martedì 3 settembre 2013

“ascoltare il silenzio”

Da questo post...
Il "silenzio" per mettere Dio al primo posto ...
Educarsi alla vita interiore. Il silenzio può fare paura, eppure è un compagno discreto a cui attingere per trovare le risposte che spesso cerchiamo negli avvenimenti della vita. Il silenzio non è soltanto assenza di parola ma spazio interiore per accogliere il Verbo della Vita. Dal silenzio, come da terra fertile, fioriscono tutte le virtù.



In una civiltà come la nostra, spesso chiamata "civiltà della comunicazione", ma che di fatto rischia di diventare una "babele", una società della confusione, non è facile creare spazi di silenzio. Si vive immersi nell'inflazione della parola, e quando le parole si moltiplicano, diventano facilmente superficiali; e rendono pure incapaci di ascolto.
 Il silenzio può fare paura, eppure è un compagno discreto a cui attingere per trovare le risposte che spesso cerchiamo negli avvenimenti della vita.

          È necessario il silenzio perché il lavoro diventi missione, le preoccupazioni e le difficoltà diventino paziente attesa, la fatica diventi passione. Ogni costruzione umana significativa ha bisogno di tempo e di silenzio. Il silenzio permette di recuperare noi stessi e di crescere in umanità. È bello il silenzio quando lo si vive come spazio abitato. Il silenzio infatti porta alla scoperta della presenza di Dio in noi, mette le basi della preghiera: «Può pregare con sincerità - insegnava Gandhi - solo colui che è convinto di avere Dio dentro di sé». Il silenzio educa e rafforza nella vigilanza, che è attenzione al vissuto fin nei dettagli, capaci di rivelare la novità che si nasconde persino nella monotonia, nel quotidiano mai banale anche se spesso è banalizzato dalla poca attenzione e da una diffusa superficialità.


          «Nel silenzio è insito un meraviglioso potere di osservazione, di chiarificazione, di concentrazione sulle cose essenziali» (D. Bonhoeffer). 

          In una sua preghiera, Etty Hillesum scrive: «Tutto avviene secondo un ritmo più profondo … che si dovrebbe insegnare ad ascoltare: è la cosa più importante che si può imparare in questa vita. Il silenzio può così essere strada che conduce alla profondità. Ecco perché le grandi donne e i grandi uomini dello spirito hanno amato e vissuto il silenzio».

Silenzio, ascolto, preghiera   
       Una donna del nostro tempo, che ama e vive il silenzio, è madre Anna Maria Canopi, abbadessa e fondatrice dell'abbazia Mater Ecclesiæ sull'isola San Giulio (Orta, Novara).
 Il suo ottantesimo compleanno è stato un'occasione per la sua comunità per raccogliere in un libro , parte delle sue tante riflessioni donate alle numerose persone approdate al monastero, col desiderio di ascoltare "una parola", di ritrovare il silenzio, e con il silenzio se stessi. «Ogni persona che giunge all'abbazia, si trova accolta, tenuta per mano, ascoltata nella sua unicità da un cuore capace di quell'amore gratuito e personale che può nascere soltanto da lunghe ore di silenzio, di adorazione e di preghiera. Solo chi sa essere discepolo del Signore può infatti diventare evangelicamente maestro, nel suo divenire trasparenza dell'unico Maestro».

          È un cammino graduale e paziente di educazione della mente e del cuore, è espressione della bontà del cuore, è dono. Il silenzio è anche frutto di quell'esercizio ascetico che permette di dominare la propria istintività e rende capaci di tacere e parlare al momento opportuno e in modo giusto.          «Per educarci al silenzio - scrive la Canopi - è necessario cominciare a tacere, a disciplinare la lingua, ma non basta, perché fare silenzio non è soltanto non parlare. Dobbiamo riempirci del silenzio che coincide con il Verbo di Dio, Verbo silente, e poi parlare attingendo da quella sorgente; allora le parole sono calme, sono essenziali, sono buone, sono vere, sono belle, sono creatrici. Le parole che scaturiscono dal silenzio, cioè da Dio, partecipano della stessa creatività di Dio, sono feconde di vita» .
          La vita interiore richiede l'uso della ragione e della volontà, ha bisogno di discernimento e di azione, tuttavia al centro dello spirito sta qualcosa di semplice e radicale da cui dipende l'educabilità vera ed efficace del cuore: silenzio, ascolto, preghiera. Non sono solo atti tipici della vita religiosa e monastica, ma primi e fondamentali passi dell'esperienza umana come tale. Per parlare con libertà e coscienza, bisogna sapersi educare al silenzio, inteso come una predisposizione all'ascolto profondo di se stessi, del prossimo e di Dio.
        
  Dietrich Bonhoeffer così esprimeva le motivazioni del silenzio raccomandato a ogni cristiano che voglia crescere nella vita spirituale: 
«Facciamo silenzio prima di ascoltare la Parola, perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la Parola. Facciamo silenzio dopo l'ascolto della Parola, perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi. Facciamo silenzio la mattina presto, perché Dio deve avere la prima Parola, e facciamo silenzio prima di coricarci perché l'ultima Parola appartiene a Dio. Facciamo silenzio solo per amore della Parola». E Ildegarda di Bingen diceva: «Dio ci dà volentieri appuntamento nella casa del silenzio».

Espressione del primato di Dio          Il silenzio non è soltanto assenza di parola - anche se esige una limitazione nell'uso della parola - ma spazio interiore per accogliere il Verbo della Vita.
«In sostanza, - scrive ancora la Canopi - il silenzio è un'espressione concreta del primato accordato a Dio. Se davvero diamo a Dio il primo posto, se a lui consacriamo le primizie del nostro cuore, a lui rivolgiamo i nostri desideri e lo mettiamo al di sopra di tutte le nostre attese, allora certamente cercheremo di far tacere tutti gli altri rumori, per poter percepire il "mormorio leggero" della sua presenza, per lasciar risuonare in noi solo la sua Parola, che è lui stesso.
          Il silenzio sta alla base dell'educazione dell'uomo. Dal silenzio, come da terra fertile, fioriscono tutte le virtù; senza il silenzio anche le virtù già acquisite diventano scadenti, perdono la loro specifica bellezza, la loro lucentezza e profondità. Non è facile quando si è sempre immersi in ambienti rumorosi e superficiali custodire il raccoglimento ed essere testimoni della Parola che non passa, della purezza del cuore, della vera bellezza della vita. Eppure tale testimonianza è oggi quanto mai urgente".
          Tutti, soprattutto oggi, abbiamo bisogno del silenzio! È dal silenzio che può nascere una parola acuta, penetrante, comunicativa, sensata. Dio preferisce il silenzio, parla all'uomo se sa mettersi in ascolto. Il silenzio è indispensabile! È nel silenzio che s'impara a stare con la gente in modo diverso, a parlare alla gente in modo diverso, a gioire con la gente in modo diverso. Si diventa più lieti e più profondi nello stesso tempo.
          «Più passa il tempo - diceva Gandhi - e più mi accorgo che non riesco ad essere felice senza silenzio, senza preghiera... La preghiera mi ha salvato la vita. Senza di essa sarei pazzo da molto tempo».

Rivestirsi di silenzio 

         Ancora madre Canopi sottolinea quanto sia importante «per la vita spirituale, all'inizio della giornata, attingere da Cristo forza, amore, pace, nutrirsi di lui, ricolmarsi di lui. Un cristiano - tanto più se consacrato - dovrebbe sempre essere riconoscibile per una "qualità" diversa di essere: qualunque cosafaccia, dovrebbe lasciar trasparire la sua relazione profonda con il Signore. Qualcosa di divino dovrebbe irradiarsi dal suo modo di essere, di agire, di pensare, al punto da costituire nel mondo un segno del trascendente e un docile strumento nelle mani del Signore per educare gli altri alla purezza, alla finezza spirituale, alla delicatezza dei sentimenti».
Siamo in un'epoca dove si parla facilmente in modo volgare, ma tale modo di esprimersi dimostra che non c'è cuore puro, che manca il gusto della vera bellezza. Un cuore non educato al vero, al buono, al bello, vale a dire alla santità, è un cuore non ancora evangelizzato e perciò incapace di evangelizzare.
          «La Vergine Maria può esserci anche in questo di modello e di aiuto. In lei, concepita senza peccato, tutto è sempre stato compostezza, silenzio e pace. È la bellezza pura e santa che, come terra umile e tutta aperta alla fecondazione della grazia, genera il Verbo. Ella è insieme la Vergine del silenzio e dell'ascolto, la Madre del Verbo e la Madre del bell'Amore, la Regina della Pace. Guardando a lei, ognuno può chiedersi come, nella propria situazione, possa fare qualcosa di più per coltivare il silenzio e per aiutare gli altri a scoprirne la bellezza».

Silenzio e Parola

           Per stare alla presenza di Dio, in ascolto della sua Parola, bisogna innanzitutto mettersi in stato di silenzio. «Taccia, davanti a lui, tutta la terra» esclama il profeta Abacuc (2,20). Taccia tutta la terra, tacciano tutti gli uomini, tacciano tutte le creature, tacciano i nostri cuori, i nostri pensieri... per ascoltare il Signore che è Parola di amore e suscita sempre "cose nuove".
          Un analogo invito al silenzio si trova nei Salmi: «Sta' in silenzio davanti al Signore e spera in lui» (Sal 37,7). Il silenzio è fonte di speranza, espressione di abbandono fiducioso.
Il profeta Osea ci mostra come il silenzio sia fondamentale perché sia vera la relazione con Dio. Israele ha violato l'alleanza nuziale con il suo Signore, e il Signore, vuole portarlo a conversione, vuole risvegliare l'amore genuino degli inizi.
          "Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,16). La condurrò lontano dalla vita tumultuosa, la condurrò in un luogo di silenzio e là, quando il suo cuore sarà in silenzio, le parlerò ed essa saprà ascoltarmi. Allora le toglierò gli idoli che aveva sulla bocca e nel cuore e farò con lei un'alleanza nuova: Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell'amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore" (Os 2,21-22).
          C'è una relazione profonda fra silenzio e purezza di cuore, come pure tra silenzio e carità, tra silenzio e preghiera. Soltanto dove regna il silenzio possono fiorire la Parola, la preghiera e la carità. Solo nel silenzio è possibile far crescere uno spazio interiore per accogliere il Verbo della Vita e trasmetterlo come Parola che dà vita.

(Teologo Borèl) Aprile 2012 - autore: Gellini Anna Maria


PROMEMORIA 

Tre poesie di Dietrich Bonhoeffer

Chi sono? Cristiani e pagani. Luce

Parole di vita

Spiritualità, preghiere, testimonianze...



etty  
«Penso anche alla figura di Etty Hillesum, una giovane olandese di origine ebraica che morirà ad Auschwitz. Inizialmente lontana da Dio, lo scopre guardando in profondità dentro se stessa e scrive: "Un pozzo molto profondo è dentro di me. E Dio c’è in quel pozzo. Talvolta mi riesce di raggiungerlo, più spesso pietra e sabbia lo coprono: allora Dio è sepolto. Bisogna di nuovo che lo dissotterri" (Diario, 97). Nella sua vita dispersa e inquieta, ritrova Dio proprio in mezzo alla grande tragedia del Novecento, la Shoah. Questa giovane fragile e insoddisfatta, trasfigurata dalla fede, si trasforma in una donna piena di amore e di pace interiore, capace di affermare: "Vivo costantemente in intimità con Dio"» (Benedetto XVI, Udienza generale 13 febbraio 2013).
(NB. Dal n. 6 la ricerca è condotta sul DIARIO integrale di Etty Hillesum) 

Pachelbel – Canon in D major (from 50 Best Wedding Music)

FESTIVALETTERATURA di Mantova

La profezia del silenzio



Se nella nostra società “l’uomo è diventato un’appendice del rumore” (Max Picard), si fa sempre più urgente l’esigenza che ciascuno ritrovi la propria umanità attraverso la riscoperta del silenzio e l’apprendimento dell’antichissima arte di “ascoltare il silenzio”. Impresa certo non semplice, se già Eraclito definiva i propri simili come “incapaci di ascoltare e di parlare”: da allora forse abbiamo l’impressione di aver compiuto passi in avanti nella capacità di parlare, ma certo quanto ad ascolto sembriamo tornati indietro di secoli. Abbiamo bisogno di una pedagogia dell’ascolto che può prendere le mosse solo dal silenzio. Sì, “ascoltare il silenzio” può sembrare un ossimoro, invece è la chiave che apre il mondo dell’ascolto autentico e della comprensione di ciò che si sente.
La tradizione spirituale non solo cristiana ha sempre riconosciuto l’essenzialità del silenzio per una vita interiore autentica. “La preghiera – ha detto il Savonarola, che pur di discorsi appassionati ben si intendeva – ha per padre il silenzio e per ma­dre la solitudine”. Solo il silenzio, infatti, rende possibile l’ascolto, cioè l’accoglienza in sé non soltanto della parola pronunciata, ma anche della presenza di colui che parla. Il silenzio è linguaggio di amore, di profondità, di pre­senza all’altro. Del resto, nell’esperienza amorosa il silenzio è spesso linguaggio molto più eloquente, intenso e comunicativo delle parole. Purtroppo oggi il silenzio è raro, è forse la realtà maggiormente assente nelle nostre giornate: siamo bombardati da messaggi sonori e visivi, i rumori ci derubano della nostra interiorità e le parole stesse vengono immiserite dal loro essere urlate, ridotte a slogan o invettive. Ora, “quando diminuisce il prestigio del linguaggio aumenta quello del silenzio” (Susan Sontag). Dobbiamo confessarlo: abbiamo bisogno del silenzio! Ci è necessario da un punto di vista pret­tamente antropologico, perché l’uomo, che è un essere di relazione, comunica in modo equilibrato e significativo soltanto grazie all’armonico rapporto fra parola e silenzio.
Ma abbiamo bisogno del silenzio anche dal punto di vista spirituale. Per la fede ebraica e cristiana il silenzio è una dimensione teologica: sul monte Oreb, il profeta Elia percepì di essere alla presenza di Dio non nel frastuono di venti, tuoni e terremoto ma solo quando ascoltò “la voce di un silenzio sottile” (1Re 19,12). Ignazio di Antiochia dirà che Cristo è “la Parola che procede dal silenzio”. Non si tratta semplicemente dell’astenersi dal parlare o dell’assenza di rumori, ma del silenzio interiore, quella dimensione che ci restituisce a noi stessi, ci pone sul piano dell’essere, di fronte all’essenziale. “Nel silenzio è insito un meraviglioso potere di osservazione, di chiarificazione, di concentrazione sulle cose essenziali” (Dietrich Bonhoeffer). Il silenzio è custode dell’interiorità in quanto ci conduce da una dimensione primaria e “negativa” di sobrietà, di­sciplina nel parlare o addirittura di astensione da parole, a un livello più profondo, di intensa vita spirituale: cioè al far tacere i pensieri, le immagini, le ribellioni, i giu­dizi, le mormorazioni che nascono nel cuore. È il difficile silenzio interiore, quello che trova il proprio ambito vitale nel cuore, luogo della lotta spirituale. Ma proprio questo silenzio profondo genera l’attenzione, l’accoglienza, l’empatia nei confronti dell’altro.
Il silenzio scava nel nostro profondo uno spazio per farvi abitare l’alterità, per farne risuonare la parola e, al tempo stesso, ci dispone all’ascolto intelligente, al parlare misurato, al discernimento di ciò che brucia nel cuore dell’altro e che è celato nel silenzio da cui nascono le sue parole. Il silenzio, allora, quel silenzio, suscita in noi la carità, l’amore del fratello. “Il silenzioso diventa fonte di grazia per chi ascolta” aveva affermato san Basilio. Per il cristiano, il rimando all’ascolto obbediente della Parola di Dio, all’accoglienza del Verbo fatto carne è evidente ed estremamente eloquente. Non a caso è questo il silenzio che proviene a noi da una lunga storia spirituale: è il silenzio cercato e praticato dagli esicasti per ottenere l'unificazione del cuore, il silenzio della tradizione monastica finalizzato all’accoglienza in sé della parola di Dio, il silenzio della preghiera di adorazione della presenza di Dio. Ma è anche il silenzio caro ai mistici di ogni tradizione religiosa e, ancor prima, è il silenzio di cui è intriso il linguaggio poetico, il silenzio che costituisce la materia stessa della musica, il silenzio essenziale a ogni atto comunicativo. Il silenzio, evento di profondità e di unificazione, rende il corpo eloquente conducendoci ad abitare il nostro corpo, a nutrire la nostra vita interiore, guidandoci a quell’habitare secum così prezioso per la tradizione monastica come per quella filosofica. Il corpo abitato dal silenzio diviene rivelazione della persona intera. 
Proviamo allora a ricavare nel ritmo del nostro vivere un tempo per ascoltare il silenzio: riusciremo a cogliere gli sforzi compiuti per crearlo e custodirlo, a discernere i suoni impercettibili della presenza di altre creature accanto a noi, a comprendere il non-detto che abita la gran quantità di parole, ad avere intelligenza di quanto accade – cioè, letteralmente, a “leggere dentro” gli eventi – e, finalmente, anche ad ascoltare meglio noi stessi e gli altri quando parlano al nostro cuore e alla nostra mente, e non solo ai nostri orecchi.

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