Il più bello dei mari
è quello che non navigammo,
il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
(Nazim Hikmeth)
immagine: Sproat Lake BC
Sacerdote, filosofo, teologo,Mancini (1925-1993) è noto per il suo ampio orizzonte culturale e gli studi su Kant Hegel Dostoevskij Nietzsche Marx Heidegger Gadamer Ricoeur..., ma soprattutto Bonhoeffer e Lévinas. Ho ripreso in mano in questi giorni iquattro saggi raccolti in “Tornino i volti”. La lettura di un libro è sempre un’avventura ed un’incognita. Lo si apre, si spera che sia come ci si attende che sia, che sazi cioè la nostra fame e plachi la nostra sete; si spera di trovare e scoprire qualcosa di cui siamo privi – e che cosa sia non sempre si sa – emagari alla fine il cercare e lo scoprire si concludono in un ritrovarsi e riscoprirsi.
Italo Mancini,
Tornino i volti,
Marietti
Poiché leggere è sempre interpretare e selezionare alcune conoscenze, ci si accorge che il conoscere si può trasformare in un riconoscere: la lettura diventa incontro extratemporale con il mondo (l’autore, idee, valori, persone, personaggi) in una fusione od anche contrapposizione di orizzonti. Ogni buon libro finisce per mettere noi stessi in questione: un nostro problema, una nostra presunta certezza, quasi sempre la nostra übris, oppure qualcosa di sopito, di velato, che reclama di emergere alla luce. Se tutto ciò fa un buon libro, lo è “Tornino i volti”, in cui ho riscoperto spunti di sorprendente attualità.
MatthiasGrünewald,
Crocifissione,
particolare
Mancini poneva negli anni ‘80 due interrogativi: alle soglie del 2000 qual è il futuro dell’umanità? C’è futuro per il Cristianesimo? Sollecitato in particolare dal pensiero di Lévinas, egli ne condivide la proposta filosofica fondamentale: per l’Occidente si impone un cambiamento di rotta di fronte alle tradizionali forme dell’ethos. Basta con le questioni dottrinali sull’essere e l’io: l’ethos del futuro deve coraggiosamente “vivere altrimenti dall’essere”, assumere il primario compito dell’accoglienza e della responsabilità (da respondère) di fronte al volto dell'altro, senza pretesa di reciprocità. E’ l’etica, intesa come filosofia prima e diaconia: qui è la vera formula della pace per il terzo millennio, se si vuole realizzare il sogno della fraternità senza terrore e far sì che i nostri figli abbiano diritto di vedere rimosso il terrore dal loro orizzonte di vita.
MatthiasGrünewald,
Crocifissione,
particolare
Il mondo in cui viviamo, amiamo e ci sforziamo di santificarci, non è dato da un’asettica teoria dell’essere né dagli eventi della storia o dai fenomeni della natura. E’ dato dall’esserci di inauditi centri di alterità, i volti: la parte più indifesa di noi, più esposta, più rivelativa, ma anche la più deterrente.“Il rapporto corretto con il volto, il vero faccia a faccia non è dato dal solo guardarlo […] ma è dato da quell’unica cosa che rende possibile e dignitoso il faccia a faccia, ossia dalla parola e dal linguaggio, che apre alla comunicazione profonda dei volti, e che ancora ci porta alla realtà della pace, perché nel rapporto di parola e comunicazione si attua quella che Walter Benjamin chiama la'cultura dei sentimenti', l’unica forma di agire nonviolento tra gli esseri umani” (p. 51). Vinco la tentazione narcisistica di ridurre tutto a me, il baricentro passa dall’io al tu dell’altro, vivo faccia a faccia in una comunità di volti: è il libero dono dell’eccomi, fondamento di una vera cultura di pace; è il rispetto morale dell’altro fino all’altissimo Altro che nella sua infinità esprime l’incatturabilità del Suo volto e di tutti i volti.
La domanda sul futuro è dunque legata alla comunione dei volti ed a che cosa ci sia da fare e da patire nel vivere faccia a faccia con il volto dell’altro, biblicamente il prossimo.
Matthias Grünewald,
Crocifissione,
particolare
Per Mancini nel terzo millenniocompito urgente è la costruzione di una cultura della riconciliazione delle varie forme etiche, non attuato a tavolino ma nell’impegno e nel confronto del vivere quotidiano.Il termine comprensivo di una possibile convergenza etica è appunto l’altro. E quando le convergenze etiche chiameranno gli uomini e le donne all’appello sulla pace, sul pane, sulla casa, sul lavoro, sulla lotta alla corruzione e ad ogni forma di sopraffazione e violenza, sull’ospitalità dello straniero, in altre parole sulla “non-in-differenza” e sul “dis-inter-esse”, saranno in tanti a sentire, ad acconsentire e a non tirarsi da parte.
Per Mancini è il cristiano, fedele a Dio ed alla terra, che deve prendere l’iniziativa di queste convergenze, rendendo credibile il rapporto tra fede e mondo diventato adulto.
Chissà che cosa direbbe oggi vedendo e respirando l’indifferenza e la disgregazione che pervadono l’Europa e tutto il villaggio globale. Forse continuerebbe a dire: “Mettiamo l’altro, che viene a noi attraverso il suo volto, al posto dell’io e del suo essere, o dell’essere che mangia e l’io e l’essere, tutte cose che vanno 'deposte', e avremo la rivoluzione dell’uomo e del suo regno, l’alleggerimento vero della terra. Non ha detto Bonhoeffer, in una delle ultime scritture, prima della morte, che non esiste più 'Dio in sé', ma che l’essere di Dio si manifesta in Gesù Cristo come un esistere-per-gli-altri? Qui sta il vero'arrovesciamento' (la parola è sua) di tutto, la memoria della salvezza”(I. Mancini, Tornino i volti, Marietti, Genova, 1989, p. 69).
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