Ioannes Paulus PP. II Karol Wojtyla |
L'Osservatore Romano
Parlando della situazione particolare della Bulgaria, il cardinale ha ricordato che «l’avvento della libertà in quel Paese fu più lento» rispetto ad altre nazioni ex-comuniste, «con forme che qualche storico qualificò di “mimetismo”». A poco a poco, in quello che viene chiamato il “Paese delle rose” tornò «una normale vita democratica». Così i cattolici dei due riti, bizantino e latino, «iniziarono a respirare» e si arrivò, nel dicembre 1990, a stabilire relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Bulgaria, Paese che — ha ricordato il porporato — aveva avuto come delegato apostolico Angelo Giuseppe Roncalli, «il cui nome vive là ancor oggi in benedizione».
Il cardinale ha poi voluto commemorare i numerosi martiri vittime della persecuzione religiosa in Bulgaria. A cominciare dal vescovo Eugenio Bossilkov, fucilato nel carcere di Sofia la notte dell’11 novembre 1952 insieme con tre padri assunzionisti. Con il progredire degli studi storici, ha sottolineato il cardinale, «si vanno anche delineando le proporzioni tragiche» delle persecuzioni religiose nei Paesi dell’est europeo. In Romania, nel luglio 2011, quando fu beatificato il vescovo di Satu Mare, János Scheffler, gli studiosi stimarono che «dei 3.331 sacerdoti là esistenti ben 1.405 furono martirizzati». Un invito, quello del porporato, ad approfondire il capitolo delle persecuzioni religiose nella nostra storia recente.
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