lunedì 7 novembre 2016

Le parole sono buone. Le parole sono cattive. Le parole offendono. Le parole chiedono scusa. Le parole bruciano. Le parole accarezzano. Le parole sono date, scambiate, offerte, vendute e inventate. Le parole sono assenti...

Le parole 

 Josè Saramago


Le parole hanno cessato di comunicare.
Ogni parola è detta perché non se ne oda un’altra.
La parola, anche quando non afferma, si afferma.
La parola non risponde né domanda: accumula.
La parola è l’erba fresca e verde che copre la superficie dello stagno.
La parola è polvere negli occhi e occhi bucati.
La parola non mostra. La parola dissimula.
Per questo urge mondare le parole perché la semina si muti in raccolto.
Perché le parole siano strumento di morte – o di salvezza.
Perché la parola valga solo ciò che vale il silenzio dell’atto.
C’è anche il silenzio. Il silenzio, per definizione, è ciò che non si ode.
Il silenzio ascolta, esamina, osserva, pesa e analizza.
Il silenzio è fecondo. Il silenzio è terra nera e fertile,
l’humus dell’essere, la tacita melodia sotto la luce solare.
Cadono su di esso le parole.
Tutte le parole. Quelle buone e quelle cattive.
Il grano e il loglio. Ma solo il grano dà il pane.
(Josè Saramago – Di questo mondo e degli altri )
Pane appena sfornato

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