lunedì 27 ottobre 2014

PRESO IN RETE - «Like a Virgin»

da www.vinonuovo.it
«Like a Virgin» e le due strane consorelle
di Guido Mocellin | 26 ottobre 2014 

Il video di suor Cristina Scuccia con la cover di Madonna, l'immancabile dibattito e una nostra sensazione di fondo

Non ho termini di raffronto, se non indiretti: tra venerdì 17 ottobre e domenica 19 mattina Il Sismografo aveva registrato «la febbre del Sinodo sera» (vignetta di Massimo Bucchi su La Repubbblica), ovvero 69 link italiani (e 82 stranieri) per la finalissima dell'Assemblea episcopale dedicata alle sfide sulla famiglia, ed è quasi certo che a quei 69 link abbiano corrisposto, sabato e domenica e lunedì, altrettanti articoli sui quotidiani.
Tutti concordi nel descrivere la dialettica interna al Sinodo, persino in termini di conflitto, ma divisi in due nell'interpretarla: da un lato, il polo di chi ha presentato tale sintomo come «un problema», e dall'altro quello di chi lo ha visto come «un valore». Con prevalenza, dopo che era intervenuto il papa, di questi ultimi.
Ma non credo di sbagliarmi di molto se dico che, al netto del Sinodo, sul podio delle notizie religiose della settimana c'era di sicuro, con 17 «titoli con Madonna», suor Cristina Scuccia, che domenica 20 ha pubblicato una sua versione romantica e spiritualizzata di Like a Virgin, uno dei primi successi (1984) della popstar italoamericana. Una cover, insomma.
I titoli si sono raccolti in tre movimenti. Il «la» lo ha dato Avvenire il 19, conun'intervista esclusiva in anteprima di Gigio Rancilio, che conteneva con molto garbo già quasi tutto quel che si poteva dire, in bene e in male, sulla faccenda. A questo pezzo si sono intonati, con più o meno lo stesso garbo (tranne Il Giornale, che ha suonato una sirena d'allarme) i 6 titoli usciti tra il 20 e il 22.
Il 23 altri 5 titoli, stavolta legati a un commento «un tono sotto» del SIR, ripreso - stonando - come fosse frutto di un'ampia consultazione dei vescovi. Al punto da suggerire al direttore Delle Foglie ci concedere un bis di chiarimento ai microfoni di Fabio Colagrande, su Radio Vaticana.
Gli ultimi 5 titoli il 24: stavolta è Madonna in persona a cantare, e infatti tutti la riprendono e La Stampa le dà la fotonotizia in prima pagina. Commenta positivamente il lavoro di «sister Cristina» e piazza sul proprio profilo Facebook e di conseguenza sui media di mezzo mondo un paio di fotomontaggi accordati col suo personaggio.
Dirò anch'io la mia, ma temo che non sarò originale (e sulle popstar straniere sono poco preparato). L'ipotesi dei discografici di sister Cristina di invertire l'operazione su cui Madonna ha costruito la prima parte della sua carriera, ovvero di «ri-consacrare» ciò che lei aveva «profanato» (reso profano: a cominciare dal nome con cui in Italia a livello popolare più si identifica Maria, la Madre di Dio) non mi pare alla portata della nostra orsolina.
Un conto infatti è - accadde a The Voice of Italy - essere l'acqua santa di un povero diavolo come J-AX con l'imprimatur di Raffaella Carrà, e un conto è proporsi di esserlo di un «demonio» come Louise Veronica Ciccone, che ha già resistito a ben altri esorcismi.
Il personaggio di suor Cristina mi pare tuttora legato, oltre che alle qualità canore, alla popolarità (in pochi ormai per esperienza diretta, in molti per il ricordo) del «tipo» della suorina giovane, con la chitarra, che sa animare a scuola o in parrocchia i ragazzi delle medie contagiandoli di entusiasmo e di sorrisi: «Ho un dono, ve lo dono», appunto. La differenza di dimensioni con l'icona pop che Madonna è stata ed è tuttora non mi pare ancora colmabile.
Lo si è visto bene proprio quando Madonna è comparsa, vera e propria guest star, sul palco di Cristina: in uno dei due fotomontaggi mostra come il video della suora citi testualmente il suo, e nell'altro si siede accanto alla Scuccia in posa non proprio composta, e lo intitola «Sister for life», «Sorelle per la vita».
Cioè «consorelle»: ma quale delle due è entrata nella congregazione dell'altra? Non a caso i titoli ci inzuppano il pane, e parlano di Madonna che «benedice» la collega, o che «le appare». Ha ragione Piero Negri: «Vince lei», Madonna.
P.S.: mentre scrivevo, ho ascoltato ripetutamente la cover. Sulle prime non dispiace, ma dopo un po', come mi ha detto anche Fabio Colagrande, diventa noiosa. Che ne dite, cari vinonuoviani?



Nessun commento:

Posta un commento