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lunedì 5 giugno 2017

Auguri del giorno dopo!

...l'ultimo post di SALUTO 
Ci vediamo su WordPress
Storiellina:
 tanti anni fa avevo un bambino" nuovo" affidato. Non quello a cui ho regalato la palla. Ne ho avuto tanti ma non posso confonderli perché ognuno era ed e' unico. Di tutti avevo una scheda con i dati salienti. La data di nascita in primis. Così potevo preparare la festa di compleanno: una cosa semplice, un regalino, una torta. Quel bambino la fetta di torta non l'ha voluta. Perché? Non mi hanno mai fatto gli auguri. E' stato bello. Se la fetta la trovo domani penserò che anche domani e' un bel giorno. Da allora gli auguri li faccio il giorno dopo. Auguri. Che anche oggi sia un gran bel giorno. Ma in realtà tutti i giorni sono belli basta renderli tali. Ora corro a fare una bella giornata con mamma e i suoi amici. Ieri era la festa del bacio. Oggi facciamo quella dell'abbraccio. 


Un abbraccio...😘
                                                   noncerosasenzaspine.wordpress.com




E vi dedico DUE delle POESIE a me più care...

Mare su Mare

di Montgiusi...
A volte ho perso il Mare:
il silenzio delle sirene più atroce del loro canto
mi si posò sul cuore come un macigno
il tempo si sdraiò immobile
sipario indolente steso sugli occhi
Sì, io che navigo,  smarrisco
di tasche bucate è piena la mia anima
e la sera trova se stessa in me, nella mia assenza
eppure io attendo
tesso il Vento  con il Tuo Nome
e nella giostra infinita della nostalgia
Tu sorridi,
mentre urti contro la mia solitudine
ripercuoti
scossa su scossa,
Mare su Mare
tumultuosamente mi chiami amandomi!
Giusy Montalbano
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MI PIACCIONO LE PERSONE CHE TI GUARDANO NEGLI OCCCCHI


quelle che mentre tu ti fidi,

entrano dentro di te

senza presumere di cambiarti.

Quelle che ti fanno sentire importante

con il gesto di raccoglierti una ciocca di capelli

con la delicatezza del loro respiro 
ed in quell’atto



corroborano la certezza del loro esserti accanto.

Mi piacciono le parole posate senza fretta,
in prossimità delle fiducie
che prendono strade sempre diverse,
ma che se ti si attaccano alle labbra,
diventano il motivo di una musica
che non ti aspettavi di sentire.
Mi piacciono le bocche modulate dai ritmi del silenzio,
nei momenti in cui parlano
le sintonie degli sguardi
e le fragranze degli attimi
che dilapidano vite intere
in manciate di secondi.
Mi piacciono le persone capaci di restarti sottopelle,
con il loro dono di mosaici differenti
che portano incastri nella tua carne,
donandoti l’eccellenza della completezza
senza invadere il tuo mondo.
Mi piacciono le persone che ti ascoltano sul serio,
tenendo tra le dita il filo delle tue parole fino alla fine
e che mentre prestano orecchio alla tua voce,
ti tengono stretta al loro cuore sapendo che
non c’è un altro luogo in cui vorresti stare.
(Magneticamente)
Giusi Montalbano





Originally posted on ANOTHERSEA



L'ultima poesia è di Marcello 




In questa sera placida,
seduto sotto gli alberi grandi e vecchi d’anni,
il mio pensiero corre a Te o compagna
 di tante ore serene e spensierate.

Oh, possa il tempo mai mutar l’affetto
che il cuore mio ti porta!
poiché se grave
talvolta è il peso degli affanni umani,
già mi sembra più lieve
se diviso con te.

E se pure un giorno,
per altra via dovrai volgere i passi,
una parte di me verrà con te 
sempre , dovunque andrai…

Alta nel cielo, su sopra il mio capo,
viva si è accesa già la prima stella,
ch’ella ti porti il mio saluto
e possa, col suo raggio gentile,
dirti le cose ch’io non ti so dire. 

di Marcello  (DAVIDE BATTISTONI)



Ermal Meta - Vietato Morire (Official Video) 



Radiodervish - Lontano

Sigla Fuori Orario di Enrico Ghezzi www flv com






    Leonard Cohen - Hallelujah


  • Website: http://leonardcohen.com 
    Facebook: https://www.facebook.com/leonardcohen 

    Lyrics:
    HALLELUJAH 
    I've heard there was a secret chord 
    That David played and it pleased the lord
    But you don't really care for music do you?

    It goes like this 
    The fourth the fifth 
    The minor fall the major lift 
    The baffled king composing Hallelujah!

    Hallelujah Hallelujah 
    Hallelujah Hallelujah

    Your faith was strong but you needed proof 
    You saw her bathing on the roof
    Her beauty and the moonlight overthrew you
    She tied you 
    To a kitchen chair
    And she broke your throne and she cut your hair
    And from your lips she drew the Hallelujah!

    Hallelujah Hallelujah 
    Hallelujah Hallelujah





  • Robin Hood: Il Cantagallo




lunedì 3 aprile 2017

C'è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce.🌞

🔆🍀🔆🍀🌻🍀🌻🍀🌻🍀🔆🍀🔆
Amo il vangelo di Giovanni per la sensibilità nel descrivere l’umanità di Gesù. E a Betania Gesù si sente così a suo agio che vive tutte le sue emozioni, e il suo amore si colora di commozione, di pianto disperato, di gioia vera. Esprimiamole ste emozioni, lo dico per primo a me!

Amo Gesù che ci insegna a ringraziare, e lo fa in modo unico, prima che avvengano segni divini: non c’è magia, c’è solo gratitudine che metti in circolo, c’è tanta libertà in te che non può che spandersi fino a liberare la morte.
E quelle parole finali: “togliete la pietra” dette a me oggi. Perché non voglio vedere, perché ho messo una pietra sopra, un peso insopportabile. Togli la pietra che separa la vita dalla morte.
E poi “vieni fuori”: c’è una nuova vita da vivere, smetti di nasconderti, di rassegnarti, di piangerti addosso. Ti dici sempre che non vali, che tu non ce la fai? Vieni fuori! Hai sempre paura di fare brutta figura, di sbagliare e te ne stai sempre in disparte? Vieni fuori.
E quel “lasciatelo andare”: c’è bisogno di aria nuova, di sciogliere nodi di paura. Al tuo caro che è morto e ti ha lasciato un buco dì: “Mi manchi, ma ti sciolgo: vai per la tua strada!” A te che hai sbagliato dì: “Adesso basta, lascio andare. Mi sciolgo, mi perdono, la smetto di torturarmi”.
Una pietra si è smossa, è filtrato un raggio di sole, un gri¬do di amico ha spezzato il silenzio, delle lacrime hanno bagnato le mie bende. E ciò è accaduto per misteriose, sconvolgenti ragioni d'amore: era Dio in me, amore più forte della morte.
fra Giorgio Bonati





Guarda la tua ferita, da lì entrerà la Luce. Trasformare le ferite in feritoie

Robert Cheaib 
Come fidarsi dell'Amore quando nella vita non si è ricevuto amore?
 Come forzare la vita a pronunciare una parola di senso?
Queste sono le domande scottanti di questa presentazione del libro 
"Alla presenza di Dio. Per una spiritualità incarnata".

>>> Di che cosa parla il libro

 "Alla presenza di Dio. Per una spiritualità incarnata"?


Ok. Non è proprio una #rispostalvolo! Anche se qualche lettore mi ha chiesto realmente di cosa parlasse il libro. Oltre alla quarta di copertina che ho riprodotto nella pagina dedicata  (la trovi qui), ho preferito rispondere prendendo 2 pagine dal libro stesso... Sembra un'introduzione, ma in realtà è un post-ludio... perché il libro invita a qualcosa di più di una semplice farcitura di sapere teologico-spirituale, invita a un'esperienza di sapore, di gustare la presenza di Dio e di assaporarla per giungere alla sapienza del cuore, di cui parla il Salmista. E ogni capitolo inizia con una storica evocativa e provocativa proprio per permettere al lettore un'immersione integrale e non solo di pensiero... col desiderio di riecheggiare lo stile di quel grande narratore di Gesù di Nazaret. 
Vi lascio con gioia con quest'assaggio panoramico.
Ah... e se sei su facebook... puoi trovare anche lì la pagina del libro: Alla presenza di Dio
*

Al nostro nascere ci troviamo catapultati nella vita. È tutt’altro che un ingresso soft. La vita non ci dà il lusso di una pausa di riflessione per ritrovare le nostre coordinate, raffinare il nostro stile, fare un po’ di tentativi e poi cominciare a vivere. Anche l’apprendistato del vivere – se così lo si potesse chiamare – è già vivere. Secondo Maurice Blondel, per il semplice fatto di esistere l’uomo si ritrova segnato da tre «condanne»: a dover vivere già prima di averlo desiderato; a dover volere e agire prima ancora di sapere chi è; ad essere in-caricato del giogo eterno di responsabilità per le proprie azioni[1]. La domanda fondamentale che ogni vita umana deve porsi è quella del proprio senso: «La vita umana ha o non ha un senso? E l’uomo ha un destinazione?»[2], non si pone in una sala di prove tranquilla, ma nella arena. In questo senso, possiamo dire che ci troviamo sempre «nel [bel] mezzo del cammin di nostra vita».
La vita, in altri termini, non permette veri e propri preludi. Un preludio musicale, infatti, è un breve brano che viene suonato per riscaldare gli strumenti e per entrare nell’atmosfera, prima di eseguire il pezzo vero e proprio. È il corrispondente dell’introduzione o del prologo in un’opera letteraria. In questo libro, ho volutamente optato per un postludio, proprio per catapultare il lettore in un’esperienza diretta, senza preavvisi. Nella vita, infatti, ci troviamo già in gioco ad eseguire le nostre sonate. Questo postludio, come un breve brano musicale eseguito a opera compiuta, vorrebbe a sua volta simulare una situazione della vita. Spesso le situazioni che attraversiamo le comprendiamo meglio dopo averle attraversate.
È un post-ludio anche perché è uno scritto che segue il gesto ludico, “lo scherzo”. Non me ne voglia il lettore! In fondo, questo pezzo, anche per me, pur essendo stato primo nella concezione mentale, è stato l’ultimo nell’esecuzione vera e propria. Lo si accolga come il suono dell’organo che accompagna l’uscita dei fedeli da un santuario per tuffarsi di nuovo nel mare della vita, con un in-canto rinnovato nel cuore.
Il libro ha voluto proporre un tentativo di risposta a un interrogativo cruciale nella vita religiosa: come si passa da una fede di seconda mano a una fede personale? Tradotto in altri termini: come può una religiosità ereditata diventare una fede matura che trasforma la vita personale?
La religiosità tramandata è un dato di fatto di tante esperienze di fede, quasi facesse parte del DNA trasmesso. Solitamente, le persone si arrendono all’inerzia familiare e/o sociale dell’esperienza religiosa, oppure la rifiutano di getto. Maturare spiritualmente significa prendere in mano quest’esperienza, personalizzarla e impersonarla.
Per chi vuole percorrere questa strada di autenticità e autenticazione, questo libro propone una traccia con cinque dimensioni fondamentali dell’esistenza spirituale. Questi pilastri, se rinsaldati, permettono il passaggio dal “sentito dire” all’esperienza sentita dell’essere cristiano.
I capitoli del libro ripercorrono il momento sorgivo dell’esperienza di fede (Vocazione); l’approfondimento di questa chiamata con la risposta della preghiera intesa come atteggiamento di tutta la coscienza e di tutta la vita (In-vocazione); la vita di preghiera immersa nell’Infinito di Dio viene salata e verificata nella storia e nella concretezza della comunione con gli altri nell’amore (Con-vocazione); il cammino non poteva trascurare l’aspetto di prova, di oscurità, di vertigini che causa il contatto con l’Altissimo, e non poteva chiudere un occhio alla dimensione difficile di morte a sé per pre-gustare la risurrezione e la maturazione della fede (Pro-vocazione); l’ultimo capitolo, infine, considera alcune dimensioni che accompagnano e consolidano ogni maturazione della fede: la dimensione del ricordo, del fare memoria della fedeltà del Signore, dell’equilibrio che traduce la maturazione attraverso un felice connubio tra lo spiritoso e lo spirituale, l’umore e l’amore, la maturità e l’infanzia spirituale (E-vocazione).
Se il libro precedente – Un Dio umano. Primi passi nella fede cristiana – ha voluto ripercorrere primariamente “l’Oggetto” della fede cristiana, quest’opera delinea un cammino per il soggetto credente. La proposta è di un itinerario di vivibilità concreta, di un percorso che va al di là dell’informazione religiosa. È un cammino verso la trasformazione, la conformazione, anzi, verso la trasfigurazione, con la speranza di incentivare l’attiva resa all’opera della Grazia affinché chi legge, contempli a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore e venga trasformato «in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore» (2Cor 3,18).
Nelle pagine del libro sono trattati alcuni momenti chiave della vicenda di Abramo, «nostro padre nella fede». È chiaro che non è un libro su Abramo, ma con Abramo. La figura del Patriarca viene considerata per la sua importanza tipologica e paradigmatica. Come Abramo, ogni essere umano è esodo, è cammino, chiamata a fiorire, rischio da assumere, dono da conquistare, umanità da umanizzare e appello a essere amico di Dio.
A differenza della letteratura apocrifa, rabbinica ed extra-biblica (come quella coranica) – dove Abramo è dipinto come paradigma dell’uomo ideale e perfetto – la Scrittura ci parla di un uomo reale in cammino, un uomo che oscilla tra una fede esemplare, eroica, coraggiosa e momenti di sconforto, di fatica, di dubbio, fino ad avere un comportamento meschino e vigliacco in alcuni momenti del suo cammino. Ed è per questo che l’Abramo biblico è una figura avvincente e affascinante. «Lo è in ragione del suo itinerario non lineare, del suo modo di cercare a tastoni il senso del proprio destino e della sua lunga attesa, in cui la speranza e la fiducia camminano di pari passo col dubbio e perfino con lo smarrimento»[3]. L’esistenza di Abramo, come quella di ogni uomo, è dominata dall’imprevisto, da cadute e risurrezioni. Proprio per questo è una figura vicina, simpatica e, quindi, paradigmatica.
Vedendo che un grande biblista del calibro di Carlo Maria Martini ha dichiarato così all’inizio del suo libro su Abramo: «Mi libero delle pastoie di una pura esegesi della parola, prendo la parola nel contesto, la paragono con altri contesti e cerco in che maniera essa è rivelatrice dell’esistenza cristiana»[4], mi sono sentito pienamente libero di guardare alla vicenda di Abramo come stimolo, simbolo e modello. È un modello incoraggiante, perché nella sua debolezza, nei suoi dubbi, nei suoi tentennamenti, ma anche nel suo peccato Abramo ha sperimentato il Signore. Ha sperimentato la sua vicinanza, fedeltà, perdono, pazienza, assieme alla sua intransigenza, incomprensibilità e imprevedibilità. Al cospetto del Signore ha visto il peggio di sé – ed «è raro trovare Dio in una coscienza che ignori i tormenti delpeccato»[5] – ma è stato anche testimone, in se stesso, delle grandezze a cui può giungere un umano.
La vicenda di Abramo ci insegna che Dio «si inserisce nella storia di uomini veri e fa storia dentro la cronaca quotidiana, in un intreccio sorprendente di cose straordinarie e di cose normali, persino banali e scandalose»[6]. Dio si inserisce nella mia e nella tua storia, ciò che conta è restare in ascolto, perseverare alla Presenza di Dio.



[1] Cf. M. BlondelL’Azione, 65.
[2] Ibid. (ho modificato la traduzione italiana della parola destinée da “destino” in “destinazione” perché risponde di più all’intenzionalità di Blondel).
[3] J.-L. SkaAbramo e i suoi ospiti, 84.
[4] C.M. MartiniAbramo nostro padre nella fede, 9.
[5] E.M. CioranLacrime e santi, Adelphi, Milano 20095, 55.
[6] S. GaburroL’ironia, “voce di sottile silenzio”, 67.

giovedì 12 gennaio 2017

” Io non ti dimenticherò mai” …Ma poi uno volta pagina ” I




By Leggoerifletto

da don Luigi Giussani, “Che cos’è l’uomo perchè te ne curi?

” Io non ti dimenticherò mai”
…Ma poi uno  volta pagina ” Il Signore mi ha abbandonato”, noi diciamo; mi ha guardato, mi ha chiamato e poi mi ha abbandonato” “Il Signore mi ha dimenticato”. Il Signore è dentro i segni di cui ci circonda, le persone che ci ha reso compagne nel cammino e la Sua voce ci chiama attraverso loro; da loro viene il lamento.
” Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato” riguarda sempre qualche persona o qualcosa attraverso cui il Signore ci ha guardati. Ma una volta che ci ha guardati attraverso quella persona, Egli non sta ai passi di quella, li supera, li trascina.
Come fare a essere testimoni? Seguire il Signore, seguire Cristo, abbandonarsi cioè concretamente alla sua storia, come ci ha guardati, come ci ha toccati, come ci ha messo in una compagnia, come ci ha accompagnato e come ci accompagna. Per essere testimoni basta questo, e non lamentiamoci: ” Dio mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato. ” Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo seno?”
Questo “commuoversi” cosa vi ricorda? Che non ci può essere carità senza commozione. Ma “Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse del suo bambino, io non ti dimenticherò mai. Questa frase dovrebbe essere scritta lungo tutte e quattro le pareti della nostra stanza, qui davanti a noi, dovrebbe essere scritta su un tirante tra una casa e l’altra, nelle piazze, sulle montagne, dappertutto : ” Io non ti dimenticherò mai”
(da don Luigi Giussani, ” Che cos’è l’uomo perchè te ne curi?”, Commento al salmo 121)
Fin dalla prima ora di scuola ho sempre detto:
«Non sono qui perché voi riteniate come vostre le idee che vi do io, ma per insegnarvi un metodo vero per giudicare le cose che io vi dirò.
E le cose che io vi dirò sono un’esperienza che è l’esito di un lungo passato: duemila anni».
Il rispetto di questo metodo ha caratterizzato fin dall’inizio il nostro impegno educativo, indicandone con chiarezza lo scopo:
mostrare la pertinenza della fede alle esigenze della vita.
– Don Luigi Giussani –
da: ” Il Rischio educativo”
La tristezza è la condizione che Dio ha collocato nel cuore dell’esistenza umana, perché l’uomo non si illuda mai tranquillamente che quello che ha gli può bastare. La tristezza è parte integrante, non della natura del destino dell’uomo, ma dell’esistenza dell’uomo, cioè del cammino al destino, ed è presente ad ogni passo. Quanto più questo passo è bello per te, quanto più è incantevole per te, quanto più è tuo, tanto più capisci che ti manca quello che più aspetti».

– don Luigi Giussani –
da: “Si può vivere così? “



Buona giornata a tutti. 🙂


www.leggoerifletto.com

Original Big surprise for Bride and Groom...
Chris and Leah Wedding 5 April 2014
Leonard Cohen – Hallelujah