giovedì 3 novembre 2016

2 novembre La commemorazione di tutti i fedeli defunti

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.

 Fabrizio De André – 

by leggoerifletto.blogspot.it

2 novembre pietas verso i defunti

La pietas verso i defunti risale alle origini dell’umanità. 
Già in epoca cristiana, nelle catacombe, i cristiani disegnavano sulla parete della tomba, in cui era deposto il loro congiunto, la figura di Lazzaro, riportato in vita dal Signore. 
Nel IX secolo, si diede inizio al rito liturgico della Commemorazione dei fedeli defunti, derivazione dell’abitudine monastica di dedicare un intero giorno dell’anno alla preghiera per tutti gli estinti. 
La Chiesa, come Madre di tutti i fedeli suoi figli, desidera sempre sentirli stretti in un unico abbraccio, così prega per i vivi e per i morti, anch’essi vivi nel Signore. 
Deduciamo che l’amore materno della Chiesa è più forte della morte. 
Il 2 Novembre ci dà l’occasione di riflettere sulla realtà delle cose e soprattutto, di porre l’attenzione sulla caducità della vita. 
Con indifferenza ci passano davanti le cose, le persone e il tempo, senza lasciare traccia alcuna nel nostro mondo interiore: tutto scompare, perché lo viviamo con superficialità. 
La vita è un continuo passaggio, una continua trasformazione che ha come elemento primo il tempo. 
Il tempo vive con noi le nostre gioie e i nostri dolori, assiste nel suo trascorrere, aiutandoci a comprendere che ogni cosa passa. E il cammino della vita, giorno dopo giorno, si consuma e il nostro tempo si esaurisce. 
In questo giorno, è importante ritornare a riflettere sulle cose essenziali dell’esistenza e sui valori autentici, per essere pronti all’incontro con Dio Amore. 
Nella luce di Dio, la morte è un passaggio dalla terra al cielo, un dolce incontro col Padre e gli Angeli verso la vita eterna.
Non piangere sulla mia tomba.
Non sono qui.
Non dormo.
Io sono mille venti che soffiano.
Sono lo scintillio del diamante sulla neve.
Sono il sole che brilla sul grano maturo.
Sono la pioggia lieve d’autunno.
Quando ti svegli nella calma mattutina,
sono il rapido fruscio degli uccelli che volano in cerchio.
Non piangere sulla mia tomba.
Non sono qui.
Non dormo.
Sono la tenera stella che brilla nella notte.
Non piangere sulla mia tomba.
Io non sono lì,
ma dove tu mi puoi ricordare.
– Canto degli Indiani Navajo – 
“Rinnoviamo quest’oggi la speranza della vita eterna fondata realmente nella morte e risurrezione di Cristo.
“Sono risorto e ora sono sempre con te”, ci dice il Signore, e la mia mano ti sorregge.
Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte.
Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente,
là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce.
La speranza cristiana non è però mai soltanto individuale, è sempre anche speranza per gli altri.
Le nostre esistenze sono profondamente legate le une alle altre ed il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri.
Così la preghiera di un’anima pellegrina nel mondo può aiutare un’altra anima che si sta purificando dopo la morte. Ecco perché oggi la Chiesa ci invita a pregare per i nostri cari defunti e a sostare presso le loro tombe nei cimiteri.” 
– papa Benedetto XVI – 
Angelus 2 novembre 2008
Discesa agli Inferi e apparizione del Risorto, 
Non abbiate mai paura dell’ombra. È lì a significare che vicino, da qualche parte, c’è la luce che illumina.
– Ruth E. Renkel – 


La nostra esistenza – Gustav Rol

“La nostra esistenza è apparentemente fragile se la consideriamo in rapporto alle nostre azioni; in rapporto allo spirito invece è immensamente forte e indissolubile. Essa passa in un soffio, ma non è soltanto una misera scintilla tra la vita e la morte, bensì un vivido fuoco destinato ad ardere per l’eternità. – Vivre, mourir et renaître: telle est la loi – vivere, morire e rinascere: tale è la legge. 
Prima di morire vedremo le nostre azioni passate, ciò che abbiamo fatto di bene e di male, e non solo, ma anche ciò che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto per aiutare gli altri. Tutto passerà davanti ai nostri occhi come in una carrellata, subito dopo saremo noi, solo noi a giudicarci, perché in noi c’è la scintilla della divinità stessa. 
Decideremo noi se saremo degni di aspirare all’eternità nella luce immensa di Dio o se invece dovremo ripetere la dura, durissima prova della vita incarnandoci un’altra volta per cercare di purificarci. Le anime elette invece, liberate finalmente dai vincoli terreni e dalle pastoie della carne, potranno rivivere trasfigurate nella gioia e nella felicità assoluta senza limiti.” 
– Gustav Rol –
(da “Rol e l’altra dimensione” di M.L. Giordano)



«A quale scopo tende la vita, se la vita ci è negata nella gioia, nel tormento, nella stessa speranza? 
Negata nel principio che segna la fine, nella fine che genera un altro principio, principio di altri princìpi? 
Qui mi ritrovo assorto nel pensiero dell’umanità che rivive in tutte le cose e ripenso con la voce del tempo che è la voce della mia anima. 
Se raccolgo l’espressione della luce e delle melodie di tutto il creato, io mi sento, allora, figlio di Dio, e cammino felice.» 
– Gustav Rol –
(da “Io sono la grondaia”, pag. 206)

“Non so
dove vanno
le persone
quando scompaiono,
ma so dove restano…”

– Margaret Mazzantini – 




“Restare” è un verbo importante.
Le cose e le persone migliori restano dentro.
Anche dopo che sono andate via.
– Angelo De Pascalis – 

Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori gialli e rossi
e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c’è una corona.
Forse
ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi
e sulla croce,
la tua resurrezione.
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un’epigrafe d’erba.
E dirà
che ho vissuto,
che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo,
uniti come due bocche di papaveri.
– Adriana Zarri – 

“Sulla morte” da “Il Profeta” – Kahlil Gibran

Allora Almitra parlò dicendo: Ora vorremmo chiederti della Morte.
E lui disse:
Voi vorreste conoscere il segreto della morte, ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?
Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce.
Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita. 
poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare.
Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;
E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. 
confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell’eternità. 
La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.
In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l’impronta regale? 
E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito?
Che cos’è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?
E che cos’è emettere l’estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio? 
Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.
E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.
E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.
– Kahlil Gibran –

Buona giornata a tutti.🙂

Wszystkich swietych cmentarz.jpg
wikipedia.org/wiki/Commemorazione_dei_defunti
« 1563. In molti modi le comunità parrocchiali esprimono questo senso della speranza cristiana. Per la commemorazione di tutti i fedeli defunti è consuetudine andare in processione al Cimitero e in tale occasione benedire le tombe. In questa o simili circostanze è opportuno promuovere una celebrazione con un apposito rito di benedizione. »
(dal Rituale Romano, parte III, capitolo 54, Benedizione delle Tombe nella Commemorazione dei Fedeli Defunti)
La commemorazione di tutti i fedeli defunti (in latinoCommemoratio Omnium Fidelium Defunctorum), è una ricorrenza della Chiesa cattolica celebrata il 2 novembre di ogni anno, il giorno successivo alla solennità di Tutti i Santi. La ricorrenza è preceduta da un tempo di preparazione e preghiera in suffragio dei defunti della durata di nove giorni: la cosiddetta novena dei morti, che inizia il giorno 24 ottobre. Alla commemorazione dei defunti è connessa la possibilità di acquistare un'indulgenza, parziale o plenaria, secondo le indicazioni della Chiesa cattolica[1][2][3]. In Italia, benché molti lo considerino come un giorno festivo, la commemorazione dei defunti non è mai stata ufficialmente istituita come festività civile.
Il colore liturgico di questa commemorazione è il nero, o il viola, il colore della penitenza, dell'attesa e del dolore, utilizzato anche nei funerali.
Nella forma straordinaria del rito romano è previsto che, nel caso in cui il 2 novembre cada di domenica, la ricorrenza sia celebrata il giorno successivo, lunedì 3 novembre. Nella forma ordinaria, invece, si celebra il 2 novembre in ogni caso.
L'Encyclopædia Britannica (1910) dice: “Giorno dei morti... giorno riservato nella Chiesa Cattolica Romana alla commemorazione dei fedeli defunti. La celebrazione si basa sulla dottrina che le anime dei fedeli che alla morte non si sono purificate dai peccati veniali, o non hanno espiato le colpe passate, non possano raggiungere la Visione Beatifica, e che possano essere aiutate a conseguirla mediante la preghiera e il sacrificio della messa.... Alcune credenze popolari relative al Giorno dei morti sono di origine pagana e d'immemore antichità. Così i contadini di molti paesi cattolici credono che quella notte i morti tornino nelle loro case precedenti e si cibino degli alimenti dei vivi”. (Vol. I, p. 709.)

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