sabato 11 giugno 2016

Farsi ultimi significa, sopratutto, conoscere i meccanismi perversi che generano sofferenza.


Il Vangelo della pace
Don Tonino, il suo cuore e il suo sorriso, era per tutti noi, vescovi d’Italia, la pace.
Da lui abbiamo imparato che la pace è il Vangelo e solo con la pace tutto si costruisce e su di essa tutto si fonda. Da lui abbiamo imparato, con la sua testimonianza e attraverso le sue parole, davvero che la pace è il Vangelo del nostro tempo e che i nuovi missionari di Cristo sono gli operatori di pace.
Da lui abbiamo imparato a costruire soprattutto un pensiero della pace che non è soltanto ripudio della guerra ma è preparare il confronto, la strada libera per un dialogo con la solidarietà, con la cooperazione, con la democrazia, con la libertà, con la giustizia e in primis con il perdono.
La grande rivelazione, la grande affermazione della azione pastorale e profetica di don Tonino era riposta nella verità del Vangelo: noi, come cristiani, possiamo fare e costruire la pace solo se adottiamo il perdono. Questo è un pensiero di pace estremamente importante che dovrebbe essere accolto, profondamente, dagli uomini e dalle donne, dalle comunità locali e dalle nazioni...
Mons. Raffaele Nogaro,
vescovo di Caserta

Quella chiusura europea

By Leggoerifletto:

A coloro che si sentono falliti - don Tonino Bello

Questa lettera la scrivo un po' anche a me. Sono convinto, infatti, che tutti nella vita ci siamo portati dentro un sogno, che poi all'alba abbiamo visto svanire...
Io, per esempio, mi figuravo una splendida carriera. 
Volevo diventare santo. Cullavo l'idea di passare l'esistenza tra i poveri in terre lontane, aiutando la gente a vivere meglio, annunciando il Vangelo senza sconti, e testimoniando coraggiosamente il Signore Risorto. 
Ora capisco che in questo sogno eroico forse c'entrava più l'amore verso me stesso che l'amore verso Gesù. 
Comprendo, insomma, che in quegli slanci lontani della mia giovinezza la voglia di emergere prevaleva sul bisogno di lasciarmi sommergere dalla tenerezza di Dio.
E' il difetto di quasi tutti i sogni irrealizzati: quello di partire con un certo tasso di orgoglio. E il mio non ne era indenne. 
Ciò non toglie, però, ritrovandomi oggi in fatto di santità neppure ai livelli del mezzobusto, mi senta nell'anima una grande amarezza. 
I destinatari, comunque, di questa lettera non sono coloro che, come me, sperimentano le delusioni dei sogni e il pianterreno prosaico delle piccole conquiste. Ma sono tutti quelli che non ce l'hanno fatta a raggiungere neppure gli standard sui quali "normalmente" scorre una esistenza che voglia dirsi realizzata.
Amerigo, per esempio, che ha faticato tanto per laurearsi in medicina e, immediatamente dopo la specializzazione, ha dovuto accantonare ogni progetto di "brillante carriera" per un distacco irreversibile della retina.
Ugo, ragazzo prodigio fino alla maturità classica che si è insabbiato nelle secche degli esami universitari, e non è più riuscito a districarsene. 
Oggi ha quarant'anni, e sua moglie, ad ogni lite, gli rinfaccia il fallimento di essersi ridotto a fare il fattorino presso lo studio di un avvocato.
Marcella, a cui tutti profetizzavano un futuro carico di successi, e che dopo i corsi di perfezionamento in pianoforte all'Accademia Chigiana di Siena ha avuto decine di occasioni per affermarsi. Ha rifiutato tanti partiti, uno meglio dell'altro. Alla fine si è messa con un uomo divorziato che è fallito, e ha dovuto vendersi il pianoforte a coda che le aveva comprato suo padre.
Lucia che straripava di entusiasmo, e voleva diventare missionaria. In primavera sfogliava le margherite per leggervi presagi di felicità, ma poi non è partita perché i suoi l'hanno ostacolata. Ora margherite non ne sfoglia più, ed è finita a fare la commessa in un negozio di articoli da regalo.
Ecco, a tutti voi che avete la bocca amara per le disillusioni della vita voglio rivolgermi, non per darvi conforto col balsamo delle buone parole, ma per farvi prendere coscienza di quanto siete omogenei alla storia della salvezza. 
A voi che, cammin facendo, avete visto sfiorire a uno a uno gli ideali accarezzati in gioventù. 
A voi che avete meritato ben altro, ma non avete avuto fortuna, e siete rimasti al palo. 
A voi che non avete trovato mai spazio, e siete usciti da ogni graduatoria, e vi vedete scavalcati da tutti. 
A voi che una malattia, o una tragedia morale, o un incidente improvviso, o uno svincolo delicato dell'esistenza, hanno fatto dirottare imprevedibilmente sui binari morti dell'amarezza. 
A voi che il confronto con la sorte felice toccata a tanti compagni di viaggio rende più mesti, pur senza ombra di invidia.
A tutti voi voglio dire: volgete lo sguardo a Colui che hanno trafitto!
La riuscita di una esistenza non si calcola con i fixing di Borsa. E i successi che contano non si misurano con l'applausometro delle platee, o con gli indici di gradimento delle folle.
Da quando l'Uomo della Croce è stato issato sul patibolo, quel legno del fallimento è divenuto il parametro vero di ogni vittoria, e le sconfitte non vanno più dimensionate sui naufragi in cui annegano i sogni. Anzi, se è vero che Gesù ha operato più salvezza con le mani inchiodate sulla Croce, nella simbologia dell'impotenza, che non con le mani stese sui malati, nell'atto del prodigio, vuol dire, cari fratelli delusi, che è proprio quella porzione di sogno, che se n'è volata via senza realizzarsi, a dare ai ruderi della nostra vita, come per certe statue monche dell'antichità, il pregio della riuscita.
Non voglio sommergervi di consolazioni. Voglio solo immergervi nel mistero. Nella cui ottica una volta entrati, vi accorgerete che gli stralci inespressi della vostra esistenza concepita alla grande, le schegge amputate dei vostri progetti iniziali, le inversioni di marcia sulle vostre carreggiate mai divenute carriere, non soltanto inutili, ma costituiscono il fondo di quella Cassa deposito e prestiti che alimenta ancora oggi l'economia della salvezza.
A nome di tutti coloro che ne beneficiano vi dico grazie!

Vostro don Tonino Bello


«La vera tristezza non è quando, la sera, non sei atteso da nessuno al tuo rientro in casa, ma quando tu non attendi più nulla dalla vita. 
E la solitudine più nera, la soffri non quando trovi il focolare spento, ma quando non lo vuoi accendere più: neppure per un eventuale ospite di passaggio. 
Quando pensi, insomma, che per te la musica è finita». 

- don Tonino Bello - 



 «Signore salvami dalla presunzione di sapere tutto.
Dall'arroganza di chi non ammette dubbi.
Dalla durezza di chi non tollera ritardi.
Dal rigore di chi non perdona debolezze.
Dall'ipocrisia di chi salva i princìpi e uccide le persone».

- don Tonino Bello - 

Da qui nasce il terzo aspetto vissuto da don Tonino: il lottare con gli ultimi. Bisogna conoscere i meccanismi perversi che generano la sofferenza, capire quali sono le cause, le radici del male, e chi sono i veri autori del dolore dei nostri fratelli e sorelle poveri. Le improvvisazioni sentimentali non bastano: occorrono la competenza e lo studio. Si comprenderà allora che le cause di tante situazioni disumane non sono fatalità, ma hanno un nome ben preciso. E allora non piangeremo su chi si trova nella miseria, ma soprattutto su chi causa tanta ingiustizia e sulle nostre scelte quando queste favoriscono la logica dei potenti e le loro azioni ingiuste e bramose di guadagno a tutti i costi (anche a costo della vita umana). poveri hanno bisogno del nostro impegno di giustizia per debellare la miseria, conseguenza dell´arricchimento sfrenato dei potenti. Ora noi siamo chiamati a fare una scelta, a prendere una posizione, come ci ricordava Oscar Romero: “Essere a favore della vita o della morte: con immensa chiarezza, vedo che in questo non esiste una neutralità possibile. O serviamo la vita, o siamo complici della morte di molti esseri umani. Qui si rivela la nostra fede: o crediamo in un Dio della Vita, o usiamo il nome di Dio per servire i faraoni della morte”.
Don Tonino ha saputo scegliere... e noi?

Buona giornata a tutti. :-)

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