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sabato 31 dicembre 2016

Buona Fine ...Buon principio!

fammi gli auguri per tutto l’anno:

voglio un gennaio col sole d’aprile,

un luglio fresco, un marzo gentile;

voglio un giorno senza sera,

voglio un mare senza bufera;

voglio un pane sempre fresco,

sul cipresso il fiore del pesco;

che siano amici il gatto e il cane,

che diano latte le fontane.

Se voglio troppo, non darmi niente,

dammi una faccia allegra solamente
Gianni Rodari



…  BUON ANNO ...
                                                              >>>        AUGURI   <<<
leggoerifletto

Foglie di palma - Charles Bukowski

A mezzanotte in punto
1973-74
Los Angeles
ha cominciato a piovere sulle
foglie di palma fuori dalla mia finestra
i clacson e i fuochi d’artificio
sono partiti
e tuonava.
Ero andato a letto alle 21.00
spente le luci
tirate su le coperte –
la loro letizia, la loro felicità,
le loro urla, i loro cappelli di carta,
le loro automobili, le loro donne,
i loro ubriachi dilettanti…
la notte di Capodanno mi atterrisce
sempre
la vita non sa nulla degli anni.


Adesso i clacson si sono ammutoliti
e i fuochi d’artificio e i tuoni…
tutto è finito in cinque minuti…
odo soltanto la pioggia
sulle foglie di palma,
e penso:
non capirò mai gli uomini,
ma è andata
anche questa.

- Charles Bukowski - 





L' anno 

Gira attorno al sole il mondo,
va la terra attorno al sole:
l'anno è un lungo tempo tondo,
lo chiamiamo con parole.
Quando spuntan foglie e fiori
Primavera lo si dice;
quando i frutti son maturi
è l'Estate, e siam felici;
quando cadono le foglie
tutti Autunno lo chiamiamo,
finché il gelo non si scioglie
nell'Inverno ci troviamo.
Queste sono le stagioni
e tre mesi ha ciascheduna:
sono tutti mesi buoni
per giocare la fortuna.



- Roberto Piumini - 






Le tradizioni religiose, le tradizioni giuridiche, le tradizioni filosofiche, dicono tutte che ciascuno nasce con un debito a suo carico.
Un debito morale, penale, economico, che va saldato lavorando duramente, come sostiene anche la promessa fatta ad Adamo.
Un debito che alcune teologie prevedono estinguibile solo con un intervento esterno divino tramite la ritualità sacrificale. Ma si tratta di un equivoco.
La salvezza non cade dal cielo come una fortunata opzione per i condannati, ma nasce dall'interno. 
La salvezza non è un merito o un successo, ma soltanto la normale conseguenza della fedeltà a se stessi.
Ogni persona sa bene cosa si intende per fedeltà a se stessi.
Per salvarsi basta compiersi, diventare ciò che si è senza ingannarsi.



-  Alessandro Pucci -
 





«Cari fratelli e sorelle! L’anno che si chiude e quello che si annuncia all’ orizzonte sono posti entrambi sotto lo sguardo benedicente della Santissima Madre di Dio. Ci richiama la sua materna presenza anche l’artistica scultura lignea policroma posta qui, accanto all’altare, che la raffigura in trono con il Bambino benedicente. Celebriamo i Primi Vespri di questa solennità mariana, e numerosi sono in essi i riferimenti liturgici al mistero della divina maternità della Vergine...»



- papa Benedetto XVI - 
omelia per la celebrazione dei Vespri e del “Te Deum” di ringraziamento per la fine dell'anno - 31 dicembre 2008


Anno vecchio e anno nuovo


Tin-tin, l'orologio rintocca.
Tin-tin, quanti colpi ha suonato?
Tin-tin, qual è l'ora che scocca?
Tin-tin, qualcheduno ha bussato!
Anno vecchio, tin-tin, ti saluto!
Anno nuovo, tin-tin. benvenuto!






TE DEUM 

Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell’universo.
I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella lode;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio
e lo Spirito Santo Paraclito.
O Cristo, re della gloria,
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre
per la salvezza dell’uomo.
Vincitore della morte,
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre.
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
Soccorri i tuoi figli, Signore,
che hai redento col tuo Sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria
nell’assemblea dei santi.
Salva il tuo popolo, Signore,
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo,
lodiamo il tuo nome per sempre.
Degnati oggi, Signore,
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia:
in te abbiamo sperato.


Pietà di noi, Signore,
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza,
non saremo confusi in eterno.

«Il Signore ti dia un anno splendido di grazie, di luce e d’incontenibile amore per la vita. Ti dia la capacità di additare sempre traguardi lontani e ti abiliti a portare con gioia il cielo in una stanza». 

+ Don Tonino Bello 

Buon anno!  Sono le 5 del mattino, prima dello scoccare della mezzanotte entriamo in una chiesa e preghiamo per la pace e secondo le intenzioni del Santo Padre. 



Pace! Buon 2017
- Stefania -





Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale,
cucina, albergo, radio, fonderia,
in mare, su un aereo, in autostrada,
a chi scavalca questa notte senza un saluto,
bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta,
a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta,
a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando,
a chi non è invitato in nessun posto,
allo straniero che impara l’italiano,
a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango,
a chi si è alzato per cedere il posto,
a chi non si può alzare, a chi arrossisce,
a chi legge Dickens, a chi piange al cinema,
a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio,
a chi ha perduto tutto e ricomincia,
all’astemio che fa uno sforzo di condivisione,
a chi è nessuno per la persona amata,
a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe,
a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia,
a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo,
a chi restituisce da quello che ha avuto,
a chi non capisce le barzellette,
all’ultimo insulto che sia l’ultimo,
ai pareggi, alle ics della schedina,
a chi fa un passo avanti e così disfa la riga,
a chi vuol farlo e poi non ce la fa,
infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera
e tra questi non ha trovato il suo.
                                   Erri De Luca
A Romena in questi giorni tanti amici condividono la semplicità e la bellezza dello stare insieme a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno. E' il tempo di fraternità che è iniziato subito dopo Natale e terminerà con l'Epifania. Ma insieme a chi è presente fisicamente in questi giorni vogliamo anche pensare ai tanti amici incontrati quest'anno o in altri momenti e salutarli tutti con un brindisi in poesia.
Questo "Prontuario per il brindisi di Capodanno" di Erri De Luca (estratto dalla raccolta "L'ospite incallito", Einaudi 2008) ha infatti la capacità di coinvolgere praticamente ogni persona, dovunque si trovi, guardandola nelle sue espressioni più semplici e autentiche di umanità. E allora, sulla scia di questi versi, tanti, tantissimi auguri a ciascuno di voi!

domenica 25 dicembre 2016

BUON NATALE


BY leggoerifletto

I pastori al tempo di Gesù - padre Alberto Maggi

A quel tempo i pastori erano considerati impuri e peccatori, che, secondo le scritture, il Messia alla sua venuta, avrebbe eliminato fisicamente. 
Erano servi malpagati e sfruttati da parte dei proprietari del gregge, e quindi sopravvivevano con il furto ai padroni o agli altri pastori con i quali contendevano i pascoli (Gen 13,7; 26,20). 
Vivevano di ruberie e spesso ci scappava anche il morto. Inoltre, per la loro condizione di vita, isolati nelle montagne e nei pascoli per gran parte dell’anno, a contatto solo con le bestie, erano per lo più bruti, selvaggi pericolosi che era sconsigliabile incontrare. Erano esclusi dal tempio e dalla sinagoga, per loro non c’era alcuna possibilità di salvezza. Erano esclusi anche dal perdono di Dio perchè non potevano restituire quel che avevano rubato, secondo quanto era prescritto dalla Legge (Lv 5,21-24). Privati dei diritti civili, esclusi dalla vita sociale, ai pastori era negata la possibilità di essere testimoni, poiché, in quanto ladri e bugiardi, non erano credibili e valevano meno delle bestie che dovevano accudire. 
Equiparati agli immondi pagani, per i quali non c’era alcuna speranza, si insegnava infatti che, se si poteva tirare fuori un animale caduto in una fossa il pastore no: «Non si tirano fuori da un fosso né i pagani né i pastori». La condizione più disprezzata era quella del pastore.
Una volta non era così infatti il re Davide, ispirato da Dio, aveva scritto in uno dei salmi più sublimi: «Il Signore è il mio pastore» (Sal. 23,1)? 
Al tempo in cui Davide scriveva il salmo, la società palestinese era diversa, era ancora di stampo nomade, e nel mondo beduino il ruolo del pastore era importante, al punto da diventare figura del capo, del re, e quindi di Dio. 
Poi la società andò mutando e diventò sempre più sedentaria, passando dall’attività prevalente della pastorizia a quella dell’agricoltura. 
Ora si sa che tra agricoltori e pastori c’è stata tensione e non è mai corso buon sangue, perchè gli interessi degli uni sono a scapito di quelli degli altri. L’atavica rivalità tra agricoltori e pastori veniva fatta risalire al Libro della Genesi, addirittura a Caino e Abele, causa del primo assassinio della storia dell’umanità (Gen 4,3-8).


Al tempo di Gesù l’immagine idilliaca del pastore era ormai un ricordo e la realtà era ben altra. 
Raffigurati come nemici del Signore, ai pastori spettava solo il castigo di Dio. Castigo che la società del tempo aspettava con l’apparizione del Messia.

- Padre Alberto Maggi - 


La grazia di Dio è apparsa: ecco perché il Natale è festa di luce. Non una luce totale, come quella che avvolge ogni cosa in pieno giorno, ma un chiarore che si accende nella notte e si diffonde a partire da un punto preciso dell’universo: dalla grotta di Betlemme, dove il divino Bambino è "venuto alla luce". In realtà, è Lui la luce stessa che si propaga, come ben raffigurano tanti dipinti della Natività. Lui è la luce, che apparendo rompe la caligine, dissipa le tenebre e ci permette di capire il senso ed il valore della nostra esistenza e della storia. Ogni presepe è un invito semplice ed eloquente ad aprire il cuore e la mente al mistero della vita. E’ un incontro con la Vita immortale, che si è fatta mortale nella mistica scena del presepe.

Dal Messaggio Urbi et Orbi di Papa Benedetto XVI, Natale 2008)



«Il Signore venne in lei per farsi servo. 
Il Verbo venne in lei per tacere nel suo seno.
Il fulmine venne in lei per non fare rumore alcuno.
Il Pastore venne in lei ed ecco l'Agnello nato, 
che sommessamente piange.
Poiché il seno di Maria ha capovolto i ruoli: 
Colui che creò tutte le cose ne è entrato in possesso, 
ma povero.
L'Altissimo venne in lei (Maria), ma vi entrò umile.
Lo splendore venne in lei, ma vestito con panni umili.
Colui che elargisce tutte le cose conobbe la fame.
Colui che abbevera tutti conobbe la sete.
Nudo e spogliato uscì da lei, 
Egli che riveste (di bellezza) tutte le cose» 

- Sant' Efrem - 


"Lasciate che la magia del Natale pervada le vostre anime, accendendo l’amore nei vostri cuori. Buon Natale!"


L'augurio è per un sereno Natale a voi tutti amici ed amiche
che da tanti anni seguite le mie.... fantasie.

Il Signore che tutto vede e tutto ama vi benedica e vi custodisca.



- Stefania -

Auguri giUma

lunedì 19 dicembre 2016

La tregua di Natale ...



IL BLOG DI COSTANZA MIRIANO

LA TREGUA DI NATALE DEL 1914, UNA PROFEZIA DI SPERANZA PER TUTTI NOI

DI AUTORI VARI
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di Antonello Iapicca Pbro
Natale è anche una tregua.Come quella che accadde, improvvisa, sul fronte franco-tedesco della Prima Guerra mondialeUn film, bellissimo, ce la racconta, ed è come una brezza soave in mezzo al freddo e al buio della guerra. Il potere di un Bambino è stato, quella notte, più forte dell’arroganza dei grandi della terra. Ma questo episodio è solo la profezia di quello che davvero la nascita di Dio può originare. Quest’anno sono giusto cento anni da quell’episodio, che a noi piace guardare come a una Parola di Dio per ogni uomo. Provate a guardare questo film a casa, con i vostri figli, con gli amici, e magari, meglio ancora, con i vostri nemici. Guardate le scene e mettetevi anche voi tra i soldati; non importa in quale schieramento, perché proprio il prodigio del Natale rivela che se i peccati ci rendono tutti colpevoli agli occhi di Dio, il suo amore infinito ha abbreviato ogni distanza tra noi e Lui e tra ogni uomo. Nel mistero dell’Incarnazione, infatti, più dei peccati ci unisce e riconcilia il seme di vita eterna, buona e santa deposto in tutti gli uomini risvegliato dalla visita di Dio. Il segno che fermò le ostilità fu un albero di Natale, ornamento dalle origine pagane, ma che per noi è immagine della Croce, l’albero di vita eterna che ha messo le sue radici in terra alla nascita di Gesù: in esso i soldati dei diversi schieramenti “trovarono “un legame improvviso e straordinario”, come ha registrato dopo la guerra l’autore britannico Arthur Conan Doyle : “Era uno spettacolo stupefacente”, perché il Natale è un passo verso la Pasqua: la luce della notte di Betlemme prelude a quella senza tramonto brillata sul sepolcro alle porte di Gerusalemme. Così vi invito a guardare questo film come una preghiera al Dio che si fa carne, perché inauguri, già da stanotte, la Pace nella nostra vita. Non ci basta più una tregua, non abbiamo più forse per continuare a spararci.
Troppo sangue, troppa sofferenza. Sì o Signore, fa che da stanotte possiamo guardare ai nemici che abbaiamo accanto – forse la moglie o il marito, i figli o i genitori, chiunque sia – con lo stesso sguardo stupito e gioioso di quei soldati che, cento anni fa, sono usciti, disarmati, dalle loro trincee per abbracciare in Te chi sino ad un istante prima era loro nemico. Fa della terra di nessuno che ci separa dagli altri la tua terra di pace dove ritrovare tutti quelli che il demonio ci ha fatto perdere nella superbia. facci uscire dalle nostre trincee, issando finalmente la bandiera bianca dell’umiltà, come quella disarmata dei pastori che ti son venuti a vedere. Perché il Bambino, stanotte, è proprio chi ho creduto nemico, ormai fratello e amico nella misericordia infinita che ha visitato con la Pace la nostra terra in guerra.
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“Joyeux Noel: una verità dimenticata dalla storia.”

La tregua di Natale tra soldati tedeschi e inglesi durante la Prima Guerra Mondiale


La tregua di Natale. Una verità dimenticata dalla storia

Dal Web

Nei giorni attorno a Natale del 1914 nelle trincee del fronte occidentale (Francia e Belgio) avvenne qualcosa di magico e unico…
Venne fatta una tregua. Una tregua non ordinata dai comandi, ma dai soldati semplici. Dagli stessi che un secondo prima si sparavano e ammazzavano a vicenda e un attimo dopo uscirono allo scoperto, si abbracciarono, fumarono, cantarono e giocarono a pallone insieme!
L’episodio (realmente accaduto) preoccupò così tanto gli Stati Maggiori che venne cancellata immediatamente dalla storia e dalla memoria.

Su questa meravigliosa storia - per così dire “dimenticata” - il regista Christian Carion ha girato il memorabile film dal titolo “Joyeux Noel: una verità dimenticata dalla storia.”

Ecco la lettera scritta da un soldato inglese alla sorella:


Janet, sorella cara,
sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale.
In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l’avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia!
Come ti ho già scritto, negli ultimi giorni ci sono stati pochi combattimenti gravi. Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare.
Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice d’artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo alzare la testa fuori dalla terra, per paura del cecchino.
E poi la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con pentole e padelle. E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S’appiccica e sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi…»
«Con tutto questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano nello stesso fango.
E la loro trincea è solo cinquanta metri davanti a noi. Tra noi c’è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci.
Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri compagni. Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti.
Ieri mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l’abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito il fango. Tutto era imbiancato dal gelo, mentre c’era un bel sole: clima perfetto per Natale.
Durante la giornata ci sono stati scambi di fucileria. Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo. Ci avevano detto che i tedeschi potevano attaccarci e coglierci di sorpresa.
Io sono andato al mio buco per riposare, e avvolto nel cappotto mi devo essere addormentato.
Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: ?Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi! Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia».
«Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d’occhio.
Che cos’è?, ho chiesto al compagno, e John ha risposto: ‘alberi di Natale!’.
Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini. E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: ‘ stille nacht, heilige nacht…’.
Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l’ha tradotto: ‘notte silente, notte santa’. Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa.
Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. 
Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui: ‘the first nowell, the angel did say…’.
Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un’altra: ‘o tannenbaum, o tannenbaum…’.
A cui noi abbiamo risposto: ‘o come all ye faithful…’.
E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone, ma in latino: ‘adeste fideles…’».
«Inglesi e tedeschi che s’intonano in coro attraverso la terra di nessuno!
Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più.
‘Inglesi, uscite fuori!’, li abbiamo sentiti gridare, ‘voi non spara, noi non spara!’.
Nelle trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: ‘venite fuori voi!’.
Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto. Uno di loro ha detto: ‘Manda ufficiale per parlamentare’.
Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l’hanno fatto – ma il capitano ha gridato ‘non sparate!’. Poi s’è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. 
Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un sigaro tedesco in bocca!
Ci siamo accordati ‘niente fuoco fino a mezzanotte di domani’, ha annunciato. ‘Ma tutte le sentinelle restino ai loro posti, e tutti gli altri stiano sul chi vive’.
Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi. Alcuni di noi sono usciti anch’essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore prima».
«Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l’inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai.
‘Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra’, ha risposto. ‘Prima di questo sono stato cameriere all’Hotel Cecil. Forse ho servito alla tua tavola!’ ‘Forse!’, ho risposto ridendo.
Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: ‘non ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla’.
Si è messo a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso.
Un altro tedesco è stato portabagagli alla Victoria Station. Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Sua sorella maggiore non è niente male, io gli ho detto che mi piacerebbe conoscerla. Lui raggiante mi ha detto che gli piacerebbe molto, e mi ha dato l’indirizzo.
Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n’è uscito con il tremendo elmetto col chiodo! Anch’io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa.
Ci siamo scambiati anche dei giornali, e i tedeschi se la ridevano leggendo i nostri. Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la Russia quasi disfatta. Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro. ‘Va bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri’».
«E’ chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo averli incontrati anch’io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano la verità. Questi non sono i ‘barbari selvaggi’ di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti?
Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone attorno al falò, e abbiamo finito per intonare insieme – non ti dico una bugia – ‘Auld Lang Syne’. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l’indomani, e magari organizzare una partita di calcio.
Stavo tornando alla trincea quando un tedesco più anziano m’ha preso il braccio e ha detto: Dio mio, perché non possiamo fare la pace e tornare a casa?
Gli ho detto senza cattiveria: ‘chiedilo al tuo imperatore’.
Lui mi ha guardato come scrutandomi: ‘forse, amico. Ma dobbiamo chiederlo anche al nostro cuore’.
E insomma, sorella mia, c’è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia?
Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. 
Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito.
Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo. Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum?
Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?

Il tuo caro fratello Tom».


Da un lato sappiamo che è importante cercare Dio.
Dall’altro lato, la vita ci allontana da Lui- perché ci sentiamo ignorati dal Divino, oppure perché siamo impegnati nella nostra vita quotidiana.
Questa apparente doppia legge è una fantasia: Dio è nella vita, e la vita è Dio.
Rilassatevi. Quando cominciamo il nostro viaggio spirituale, noi abbiamo così tanta voglia di parlare a Dio che finiamo con non ascoltare ciò che ha da dirci.
È il motivo per cui è sempre consigliabile rilassarci un poco.
Non è facile: noi abbiamo una tendenza naturale a fare sempre la cosa giusta, e noi sentiamo che stiamo migliorando il nostro spirito se noi ci lavoriamo senza sosta.
Ma se tu ti rilassi e continui a muoverti, se riusciamo a penetrare la sacra armonia della nostra quotidiana esistenza, noi staremo sempre sulla strada giusta, perché i nostri compiti quotidiani sono anche i nostri compiti divini.
E lì si trova Dio.



...."Un giorno santo è spuntato per noi". Un giorno di grande speranza: oggi è nato il Salvatore dell'Umanità!.....Non fu certo "grande" alla maniera di questo mondo....Eppure, nel nascondimento e nel silenzio di quella notte santa, si è accesa per ogni uomo una luce splendida e intramontabile; è venuta nel mondo la grande speranza portatrice di felicità: "il Verbo si è fatto carne e noi abbiamo visto la sua gloria" (Gv1,14)...................
Questo è il Natale! Evento storico e mistero d'amore, che da oltre duemila anni interpella gli uomini e le donne di ogni epoca e di ogni luogo. E' il giorno santo in cui rifulge la "grande luce" di Cristo portatrice di pace! Certo, per riconoscerla, per accoglierla ci vuole fede, ci vuole umiltà.............
Nel silenzio della notte di Betlemme Gesù nacque e fu accolto da mani premurose. Ed ora, in questo nostro Natale, in cui continua a risuonare il lieto annuncio della sua nascita redentrice, chi è pronto ad aprirgli la porta del cuore? Uomini e donne di questa nostra epoca, anche a noi Cristo viene a portare la luce, anche a noi viene a donare la pace! Ma chi veglia, nella notte del dubbio e dell'incertezza, con il cuore desto e orante? Chi attende l'aurora del giorno nuovo tenendo accesa la fiammella della fede? Chi ha tempo per ascoltare la sua parola e lasciarsi avvolgere dal fascino del suo amore? Sì! E' per tutti il suo messaggio di pace, è a tutti che viene ad offrire se stesso come certa speranza di salvezza.........

- Papa Benedetto XVI .
dal "Messaggio Urbi et Orbi" per il Santo Natale 25 dicembre 2007




Buona giornata a tutti. :-)



ONCE FOR ALL II Joyeux Noel merry christmas 2005


domenica 18 dicembre 2016

Racconti di Natale ...



By leggoerifletto

Racconto di Natale - Paulo Coelho

Racconta una leggenda che, nel paese che oggi conosciamo come Austria, d’abitudine la famiglia Burkard (composta da un uomo, una donna e un bambino) ravvivava le feste natalizie recitando poesie, cantando ballate di vecchi trovatori, e facendo giochi di prestigio che divertivano tutti quanti. Logicamente, non avanzavano mai soldi per comprare regali, però l’uomo diceva sempre a suo figlio:
-Lo sai perché il sacco di Babbo Natale non rimane mai vuoto, con tutti i bambini che ci sono nel mondo? Perché, quantunque sia pieno di giocattoli, alle volte bisogna che consegni anche alcune cose più importanti che son chiamati “regali invisibili”. Ad una famiglia divisa porta armonia e pace nella notte più santa dell’anno cristiano. Dove manca amore, deposita un seme di fede nei cuori dei bambini. Dove il futuro sembra oscuro e incerto, porta la speranza. Nel nostro caso, quando Babbo Natale viene a recarci visita, il giorno seguente tutti ci sentiamo contenti per essere ancora in vita e per poter svolgere il nostro lavoro, che è quello di rendere felici le persone. 
E questa cosa non dimenticarla mai.
Il tempo passò, il bambino si trasformò in un ragazzo, ed un tal giorno la famiglia passò davanti all’imponente abbazia di Melk, che era appena stata costruita. Il giovane Buckard voleva restare lì.
I genitori compresero e rispettarono il suo desiderio. Bussarono alla porta del convento chiedendo che accettassero il loro figlio come novizio.
Arrivò la vigilia di Natale e, giustamente in questo giorno, ebbe luogo in Melk un miracolo molto speciale:
La Madonna, portando il Bambino Gesù tra le braccia, decise di scendere sulla Terra per visitare il monastero.
Senza poter mascherare il proprio orgoglio, tutti i religiosi composero una lunga fila ed ognuno di loro andava a prostrarsi davanti alla Vergine cercando di rendere omaggio alla mamma ed al bambino.
Al fondo della fila, il giovane Buckard attendeva ansioso. I suoi genitori erano persone semplici, e solo gli avevano insegnato a lanciare in alto palline per fare con esse alcuni giochi di prestigio.
Quando venne il suo turno, gli altri religiosi volevano mettere fine agli omaggi, dal momento che il prestigiatore non aveva nulla di importante da dire, ed avrebbe potuto danneggiare l’immagine del convento. Ciò nonostante, nel suo profondo, anche lui sentiva una forte necessità di offrire a Gesù ed alla Vergine qualcosa di sé stesso.
Provando vergogna, subendo lo sguardo recriminatorio dei suoi confratelli, estrasse alcune arance dalle sue tasche e cominciò a lanciarle verso l’alto per muoverle di continuo, creando un bel cerchio nell’aria.
Fu solo allora che  il Bambino Gesù incominciò ad applaudire di gioia nel grembo di Nostra Signora. E fu solo a questo ragazzo che la Vergine Maria gli stese le braccia e gli permise di tenere in braccio per un poco di tempo al Bambino, che non smetteva di sorridere.
La leggenda termina raccontando che, a causa di questo miracolo, ogni duecento anni, un nuovo Buckhard bussa alla porta di Melk, ed è ammesso ad entrare, e mentre sosta all’interno possiede il dono di rallegrare l’animo di tutti quelli che lo conoscono.

(Tratto da una storia medioevale)







C’è un’attesa che consuma, inaridisce, rende cupi e ricurvi. E c’è un’attesa che spalanca il cuore, più perdura più rende longanimi, saggi e innamorati. Tra le due c’è una differenza non da poco: la presenza nell’assenza. Mi spiego: quando scorgiamo che l’Amato è già presente nella nostra attesa di lui. O meglio, quando capiamo che è lui l’anelito più bello della nostra attesa, qualcosa cambia. Lui è qui, nella nostra stessa attesa di lui. L’attesa allora non ci esaurisce, ma ci ricarica; non ci spegne, ma ci fa ardere di continuo sapendo che «adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti» (Rm 13,11). Beato chi vive l’attesa così. Il suo Ad-Dio alla vita sarà, non sarà una morte, ma un entrare nella vita, sarà l’ingresso dell’Amata nella stanza nuziale. «Ora lascia, o Signore,…».

- Robert Cheaib - 


bergoglio-francesco-papa

...La sollecitudine per la bellezza della casa di Dio e la sollecitudine per i poveri di Dio sono inseparabili tra loro. L'uomo non ha bisogno soltanto di ciò che è utile, ma anche di ciò che è bello; non solo di una propria casa, ma anche della vicinanza di Dio e dei segni che l'attestano. Là dove Dio viene onorato, anche il nostro cuore è rischiarato...
La bellezza, della quale è stato circondato il bimbo di Betlemme, è destinata a tutti gli uomini ed è necessaria a noi tanto quanto il pane. Chi sottrae qualcosa di bello al Bambino, per convertirla in qualcosa di utile, costui non arreca vantaggio, ma provoca danno; spegne quella luce, via la quale anche qualsiasi calcolo o stima diventano futili e freddi. Certo, se vogliamo unirci al pellegrinaggio dei secoli che vuole offrire le cose più belle di questo mondo al Re appena nato, non dobbiamo però anche dimenticare che egli vive ancora in stalle, nelle prigioni e nelle favelas, e che noi non lo onoriamo davvero, se ci rifiutiamo di andarlo a cercare in quei luoghi. Ma questa consapevolezza non deve obbligarci a finire tra le braccia di una "dittatura dell'utile", che disprezzi la gioia e dogmatizzi una serietà opprimente...



JOSEPH RATZINGER - da "Gottes Angesichts suchen" -




Come popolo di Dio in cammino verso la piena rivelazione del Signore Gesù, ci rivolgiamo al Padre con fiducia, dicendo insieme: 


Dona la salvezza, Signore.
Alla Chiesa che ha la missione di illuminare le genti: 
Agli uomini che camminano nelle tenebre: 
Agli anziani che attendono la tua venuta: 
A chi è nel dubbio e invoca la luce dello Spirito: 
A chi ti offre la propria vita con generosità e gratuità: 
Al povero che mette la sua speranza in te: 
Alle persone che amano senza chiedere la ricompensa: 
Ai malati che collaborano con te alla redenzione del mondo: 
Ai bambini nati in quest'anno: 
A chi pretende di averti conosciuto a sufficienza: 
A chi non riconosce Gesù come tuo figlio: 
A chi è ormai stanco di aspettare un segno da te: 
A chi pensa di poter vivere anche senza di te:


Padre santo, che nel tuo Figlio ci hai dato la salvezza e la via per giungere a te, aiutaci a rivelare al mondo con la nostra vita, tutto l'amore che hai per l'umanità. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.


Buona giornata a tutti. :-)



dal Blog di Paulo Coelho

Certe persone.... - Paulo Coelho