giovedì 28 maggio 2015

Leonard Albert Kravitz in arte Lenny Kravitz.



Tra funk e fede.



di Davide Caprielli*
È possibile parlare di fede attraverso una canzone?
La risposta è senz’altro sì. Esistono molti cantanti che esprimono la propria fede attraverso l’arte della canzone con testi ispirati al Vangelo. Sono soprattutto cantanti e compositori della cosiddetta Contemporary Christian Music, molto seguita in America e in Europa soprattutto e quasi esclusivamente negli ambienti evangelici e protestanti. In Italia, nonostante sia praticata da anni è poco seguita, molti pensano che sia una faccenda che riguarda gli ascoltatori di Radio Maria quando è musica moderna e commerciale ma con dei testi che trattano tematiche spirituali. Purtroppo non è una realtà supportata dalle case discografiche come succede invece in America.
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Esiste una superstar laica del mondo della musica rock che attraverso le sue canzoni trasmette un messaggio positivo e non perde occasione durante i suoi concerti per parlare di quanto la vita sia un dono prezioso di Dio, e che pertanto va custodita, amata, e vissuta con un atteggiamento di ringraziamento. Questo artista si chiama Leonard Albert Kravitz in arte Lenny Kravitz. Figlio dell’attrice di colore Roxie Roker, cristiana, originaria della Bahamas, famosa per aver interpretato Helen Willis nella sitcom “I Jefferson”, e del produttore televisivo Sy Kravitz, bianco, di origini ebraiche. Kravitz cantante non nasconde certo le sue origini ebraico-cristiane e ne fa un vanto portando al collo una croce e una stella di Davide anche se la sua scelta è stata per Gesù Cristo. A conferma di ciò un grande tatuaggio sulla schiena che recita a lettere cubitali: “My Heart Belongs To Jesus Christ”, “Il Mio Cuore Appartiene a Gesù Cristo”.
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Ma per scoprire tutto ciò è necessario andare oltre l’apparenza della rock star, oltre la stravaganza del personaggio che spende milioni di dollari per arredare le sue case, che riempie le prime pagine dei tabloid per le sue storie d’amore, che disegna arredi per hotel e recita in film importanti. Lenny dichiara: “Voi dite che forse sono quello che voi chiamate una rock star, ma non è così che io mi considero. Il look poi non è niente di più che un’immagine esteriore. Credo che un segreto nella vita sia accettare quello che Dio ci manda. La cosa più importante per me è Dio e ovviamente la famiglia. Non considero me stesso in base a ciò che possiedo o a ciò che ho raggiunto, bensì in base alle persone che ho vicine, alle relazioni interpersonali e inoltre considero un grandissimo dono il fatto di essere consapevole di Dio, di saper essere grato e di saper apprezzare tutto quanto. Ci sono molte persone anche persone che conosco alle quali non manca proprio nulla eppure non sono felici. Ci sono persone che mi ascoltano ormai da anni che ancora non percepiscono che io sia credente, molti altri però sì e infatti succede molto spesso che vengono da me e mi ringraziano perché hanno capito il messaggio spirituale e religioso che è contenuto nei miei testi”. Nel 1995 esce l’album Circus, uno dei migliori di sempre, un album in cui confluiscono sofferenza per la perdita della madre e fede, nella consapevolezza di far parte di un circo mediatico, di un mondo, quello del rock, in cui è facile perdersi se non si ha un’ancora ben piantata: “dopo un po’ che stavo in mezzo a quel circo mi è successo che sono tornato quasi per reazione a quell’unico punto più quieto, più calmo, che è dentro di me e che stavo perdendo proprio perché ero immerso in quel circo fino al collo. Se non stai attento, tutto ciò ti porta via. Credo in Dio, credo in Gesù Cristo. Credo che Dio sia il creatore del mondo e di tutti noi. Puoi chiamarlo come vuoi, energia, spirito, comunque sia, io credo in Dio e che mi abbia dato il talento della musica attraverso la quale io posso glorificarlo. Non faccio qualcosa di particolare, vivo questa fede, cerco di essere corretto. Credo nell’esempio di umiltà testimoniato da Cristo”. Un messaggio che ribadisce con forza durante i concerti nei quali non perde mai l’occasione di predicare l’amore e l’unità fra le genti. Nel 1998 si presentò in scena con una maglietta con la scritta Jesus Died For You. Sposato con Lisa Bonet, la celebre Denise della sitcom “I Robinson” da cui ha avuto una figlia, e separato, a causa del vortice di una popolarità mondiale in cui è stato risucchiato all’inizio della sua carriera, racconta a proposito della fatica di essere coerenti con le proprie scelte quando si vive in un ambiente alterato: “Nessuno di noi è perfetto, non riusciamo mai a raggiungere l’ideale. Era successo tutto all’improvviso: il matrimonio, la nascita di una figlia, il successo del mio primo album, un lungo tour mondiale. Non ero preparato a una cosa del genere. Lavoravo come un matto e non capivo che la mia storia stava andando a rotoli. Quando me ne accorsi ormai era troppo tardi. Ma da quella sconfitta ho ricavato un grande insegnamento: più di qualsiasi altra cosa, sono importanti le persone che ti stanno vicino e non devi mai commettere l’errore di dimenticarti di loro.” Quasi dieci anni dopo affermerà: “anche se ci sono voluti diversi anni, siamo riusciti a trasformare quella che è stata una grande storia d’amore in un’amicizia autentica. Ognuno di noi va per la sua strada ma quando capita che c’incrociamo non sprechiamo tempo a rinfacciarci gli errori del passato preferiamo stare insieme come due vecchi amici che hanno un sacco di cose da raccontarsi”. Ultimamente nella foto postate sui più importanti social Lenny è in compagnia della ex moglie e dell’amata figlia Zoë e a commento di queste foto sempre la scritta “family”.
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Oggi Lenny conosce bene i suoi limiti, sa che la natura estremamente debole dell’uomo sottoposto agli stimoli fuorvianti del successo e della ricchezza smodata diventa ancora più debole. La fragilità umana se non sono sostenuti da qualcosa di più grande e illimitato rischiano di causare gravi danni, spesso irrecuperabili. Lenny ha scritto più di una canzone su questo tema, come la bellissima You Were In My Heart contenuta nell’album Lenny, in cui racconta delle tentazioni della carne, della natura del peccato e della presenza di Dio: “voglio essere un uomo migliore – il Signore sa che ci sto provando – voglio tenere fede al piano del maestro – ma a volte le cose ci sfuggono di mano – i demoni dormono con me nel letto – senti il loro fuoco quando il buio penetra la mia testa – divento cieco – ma tu eri nel mio cuore… – il tuo sangue scorre nelle mie vene ed io resto saldo”.
Il tema della necessità di Dio per non essere in balia delle nostre miserie lo ritroviamo anche in God Is LoveIn My Life TodayThe Resurrectiondall’album Circus; in Be da Let Love Rule, in Without YouI Belong To Youda 5, in Dig In da Lenny, Minister of Rock ‘N RollBaptized Storm daBaptism”. È il 1993 quando Kravitz raggiunge il successo mondiale con il brano Are You Gonna Go My Way che da anche il titolo all’album: “questo disco, come il precedente è spiritualmente ricco e positivo, anche se pochi sembrano accorgersi che la traccia d’apertura era stata scritta dalla prospettiva di Gesù che chiedeva a Kravitz e ai suoi ascoltatori di seguirlo.

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*Davide Caprelli è nato a Cesena il 05 gennaio 1972. Pianista, compositore ed arrangiatore ad oggi ha musicato una trentina di spettacoli teatrali in gran parte prodotti dal Teatro Eliseo e dal Teatro le Maschere di Roma. Dal 2009 compone le musiche per la trasmissione di Rai3 Geo&geo e collabora con le trasmissioni Ulisse e Report sempre per Rai3. 
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 Per approfondire l’argomento dell’articolo consiglio, dello stesso autore, l’unico libro esistente che tratta questo tema “Lenny Kravitz God Is Love: la vita, la musica, l’arte e la spiritualità” VoloLibero edizioni, 2015, introduzione di Ernesto Olivero, i cui proventi sono devoluti al Sermig di Torino


FONTE: Kairos: Tra funk e fede.

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