Scommetti che ti innamori? (replay)
Harry ti presento Sally |
Vorrei possedere l’archivietto delle amiche di Sally,
che sfogliavano prontamente lo schedario quando lei rimaneva sola,
senza fidanzato, per vedere quale dell’elenco potesse adattarsi a lei.
Dallo schedario toglievano solo i morti, mentre per gli sposati bastava
fare un’orecchietta sul foglio, in attesa come il cinese sulla riva del
fiume che il soggetto tornasse libero.
Ora, a parte una correzione nel senso
dell’ortodossia (per me il foglietto dello sposato è tolto
definitivamente), troverei quello un modo molto sensato di investire il
mio tempo, cioè cercare di abbinare amici non accoppiati, se non fosse
che di tempo non destinato alla sopravvivenza mi avanzano dai quattro ai
sei minuti a settimana, e se non fosse anche che come Cupido sono
negata.
Se potessi starei sempre a organizzare cene, proporre inviti, uscite
di gruppo, cercando di fare uno sgambetto a M. perché inciampi, e
casualmente cada ai piedi di E.; spingendo con noncuranza B. tra le
braccia di C. (“ma lo sai che Infinite Jest è il suo libro preferito?” –
segue calcio sugli stinchi sotto il tavolo per ricordare alla mia amica
che anche lei sin dall’infanzia adora Foster Wallace, non è forse
vero?); facendo sposare in due mesi R. e M., giusto il tempo che si
presentino e prenotino una chiesa.
Poiché, dicevo, non ho tempo, e per combinare incontri bisognerebbe
almeno avere una vita sociale (non che io non trovi il massimo del jet
set i pomeriggi al parco, le merende a casa e le cene di classe, per
carità) vorrei almeno dire a tutte queste schiere di baldi giovani e
soprattutto di leggiadre fanciulle di buttarsi, per favore, di
accogliere il reale che si presenta loro sotto forma di amico, pieno di
difetti ma presente, limitato appunto perché in carne ed ossa, e di
provare seriamente a conoscerlo. Di telefonare, proporre un caffè
insieme (per la cronaca, io l’ho fatto, e il mio futuro marito la prima
volta mi ha detto di no), di non avere paura, di perdere la faccia,
sperimentare, conoscere (non in senso biblico, per favore, non al
secondo appuntamento almeno).
Non vorrei fare un’altra delle mie generalizzazioni, ma mi sembra di
veder circolare – sono così concrete che mi pare proprio di vederle –
tante idee strampalate sull’amore romantico, che a me pare entrarci
pochissimo con l’amore che davvero esiste. Credo che l’amore abbia più a
che fare con un lavoro su se stessi, con un paziente cesellare quel
sasso duro che siamo, con lo scolpirsi e soprattutto con il lasciarsi
scolpire, molto più che con un miracoloso riconoscimento, un’apparizione
folgorante di qualcuno che alla fine ci corrisponde in una sinfonia
miracolosamente orchestrata.
Gli amori possono cominciare in molti modi e, sì, può capitare anche
che comincino con un’inattesa agnizione, ma il cuore dell’amore è un
altro, e si arriva a toccare solo con gli anni, dopo che si è scavato
nella carne e tra le ossa che lo custodivano, questo cuore segreto.
Quando si incontra qualcuno, dunque, possono anche non esplodere
subito i fuochi artificiali, ma non importa. Quello che importa è
scegliere una persona, una sola, per sempre e buttarsi senza rete. E se Messori propone addirittura il ritorno ai matrimoni combinati (detta
così sembra una sparata, ma il ragionamento ha un suo senso), certo
l’idea dell’amore che va per la maggiore è molto più strampalata.
L’amore in cui molti – di sicuro un sacco di sceneggiatori e scrittori –
mostrano di credere assomiglia all’assecondare le emozioni, a lasciarsi
trascinare, soggiogare da qualcosa di spontaneo.
È chiaro che non sto dicendo che si possa prendere una persona a caso
e immolarsi con quella sull’altare del sacrificio, decidendolo a
priori. Ma la vita va data, e spesa e una volta per tutte bisogna
decidere, se per caso le cose sembrano “non venire”. Buttarsi,
abbracciare una scelta, non voltarsi indietro. Il tempo non è infinito,
la vita ha delle stagioni, che passano, e non è una lunga serie di bivii
che alla fine ti conducono di nuovo al punto di inizio.
Insomma, non so se il messaggio è arrivato all’amica a cui deve
arrivare: chiamalo. Digli che vuoi uscire. Digli che ti ha colpito per
quel motivo. Non avere paura perché di sicuro gli farà piacere, poi
tutt’al più ti dice di no. Che cosa mai succederà? Una brutta figura? Ma
chi se ne importa. Affronta la realtà piuttosto che l’idea dell’uomo
ideale che esiste solo nella tua testa. Prova, frequenta, proponiti,
telefona, incontra, esci, fai brutte figure a palate, se il desiderio di
conoscere qualcuno può essere considerata una brutta figura. Magari
esci con lui e ti innamori del suo migliore amico. E non ti fermare
neanche davanti alle sue difese, se per caso ti convinci che Mister
Right è lui. Conosco un soggetto che diceva di non essere sicuro di
volersi impegnare. Adesso abbiamo quattro figli, tanto che ci pensa.
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