L'intramontabile Gino Bartali
Oggi, cento anni fa, nasceva uno dei più grandi campioni che la storia dello sport e del ciclismo abbia mai avuto:
Gino Bartali. Uno straordinario ciclista, un grande uomo di fede, per gli Ebrei 'uomo giusto'. Bartali ha vissuto la sua lunga vita da vero campione, esemplare sia nello sport che nella vita quotidiana. Lo ricordiamo come il Re della montagna: è stato il più grande scalatore della storia del Giro, più di tutti i grandi campioni del ciclismo. Nella sua carriera ha vinto sette volte il Gran Giro della Montagna, tre Giri d'Italia (1936,1937,1946) e due Tour de France (1938, 1948), oltre a numerose altre corse tra gli anni Trenta e Cinquanta. Proverbiale la sua rivalità sportiva con Fausto Coppi, del quale aveva molta stima e rispetto. Bartali comincia la sua carriera come ciclista dilettante negli anni Trenta. Nel 1936 passando alla Legnano, inizia la sua consacrazione da professionista inanellando una lunga serie di successi. La carriera di Bartali però, fu notevolmente condizionata dalla seconda guerra mondiale, sopraggiunta proprio nei suoi anni migliori.
Gino Bartali. Uno straordinario ciclista, un grande uomo di fede, per gli Ebrei 'uomo giusto'. Bartali ha vissuto la sua lunga vita da vero campione, esemplare sia nello sport che nella vita quotidiana. Lo ricordiamo come il Re della montagna: è stato il più grande scalatore della storia del Giro, più di tutti i grandi campioni del ciclismo. Nella sua carriera ha vinto sette volte il Gran Giro della Montagna, tre Giri d'Italia (1936,1937,1946) e due Tour de France (1938, 1948), oltre a numerose altre corse tra gli anni Trenta e Cinquanta. Proverbiale la sua rivalità sportiva con Fausto Coppi, del quale aveva molta stima e rispetto. Bartali comincia la sua carriera come ciclista dilettante negli anni Trenta. Nel 1936 passando alla Legnano, inizia la sua consacrazione da professionista inanellando una lunga serie di successi. La carriera di Bartali però, fu notevolmente condizionata dalla seconda guerra mondiale, sopraggiunta proprio nei suoi anni migliori.
Casa natale di G. Bartali |
Infatti durante quel periodo fu costretto a fermarsi dalle gare agonistiche e a lavorare come riparatore di ruote di biciclette, per mantenere la famiglia. Bartali aveva sposato Adriana Bani nel 1940 che gli dette tre figli, Andrea, Luigi e Bianca. Fra il settembre del 1943 e il giugno del 1944, si prodigò in favore di centinaia di rifugiati ebrei, compiendo numerosi viaggi in bicicletta dalla stazione di Terontola-Cortona fino ad Assisi, trasportando documenti e foto tessere nascosti nei tubi del telaio della bicicletta affinché una stamperia segreta potesse falsificare i documenti necessari alla fuga degli ebrei. Ma, nello stesso tempo, mise in salvo anche parecchi soldati alleati rimasti in campo tedesco, portandoli dai partigiani. Riprenderà a correre nel 1945, ormai trentunenne mentre era dato per "finito" nel momento in cui emergeva un altro ciclista, Fausto Coppi, di cinque anni più giovane, considerato l'astro nascente del momento. Invece, determinato, forte e potente come un leone, Bartali vinse nel 1946 il Giro d'Italia, nel 1947 la Milano-Sanremo e nel 1948 il Tour de France. Chiuse la sua carriera di professionista nel 1954 dopo vent'anni di sacrifici, rinunce, dure lotte e trionfi.
Gino Bartali è stato un eroe nazionale, entrato nell'immaginario collettivo dell'Italia ed un cattolico vero, di solidi principi morali. E' stato un cattolico scomodo, in tempi di fascismo e successivamente di comunismo in rivolta nel dopoguerra. Amava dedicare le sue vittorie alla Vergine Maria, alla quale esprimeva il suo grazie per avergli permesso di vincere. Nella sua casa di Firenze aveva un altare consacrato in cui veniva celebrata la Santa Messa. Il suo amore e la devozione alla Vergine Maria lo spinsero a farsi terziario carmelitano. Quando morì, nella bara non portava la maglia rosa, né la maglia gialla, ma il saio del terziario carmelitano, con i sandali, i piedi nudi ed il crocifisso sul petto.
Morì il 5 maggio del 2000.
Era nato a Ponte Ema, in provincia di Firenze, il 18 luglio 1914. Requiescat in pace.
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