venerdì 1 aprile 2016

Selfies d'altri tempi… L’autoritratto!

L’autoritratto nell’arte ovvero i selfies di epoche passate…l’eterno mito di Narciso


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Van Gogh: Autoritratto
L’autoritratto , misterioso, affascinante,centro di mille curiosità, ha attratto gli artistidalla notte dei tempi, a rappresentarne non solo i tratti somatici ma anche la personalità, leemozioni, i sogni, fino ad arrivare all’ormai celeberrimo selfie, che altro non è se non unautoritratto fotografico celebrativo di noi stessi.
Ciò che rende l’autoritratto così affascinante è, al di fuori di ogni altra complessa e contorta spiegazione, l’esigenza di lasciare un segno, una traccia di sé, di sopravvivere alla morte fisica, mediante la sopravvivenza nell’opera d’arte.
-L’autoritratto è il sublime ricordo dell’antico mito di Narciso, è la proiezione del passatonella storia. È allegoria ed emblema, racconto e menzogna. Può essere finzione assoluta o veritàinconscia- dice infatti Maurizio Fagiolo dell’Arco presentando la mostra Il Pittore allo specchio (Palazzo dei Diamanti, Ferrara, 1995).
Ed ecco quindi l’insuperabile ritratto-autoritratto del Narciso di Caravaggio sperduto nellacontemplazione della propria immagine, che non è un riflesso nell’acqua ma la perfetta immagine speculare del soggetto, cosiddetta “a carta da gioco”, dominata dallo straordinario punto di luce (anch’esso doppio) del ginocchio.
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Le tipologie di autoritratto nella storia dell’arte sono varie: esplicita, quando si dichiara“apertamente” la sua appartenenza , e nascosta – o “ambientata” – nella quale l’autore non è il soggetto principale dell’opera ma si cammuffa fra i personaggi, insomma diventa attore di una complessa rappresentazione.
Un esempio di autoritratto ambientato è quello che Giotto nasconde nell’affresco del Giudizio Universale nella Cappella degli Scrovegni a Padova nel quale compare, travestito, fra i beati. Tra gli uomini di profilo che guardano verso l’alto se ne nota uno con un copricapo giallo: è l’autoritratto del pittore.
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Anche Raffaello si “traveste” da visitatore all’interno del gruppo di intellettuali e filosofi nella “Scuola di Atene” (1509-11), autocelebrandosi nel suo ruolo di pittore e di “intellettuale” all’avanguardia per il suo tempo. Oltre a ritrarre se stesso, Raffaello ritrae qui, nelle fattezze di filosofi, molti pittori a lui contemporanei: Michelangelo, Leonardo, Bramante.
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E ancora, l’autoritratto come ritratto, ossia il quadro dentro il quadro: dipingere se stesso in cornice all’interno di un dipinto, come accade con lo specchio posto alle spalle dei coniugi Arnolfini da Jan Van Eyck. Un trucco che amplia lo spazio pittorico in una dimensione mai vista prima.
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Non poteva mancare, in questa mia galleria, tutto il dolore e la genialità di Frida Kahlo
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Infine parliamo dell’autoritratto vero e proprio in cui l’artista si raffigura senza trucchi néambientazioni, semplicemente ponendosi a soggetto del quadro e più volte nel tempo, dalla giovinezza all’età matura. A volte il pittore si ritrae al meglio di sé, come maestro delle arti; ma spesso, invece, si dipinge in modo impietoso, evidenziando il dolore, i difetti, la propria decadenza fisica.
Celebre esempio di questa tipologia di autoritratto è Rembrandt che, in vita,come scrive simona pinelli “si ritrasse quasi cento volte, fornendoci un eccezionale documento del suo aspetto fisico ma soprattutto dei suoi stati d’animo: infatti, ritraendo il suo volto che man mano invecchia l’artista ci racconta i suoi problemi, i lutti, le vittorie e le sconfitte, le forzeche vengono a mancare, e testimonia così, inesorabile e senza orpelli, il tempo che passa per tutti”.

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