lunedì 17 novembre 2014

missione Rosetta: Un'impresa pionieristica.

riflesso integrato:

Un'impresa pionieristica.

L'Europa, grazie alla missione Rosetta e del piccolo Philae, è riuscita a toccare la superficie ruvida e sconnessa della cometa 

67P/Churyumov-Gerasimenko in un luogo chiamato Agilkia.



Rosetta, Philae, Agilkia, vi dicono niente questi nomi? Cosa li accomuna? Potrebbe essere una domanda difficile di un quiz televisivo. Si tratta di una saga spazial-egiziana cominciata quando, anni fa, l’agenzia spaziale europea ha deciso di chiamare la sua ambiziosa missione, dedicata allo studio e comprensione di una cometa, Rosetta. Un nome che voleva essere di auspicio per una missione che avrebbe dovuto contribuire alla comprensione delle comete, così come la stele (di Rosetta) aveva permesso di decifrare i geroglifici.
Per trovare un nome adatto per questa sonda figlia era stato fatto un concorso internazionale. Da tutte le proposte è stata scelta Philae, il nome di un’isola sull’alto Nilo famosa per ospitare templi importanti per il Panteon egizio dove sono stati trovati cartigli che hanno contribuito alla comprensione dei geroglifici. Rosetta e Philae sono partite a cavallo di un Ariane 5 con uno spettacolare lancio notturno il 30 marzo 2004 (se volete vedere il lancio con un conto alla rovescia in francese andate al minuto 3:40 di questo video ).
La marcia di avvicinamento alla cometa è durata 10 anni perché si è scelto di raggiungerla quando, ancora lontana dal sole, è in uno stato quieto, niente code e niente getti di gas. Per avere un’idea delle distanze in gioco pensiamo che la cometa è a 450 milioni di km dal Sole (e a 500 milioni di km dalla Terra). Per visualizzare la posizione di Rosetta, guardate la rappresentazione 3D del sistema solare preparata dall’ESA.

La manovra di accometaggio

Da agosto Rosetta ha aggiustato la sua orbita per accompagnare la cometa: prima si è posizionata a 100 km di distanza poi si è man mano avvicinata fino ad arrivare a 10 km dalla cometa, mappando la superficie con sempre maggior dettaglio. I responsabili della manovra di atterraggio (qualcuno dice di accometaggio) del lander Philae hanno tremato quando hanno visto apparire un oggetto dalla forma irregolare senza nessuna area veramente pianeggiante. Per farvi un’idea di come sia la superficie di 67P/C-G, date un occhio a queste immagini prese il 15 ottobre da 9,9 km oppure il 22 ottobre da 9,7 km. Coprono poco meno di 1 km quadrato con una risoluzione di meno di 1 metro (ogni quadratino del mosaico è 650 metri di lato). Nel caso le vogliate condividere, fate pure: le immagini delle NAVCAM di Rosetta sono disponibili sotto la licenza Creative Commons, se volete usarle basta citare Image: ESA/Rosetta/NAVCAM, CC BY-SA IGO 3.0.


Oltre alle immagini, sono stati raccolti dati sulla composizione del gas che viene liberato dalla cometa colpita dai raggi del sole (guardate per esempio, questa immagine del 10 settembre). Come era stato previsto, con la cometa a 450 milioni di km dal Sole, l’emissione è modesta, aumenterà man mano che la cometa si avvicinerà alla nostra stella e ci si aspetta che le scintille inizino nel marzo 2015, quando si troverà a circa 300 milioni di km dal Sole, grossomodo il doppio della distanza tra noi ed il Sole. Anche se ad attività modesta, si già si è capito che 67P/C-G non è particolarmente ricca di anidride carbonica. Le analisi rivelano una chimica molto complessa dove alla componente principale, formata da molecole di acqua mischiate a anidride carbonica e monossido di carbonio, si sono trovate tracce di acido solforico, acido cianidrico, anidride solforosa, ammoniaca, formaldeide e metanolo. Questi risultati sono solo l’inizio, il vero studio del gas emesso comincerà quando, avvicinandosi al sole, la cometa aumenterà la sua attività.
Torniamo all’evento clou di questi giorni: Philae che si posa sulla cometa.
Fondamentale evitare pendii scoscesi o creste troppo sottili. Hanno studiato a lungo le foto prima di scegliere il luogo ideale (diciamo il meno peggio) per far posare Philae. Hanno esaminato diverse opzioni, identificate con poca fantasia con A,B,C e così via… Alla fine la migliore è risultata l’opzione J.

ESA/Rosetta/NAVCAM, CC BY-SA IGO 3.0 

ESA/Rosetta/NAVCAM, CC BY-SA IGO 3.0

Nel frattempo l’ESA (e in Italia INAF e ASI) hanno lanciato il concorso per dare il nome al luogo scelto e J è diventata Agilkia, il nome dell’isola dove sono stati trasportati i templi di Philae prima che fossero sommersi dalla diga di Assuan. Ecco completata la saga egiziana che caratterizza tutta la missione. Dopo una complicata serie di manovre, il 12 novembre Philae è stata sganciata per fare l’ultimo avvicinamento, una caduta libera lunga circa 7 ore, verso la cometa. Philae non ha motore e quindi non può correggere la sua traiettoria.

Ha potuto solo contare sulla perizia del team che ha fatto i calcoli della traiettoria, decidendo l’esatto momento dello sgancio (tenendo anche conto, ovviamente, del fatto che la cometa ruota) e sulla fortuna per non finire nel posto sbagliato. La separazione è avvenuta alle 9:35, ma il segnale ha viaggiato 28 minuti e 20 secondi per arrivare alle antenne del Deep Space Network grazie al quale Esa e Nasa non perdono mai di vista Rosetta. Prima di allontanarsi, Philae ha fatto una foto della sonda mamma e gliela ha mandata perché poi Rosetta la spedisse a terra.

La foto scattata da Philae
La foto scattata da Philae

Successivamente Rosetta ha restituito la cortesia. Philae non ha la potenza per parlare direttamente con la terra e deve servirsi sempre dell’aiuto di Rosetta.
Il dispositivo di ancoraggio non sembra avere funzionato, e, quindi, dopo la gioia c’è stato un po’ di suspense, anche perché a quel punto Philae non era più in vista di Rosetta e quindi non aveva possibilità di comunicare. Alla prima opportunità di contatto, Philae ha mandato il panorama di dove si trova mostrando che, salto dopo salto, si era posizionata in modo quasi verticale e, massimo della sfiga, si era ficcata in una zona d’ombra. Accidenti, gli arpioni non possono essere usati in questa posizione e anche il trapano è un grosso punto di domanda. Tuttavia, capito che non sarebbe stato possibile ricaricare le batterie a causa della poca insolazione, al centro di controllo hanno deciso di giocare il tutto per tutto e hanno mandato il segnale per attivare i 10 strumenti di bordo, trapano compreso. Nel passaggio avvenuto tra venerdì e sabato Philae è riuscita a mandare tutti i dati che aveva raccolto. Poi le forze l’hanno abbandonata e ha smesso di trasmettere.
Parallelamente, la radiazione solare attiverà la cometa che comincerà ad emettere getti di gas. Rosetta sarà sempre lì a studiarla da poche decine di km ma, magari, un getto di gas potrebbe dare una spintarella a Philae aiutandola a spostarsi in una posizione un pochino meno sfavorevole. Come dicevamo, tutti gli strumenti hanno raccolto dati sulla cometa che è stata annusata, trapanata e scandagliata con il radar: gli esperti dicono che l’80% della todo list di Philae è stata completata. Le analisi dei dati raccolti richiederanno un po’ di tempo ma gli scienziati hanno dimostrato di avere pazienza durante il viaggio di 10 anni.

Perché ci teniamo tanto ad annusare ed ad assaggiare una cometa?

L’occasione di poter analizzare materiale che è inalterato dall’inizio del sistema solare è assolutamente unica e sicuramente ci permetterà di rispondere a molte domande sulla formazione del nostro sistema solare, della Terra e quindi di noi stessi. Non dimentichiamo che gran parte dell’acqua dei nostri oceani è di origine cometaria, trasportata a domicilio da comete che hanno colpito la giovane terra. Nella coma delle comete si sono trovati aminoacidi, gli stessi presenti nelle forme di vita terrestri e c’è chi pensa che la vita sia stata seminata sulla terra proprio dalle comete. Vedete che sono moltissime la domande che aspettano una risposta.

Con Rosetta l’Europa ha dimostrato di continuare ad avere un feeling particolare per le comete. Nel 1986, l’ESA è stata la prima Agenzia spaziale a credere di potersi avvicinare ad una cometa: la missione Giotto ha ripreso immagini iconiche del nucleo della cometa di Halley da 500 km di distanza. All’epoca è stato un successo incredibile, seguito da molti altri avvicinamenti della NASA.
Quanto è costata l’avventura di Rosetta? Ogni cittadino europeo ha contribuito con l’astronomica somma di 3 euro (spalmati su 20 anni, per un gran totale di 15 centesimi l’anno). Chi dice che sono soldi sprecati dimostra di non vedere al di là del proprio naso.
Le nostre speranze per un futuro migliore si realizzeranno grazie a imprese visionarie come quella di Rosetta e della piccola Philae.

Consultate il sito: http://www.esa.int/ESA






  


Nessun commento:

Posta un commento