Domenica 5 ottobre alle 8.50 torna "Le Frontiere dello Spirito", il programma di cultura e attualità religiosa di Canale 5, curato e condotto dal cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura in Vaticano e insigne biblista, e da Maria Cecilia Sangiorgi, ideatrice e curatrice della parte giornalistica.
Questa trentunesima edizione si presenta con una importante novità: la lettura dei testi del Vangelo della Liturgia domenicale verrà proposta dai detenuti delle compagnie teatrali delle carceri di Bollate, Rebibbia (sezione femminile e maschile) e Volterra e, una seconda volta, dall'attore Pierluigi Corallo.
La scelta di coinvolgere le compagnie teatrali delle carceri e i loro registi nasce con l'obiettivo di far conoscere realtà poco note, ma anche di ascoltare le parole del Vangelo pronunciate da chi ha vissuto e vive esperienze diverse e ha differenti sensibilità nel proporle e interpretarle.
La prima puntata si apre con la lettura dei detenuti di Bollate diretti dalla regista Michelina Capato e la lettura sarà commentata dal cardinale Ravasi nella chiesa di S. Lorenzo in Damaso.
Dal 30 novembre fino alla domenica che precede il Natale, i diversi passi del Vangelo dell'Avvento verranno, invece, letti dalle detenute di Rebibbia, mentre il commento del cardinale Ravasi avverrà dalla chiesa posta all'interno del nuovo complesso carcerario maschile di Rebibbia.
La seconda parte del programma, come sempre curata da Maria Cecilia Sangiorgi, ha come titolo "Il grido di Abele", titolo che vuole rappresentare ed esprimere in modo emblematico la tragedia dei Cristiani, vittime delle persecuzioni di questo XXI Secolo in tante parti del mondo: dalla Siria alla Nigeria, dal Medio Oriente all'Africa.
Le prime due puntate propongono testimonianze toccanti dall'Iraq, dove - in nome delle differenze religiose - vengono perpetrate violenze a bambini, donne e uomini innocenti.
Al riguardo risuonano ancora le parole di papa Francesco pronunciate a Redipuglia, parole di condanna per l'indifferenza di fronte agli attuali conflitti e al dolore che procurano: "Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: 'A me che importa?', rimane fuori...".
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