La riflessione del presule prende spunto dal convincimento che «la famiglia è una forma sociale unica, che permette stabilmente di articolare due tipi di rapporto»: quello che si riferisce alla relazione tra i sessi (maschio-femmina) e quello generazionale (padre-madre-figli), entrambi caratterizzati da una differenza irriducibile. Mentre, al contrario, l’individualismo diffuso si basa sull’ideale di autonomia e indipendenza, e su di una concezione “quantitativa” di uguaglianza e di diritti. Di contro, nella famiglia le differenze sono “qualitative”. Inoltre, in un mondo dove la scelta è diventata spesso provvisoria, la famiglia rimane il luogo di forti e stabili relazioni, che influiscono profondamente, sia nel bene sia nel male, nella vita di ciascuno dei suoi membri. Infatti, ha fatto notare il presidente del dicastero vaticano, «nella famiglia l’altro perde la sua connotazione di instabilità, come invece accade nella maggior parte dei contesti sociali. Nella famiglia l’altro non può essere annullato». E «in tal senso la famiglia è non solo una risorsa, ma anche una fonte vivente che alimenta la socializzazione tra diversi, senza annientare le differenze. La stessa paternità e la stessa maternità implicano l’alterità e l’amore senza preferenze. La famiglia rimane così, in un mondo dove tutto pare guidato dal consumo delle scelte individuali, come l’ambito del dono che si accetta».
L’arcivescovo Paglia si è poi detto consapevole del fatto che continua ad aumentare «sempre più il numero delle persone, nel mondo, che scelgono di vivere da sole». Anche in America latina il fenomeno è in crescita. E ciò significa che qualsiasi forma di legame che comporti un impegno è avvertita come qualcosa di insopportabile. La conseguenza è ovvia: l’umanità sembra dirigersi verso una società con famiglie indebolite, costituita da persone che si uniscono in modo intermittente, senza impegni a lungo termine. E questo porta al collasso della società stessa.
Infine il presule ha ricordato a tutti i partecipanti la prospettiva del prossimo Sinodo dei vescovi. Quello della famiglia, ha spiegato, rappresenta «un settore complesso e vasto che richiede interventi culturali e politici oltre che una conversione spirituale. Sono necessarie una nuova saggezza e una nuova forza, per promuovere e difendere il matrimonio, la famiglia e la vita». Anche perché la cultura dello scarto, stigmatizzata a più riprese da Papa Francesco, «rischia di scartare anche tante famiglie. Solo nella misura in cui siamo in grado di lavorare insieme in questo movimento per la promozione e per la difesa del matrimonio, della famiglia e della vita — ha affermato — potremo anche coinvolgere altre tradizioni religiose così come chi si ispira ad un umanesimo onesto».
«Il Papa ha rilevato che il nostro è il tempo della famiglia, il tempo della comunione, non della solitudine, della solidarietà e non dell’individualismo. Questo — ha raccomandato agli operatori di pastorale famigliare — è il vostro momento. Il tempo di aiutare le famiglie a essere il volto dell’amore e della misericordia di Dio». Perché, ha concluso, «noi non ci stiamo occupando solo di un settore, ma stiamo raggiungendo il cuore della Chiesa, che è famiglia di Dio, e quello dell’intera società che è come la famiglia delle nazioni».
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