La storia della pittrice Rand Abdelbur raccontata da una ricercatrice e una fotografa italiana
Dipingere volti e corpi di donne stuprate, con colori accesi, di fuoco; donne con sguardi doloranti ma fieri. Così prende forma su tela il dramma dell'abuso e dell'impotenza delle donne violate nel tratto della pittrice giordana Rand Abdelbur, i cui lavori sono stati oggetto di una mostra inaugurata ad Amman di recente.
A raccontare la storia di questa pittrice coraggiosa sono due italiane, Marta Bellingreri, dottoranda in Cultural Studies, all'Università di Palermo e all'University of Jordan, che sta realizzando una ricerca su artiste ed attiviste in Giordania, e Marta Malaspina, fotografa, attenta testimone del dramma dei profughi siriani e volontaria agli sbarchi di profughi sull'isola di Lesvos.
Entrambe hanno intervistato Rand Abdelnur che - spiegano - "usa il suo pennello come arma di dibattito politico. Ed infrange il tabù della violenza sessuale disegnando le donne violentate, nel giorno in cui sono costrette a sposare il loro carnefice. I motivi dei loro vestiti sono gli stessi delle tende sotto le quali tradizionalmente ci si sposa, ma sotto le quali avvengono pure i funerali. La mostra di Rand inaugurata ad Amman mostra al pubblico il dolore interiorizzato di una donna violentata, in cui il giorno del matrimonio è come un funerale".
Infatti, secondo il Codice Penale in Giordania un uomo accusato di violenza sessuale viene assolto dall'accusa se sposa la donna che ha violentato. La vittima spesso non ha altra scelta che sposare chi l'ha violata, a causa delle pressioni sociali e familiari che vedrebbero così intatto l'onore della famiglia. Questo articolo controverso e discusso induce attiviste e associazioni a chiederne l'annullamento. Dipingere volti e corpi di donne stuprate, con colori accesi, di fuoco; donne con sguardi doloranti ma fieri. Così prende forma su tela il dramma dell'abuso e dell'impotenza delle donne violate nel tratto della pittrice giordana Rand Abdelbur, i cui lavori sono stati oggetto di una mostra inaugurata ad Amman di recente.
A raccontare la storia di questa pittrice coraggiosa sono due italiane, Marta Bellingreri, dottoranda in Cultural Studies, all'Università di Palermo e all'University of Jordan, che sta realizzando una ricerca su artiste ed attiviste in Giordania, e Marta Malaspina, fotografa, attenta testimone del dramma dei profughi siriani e volontaria agli sbarchi di profughi sull'isola di Lesvos. Entrambe hanno intervistato Rand Abdelnur che - spiegano - "usa il suo pennello come arma di dibattito politico. Ed infrange il tabù della violenza sessuale disegnando le donne violentate, nel giorno in cui sono costrette a sposare il loro carnefice. I motivi dei loro vestiti sono gli stessi delle tende sotto le quali tradizionalmente ci si sposa, ma sotto le quali avvengono pure i funerali. La mostra di Rand inaugurata ad Amman mostra al pubblico il dolore interiorizzato di una donna violentata, in cui il giorno del matrimonio è come un funerale".
Infatti, secondo il Codice Penale in Giordania un uomo accusato di violenza sessuale viene assolto dall'accusa se sposa la donna che ha violentato. La vittima spesso non ha altra scelta che sposare chi l'ha violata, a causa delle pressioni sociali e familiari che vedrebbero così intatto l'onore della famiglia. Questo articolo controverso e discusso induce attiviste e associazioni a chiederne l'annullamento.
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