L'immagine di Francesco seduto in quarta fila ...
UN ANNO FA VENIVA ELETTO BERGOGLIO CHE CON IL SUO STILE HA SCARDINATO USANZE SECOLARI, RENDENDOSI VICINO E ACCESSIBILE
ANDREA TORNIELLI CITTÀ DEL VATICANOL'immagine di Francesco seduto in quarta fila, tra gli altri cardinali e vescovi della Curia romana che insieme a lui stanno facendo gli esercizi spirituali ad Ariccia è emblematica di questo primo anno di pontificato. Rinunciare al trono, andare nelle ultime file per testimoniare anche visivamente che l'autorità è innanzitutto servizio, non rappresenta una novità per lui. Il cardinale di Buenos Aires Antonio Quarracino, che nel 1992 volle come vescovo ausiliare quel padre gesuita taciturno al quale non pesava stare per molte ore in confessionale, era solito dire: «Io so sempre dov'è il mio ausiliare Bergoglio. In ultima fila...». Anche dopo essere diventato arcivescovo e cardinale, anche durante le sue frequenti visite nelle «villas miserias», le baraccopoli di Buenos Aires, Bergoglio era solito sedersi negli ultimi posti. Per questo gli è stato naturale rinunciare ad alcuni simboli che lungo i secoli il papato ha ereditato dalle usanze imperiali. E il suo atteggiamento, uno stile che è anche sostanza, lo ha reso vicino e accessibile.
Nella suite 201, un piccolo appartamento nella residenza Casa Santa Marta, la luce della stanza da letto del Papa, arredata con mobili pesanti di noce, si accende molto presto la mattina, verso le 4.30. Per due ore Francesco rimane da solo, in preghiera, a meditare le Letture del giorno preparando la breve omelia che farà a braccio, come ha raccontato il suo segretario maltese Alfred Xuereb. Qualche minuto prima delle 7 il Papa scende da solo nella sacrestia della cappella, dove lo attendono una cinquantina di persone, alcuni sacerdoti e i due segretari, Xuereb e Fabián Pedacchio (argentino). Da gennaio, i fedeli della messa mattutina provengono ogni giorno da una diversa parrocchia romana: il vescovo di Roma Bergoglio sa che non potrà visitarle tutte (non ci riuscì nemmeno Wojtyla in 27 anni di pontificato) e così le invita, per così dire, a casa sua. Le omelie della messa a Santa Marta sono una delle novità più significative del pontificato: semplici, immediate e al tempo stesso profonde. Non esiste testo scritto, ma la sintesi, con diverse citazioni, è resa disponibile da Radio Vaticana in tarda mattinata. E la Libreria Editrice Vaticana ha già pubblicato due volumi («Omelie del mattino»), con questo magistero del giorno per giorno.
Al termine della messa, tolti i paramenti, il Papa rientra in cappella e si siede in fondo alla chiesa per pregare in silenzio qualche minuto. Poi esce e attende sull'atrio le persone, salutandole una ad una. La prima colazione, alle 8, è consumata nel refettorio di Santa Marta. Qui solitamente il Papa pranza alle 13 e cena alle 20. La sera il servizio al tavolo per gli ospiti della residenza è previsto soltanto per il primo piatto. Poi ciascun commensale, Bergoglio compreso, si alza e sceglie secondo e contorno al self-service. «Io ho necessità di vivere fra la gente, e se io vivessi solo, forse un po’ isolato, non mi farebbe bene», ha detto Francesco, spiegando di non essere andato ad abitare nel palazzo apostolico «per motivi psichiatrici», perché non può «vivere da solo», isolato, nell'appartamento pontificio la cui porta d'ingresso è un imbuto con troppe sentinelle. Una scelta, quella di abitare a Santa Marta, che in pochi mesi ha destrutturato la vecchia «corte».
La giornata del Papa prosegue a ritmi intensi. Oltre alle udienze, agli incontri ufficiali, alle visite dei capi di Stato, ai faldoni di documenti con le pratiche che quotidianamente arrivano dalla Segreteria di Stato e dalle congregazioni della Curia, agli appunti che gli sottopongono le commissioni d'inchiesta sullo Ior e sull'economia vaticana, Francesco trova il tempo di leggere personalmente ogni giorno una cinquantina di lettere e messaggi tra le migliaia che riceve. Alcune di queste, dopo essere state trattenute per qualche tempo sulla sua scrivania, sono all'origine delle chiamate che il Papa fa personalmente, senza intermediari, usando il telefono fisso.
Con Francesco è cambiato anche il ruolo dei segretari particolari: non accompagnano più il Papa durante le udienze, gli spostamenti e i viaggi (alcune funzioni in questo senso sono state ereditate dall'aiutante di camera, il «maggiordomo» Sandro Mariotti detto «Sandrone»), sono diventati praticamente «invisibili». Per ritrovare un precedente simile bisogna tornare indietro di settant'anni, al tempo di Pio XII, il quale si serviva di alcuni segretari gesuiti che rimanevano nell'ombra. Francesco lo aveva confidato all'allievo e amico Jorge Milia nelle prime settimane di pontificato: non vuole che siano segretari e collaboratori a gestirgli l'agenda, a stabilire chi può e chi non può incontrare. E infatti decide e organizza personalmente molti incontri.
A colpire chi gli sta intorno è anche la sua «determinazione», come ha raccontato il segretario Xuereb a Radio Vaticana: «Lavora instancabilmente, e quando sente il bisogno di prendere un momento di pausa si mette seduto e prega il rosario. Penso che almeno tre Rosari al giorno, li prega. Mi ha detto: “Questo mi aiuta a rilassarmi”. Poi riprende il lavoro».
Un'attenzione speciale è dedicata da Francesco agli incontri con i malati e i sofferenti. Le udienze del mercoledì in piazza San Pietro lo vedono trascorrere ore ad abbracciare le persone. «E questo perché - sottolinea Xuereb - lui vede in loro il corpo di Cristo sofferente». Un abbraccio che fa passare in secondo piano anche i suoi malanni. «Nei primi mesi di pontificato - racconta ancora il segretario del Papa - aveva un forte dolore a causa della sciatica che si era ripresentata. I medici gli avevano consigliato di evitare di abbassarsi ma lui, trovandosi davanti a malati in carrozzella o a bambini infermi nei loro passeggini si chinava su di loro comunque e faceva sentire la sua vicinanza».
A un anno di distanza da quel primo affaccio sulla loggia centrale di San Pietro e quel «Cari fratelli e sorelle, buonasera!», non tutti in Vaticano si sono abituati a vedere il Pontefice spostarsi a piedi portandosi la borsa, usare un'utilitaria, non sottrarsi mai al contatto con le persone dimenticando la sicurezza. Un esempio provocante per le abitudini consolidate e quella mentalità «da príncipi» che il Papa argentino chiede di abbandonare.
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