In ogni famiglia esistono delle regole non scritte e anche la nostra non fa eccezione.
La nostra principale regola non scritta era questa: “Papà non lava i piatti”.
Mio padre poteva tagliare il prato fino ad avere i vestiti inzuppati di sudore, e sguazzare nel sudiciume di uno
scantinato invaso dalle acque di scolo.
Era in grado di coltivare un orto piuttosto grande e di fare altre cento cose.
Inoltre ci scarrozzava di buon grado in giro per la città e si alzava un’ora prima per accompagnarci a scuola per
le attività parascolastiche e dopo la scuola era a nostra disposizione.
Si sacrificava continuamente per noi e faceva quasi qualunque cosa gli chiedessimo di fare.
Tuttavia sapevamo che non dovevamo mai aspettarci di vederlo lavare i piatti, quasi come se quella regola fosse
stata scolpita nella pietra.
Mamma e papà hanno continuato ad amarci e ad aiutarci anche quando siamo divenuti adulti.
Da quando ho comprato casa, mio padre si è dato da fare in mille modi per darmi una mano.
Serviva aiuto per sistemare il garage?
Nessun problema!
Era necessario fissare la staccionata perché il cane non potesse scavalcarla?
C’era da ricoprire di materiale isolante i tubi dell’acqua, da progettare e realizzare delle comode mensole, da
pitturare o carteggiare qualcosa?
Faceva tutto con grande facilità.
Comunque, una sera ho ricevuto un regalo speciale che ha superato tutte le mie aspettative.
Ero stata a casa pochissimo nelle ultime settimane, e quando c’ero dovevo passare ogni momento libero a
scrivere delle relazioni.
Di conseguenza sembrava che in casa mia ci fosse stato un uragano.
Non mancava neppure una pila mastodontica di piatti da lavare che ripromettevo di fare prima possibile... e
cercavo di farlo, ma poi non lo facevo.
Una volta, dopo una giornata particolarmente faticosa in ufficio, sono entrata in casa sfinita, ho acceso
automaticamente il computer e sono andata in cucina per farmi un caffè e tirarmi su.
All’improvviso, qualcosa ha attirato la mia attenzione: lo scolapiatti era pieno di... piatti puliti e splendenti!
Immaginai che li avesse lavati mia madre, perciò la chiamai per ringraziarla perché era stata davvero un angelo.
“Non sono stata io”, mi disse, “è stato tuo padre”.
Quando riattaccai, mi vennero le lacrime agli occhi.
La regola scolpita nella mia mente, “Papà non lava i piatti”, si frantumò sotto ai miei occhi.
Un piccolo sacrificio da parte di mio padre?
La maggior parte delle persone probabilmente la pensano così.
Ma io sentivo che per mio padre era davvero un modo per esprimermi il suo amore.
Ogni volta che penso a quel suo: “Ti voglio bene” espresso in maniera non verbale, dico una breve preghiera,
chiedendo a Dio di aiutarmi a dimostrare un giorno lo stesso amore sconfinato ai miei figli.
E mi sento incoraggiata a sacrificarmi un po’ di più per le persone che mi circondano.
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