anch’io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa.
Ci siamo scambiati anche dei giornali, e i tedeschi se la ridevano leggendo i nostri. Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la Russia quasi disfatta. Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro. ‘Va bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri’».
«E’ chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo averli incontrati anch’io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano la verità. Questi non sono i ‘barbari selvaggi’ di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti?
Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone attorno al falò, e abbiamo finito per intonare insieme – non ti dico una bugia – ‘Auld Lang Syne’. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l’indomani, e magari organizzare una partita di calcio.
Stavo tornando alla trincea quando un tedesco più anziano m’ha preso il braccio e ha detto: Dio mio, perché non possiamo fare la pace e tornare a casa?
Gli ho detto senza cattiveria: ‘chiedilo al tuo imperatore’.
Lui mi ha guardato come scrutandomi: ‘forse, amico. Ma dobbiamo chiederlo anche al nostro cuore’.
E insomma, sorella mia, c’è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia?
Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. 
Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito.
Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo. Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum?
Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?

Il tuo caro fratello Tom».


Da un lato sappiamo che è importante cercare Dio.
Dall’altro lato, la vita ci allontana da Lui- perché ci sentiamo ignorati dal Divino, oppure perché siamo impegnati nella nostra vita quotidiana.
Questa apparente doppia legge è una fantasia: Dio è nella vita, e la vita è Dio.
Rilassatevi. Quando cominciamo il nostro viaggio spirituale, noi abbiamo così tanta voglia di parlare a Dio che finiamo con non ascoltare ciò che ha da dirci.
È il motivo per cui è sempre consigliabile rilassarci un poco.
Non è facile: noi abbiamo una tendenza naturale a fare sempre la cosa giusta, e noi sentiamo che stiamo migliorando il nostro spirito se noi ci lavoriamo senza sosta.
Ma se tu ti rilassi e continui a muoverti, se riusciamo a penetrare la sacra armonia della nostra quotidiana esistenza, noi staremo sempre sulla strada giusta, perché i nostri compiti quotidiani sono anche i nostri compiti divini.
E lì si trova Dio.



...."Un giorno santo è spuntato per noi". Un giorno di grande speranza: oggi è nato il Salvatore dell'Umanità!.....Non fu certo "grande" alla maniera di questo mondo....Eppure, nel nascondimento e nel silenzio di quella notte santa, si è accesa per ogni uomo una luce splendida e intramontabile; è venuta nel mondo la grande speranza portatrice di felicità: "il Verbo si è fatto carne e noi abbiamo visto la sua gloria" (Gv1,14)...................
Questo è il Natale! Evento storico e mistero d'amore, che da oltre duemila anni interpella gli uomini e le donne di ogni epoca e di ogni luogo. E' il giorno santo in cui rifulge la "grande luce" di Cristo portatrice di pace! Certo, per riconoscerla, per accoglierla ci vuole fede, ci vuole umiltà.............
Nel silenzio della notte di Betlemme Gesù nacque e fu accolto da mani premurose. Ed ora, in questo nostro Natale, in cui continua a risuonare il lieto annuncio della sua nascita redentrice, chi è pronto ad aprirgli la porta del cuore? Uomini e donne di questa nostra epoca, anche a noi Cristo viene a portare la luce, anche a noi viene a donare la pace! Ma chi veglia, nella notte del dubbio e dell'incertezza, con il cuore desto e orante? Chi attende l'aurora del giorno nuovo tenendo accesa la fiammella della fede? Chi ha tempo per ascoltare la sua parola e lasciarsi avvolgere dal fascino del suo amore? Sì! E' per tutti il suo messaggio di pace, è a tutti che viene ad offrire se stesso come certa speranza di salvezza.........

- Papa Benedetto XVI .
dal "Messaggio Urbi et Orbi" per il Santo Natale 25 dicembre 2007




Buona giornata a tutti. :-)



ONCE FOR ALL II Joyeux Noel merry christmas 2005