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Una conchiglia rosa
ZBIGNIEW HERBERT
CONCHIGLIA
Davanti allo specchio
nella camera da letto dei miei genitori
c’era una conchiglia rosa.
Mi avvicinavo in punta di piedi
e con un movimento improvviso
la portavo all’orecchio.
Volevo coglierla in quel momento,
quando non si sente la nostalgia
con il suo monotono sussurro.
Sebbene fossi piccolo, sapevo che,
anche quando si ama molto qualcuno,
talvolta sopraggiunge l’oblio.
nella camera da letto dei miei genitori
c’era una conchiglia rosa.
Mi avvicinavo in punta di piedi
e con un movimento improvviso
la portavo all’orecchio.
Volevo coglierla in quel momento,
quando non si sente la nostalgia
con il suo monotono sussurro.
Sebbene fossi piccolo, sapevo che,
anche quando si ama molto qualcuno,
talvolta sopraggiunge l’oblio.
(da Hermes, pies i gwiazda, 1957)
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Un ricordo d’infanzia – la conchiglia portata velocemente all’orecchio per sorprenderne il vuoto anziché il caratteristico suono che ricorda il mare – serve al poeta polacco Zbigniew Herbert (1924-1998) per un’amara riflessione: la chiusa di questa poesia è un vero e proprio aforisma sul destino umano, sull’amore e sull’oblio.
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DIPINTO DI MAUREEN HYDE
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LA FRASE DEL GIORNO
LA FRASE DEL GIORNO
Occorre dimenticare per rimanere presenti, dimenticare per non morire, dimenticare per restare fedeli.
MILAN KUNDERA, La lentezza
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Forse la felicità
Il tempo che trascorro con lei è bello, talmente tranquillo da sfiorare la malinconia. Forse la felicità è semplicemente questo.
BANANA YOSHIMOTO
Chie-chan e io
Chie-chan e io
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