Ciò che possiamo dire con certezza è che non esiste una sola persona al mondo che non abbia mai sbagliato in vita sua. Nella nostra esperienza certamente abbiamo sperimentato questa verità e anche noi siamo sicuramente caduti in qualche sbaglio. D’altra parte nessuno è perfetto e quindi l’errore è inevitabile.
A volte l’errore si sperimenta in quei momenti più inaspettati, magari proprio quando si cerca di seguire dei buoni propositi. Tutti sbagliano e bisogna prendere coscienza dei propri limiti e delle proprie debolezze.
Ciò che è strano è che gli errori e i fallimenti in genere si sperimentano quando si cerca di fare il bene. Difficilmente qualcuno fa il male pensando di fare il male e basta. L’egoismo in fondo non è altro che la voglia di rendere felice se stesso. Anche l’egoismo è una risposta alla fame di felicità, che tutti abbiamo dentro, anche se miope e deleterio per gli altri.
Perché allora si fa il male?
Il male si fa perché in quel momento quell’azione appare a noi come una cosa buona e giusta, come fu per i nostri progenitori mangiare il frutto dell’albero - “buono, bello e desiderabile” (Gen 3,6) -, e ci illude che quella sia la strada per cogliere una dose di felicità di cui non siamo mai sazi.
Fatta l’azione ecco che l’illusione si rompe e ciò che appariva prezioso in poco tempo si rivela nel suo putridume, si prende coscienza del male provocato e subito arrivano quelle accuse interiori, quei sensi di colpa, che restano e si sedimentano nel cuore.
Come poter uscire da tutto ciò?
Iniziamo a non nascondere gli errori. Entriamo alla presenza del Padre e facciamolo senza alcun timore, perché Dio è amore, è misericordia, è il padre che ci ama con la tenerezza di una madre e non vede l’ora di riabbracciarci e fare festa.
Non confondiamo il nostro giudizio con quello di Dio. Spesso siamo noi a non perdonarci e crediamo che Dio la pensi come noi. In realtà non è cosi perché Dio guarda nel nostro cuore e giudica secondo i criteri dell’amore che ci superano abbondantemente: “Perché i miei Pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore” (Is 55,8).
Portare alla coscienza quanto fatto è essenziale per prenderne le distanze. Noi non siamo i nostri errori, le nostre debolezze, noi siamo stati creati per la libertà e non per la prigione dell’errore. Apriamo il cuore e riceviamo la misericordia di Dio dicendo: “Io non sono il mio errore! Riconosco quello che ho fatto come errore e voglio rialzarmi per fare il bene. Padre aiutami.”. Dio non vede l’ora di poterci aiutare.
Le sconfitte, se vissute in Dio, sono occasioni per renderci conto di ciò che siamo, dei nostri limiti e delle debolezze, ma sono anche un grande insegnamento per comprendere chi abbiamo accanto. Anche le persone che sono a me vicine sono limitate come me e hanno le loro debolezze, quindi, come possono non perdonarle?
Le parole per ogni fallimento sono quattro e sono “cerchiamo”, “guardiamo”, “prendiamo” e “abbandoniamoci”:
_ cerchiamo Dio Padre con tutto il cuore
_ guardiamo il nostro errore e nel pentirci prendiamone le distanze
_ prendiamo l’impegno di fare il bene
_ abbandoniamoci a Dio chiedendo il suo aiuto
“…quando sono debole, è allora che sono forte.” (2 Cor 12,10)
“Tutto posso in colui che mi dà la forza.” (Fil 4,13)
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Ciò che possiamo dire con certezza è che non esiste una sola persona al mondo che non abbia mai sbagliato in vita sua. Nella nostra esperienza certamente abbiamo sperimentato questa verità e anche noi siamo sicuramente caduti in qualche sbaglio. D’altra parte nessuno è perfetto e quindi l’errore è inevitabile.
A volte l’errore si sperimenta in quei momenti più inaspettati, magari proprio quando si cerca di seguire dei buoni propositi. Tutti sbagliano e bisogna prendere coscienza dei propri limiti e delle proprie debolezze.
Ciò che è strano è che gli errori e i fallimenti in genere si sperimentano quando si cerca di fare il bene. Difficilmente qualcuno fa il male pensando di fare il male e basta. L’egoismo in fondo non è altro che la voglia di rendere felice se stesso. Anche l’egoismo è una risposta alla fame di felicità, che tutti abbiamo dentro, anche se miope e deleterio per gli altri.
Perché allora si fa il male?
Il male si fa perché in quel momento quell’azione appare a noi come una cosa buona e giusta, come fu per i nostri progenitori mangiare il frutto dell’albero - “buono, bello e desiderabile” (Gen 3,6) -, e ci illude che quella sia la strada per cogliere una dose di felicità di cui non siamo mai sazi.
Fatta l’azione ecco che l’illusione si rompe e ciò che appariva prezioso in poco tempo si rivela nel suo putridume, si prende coscienza del male provocato e subito arrivano quelle accuse interiori, quei sensi di colpa, che restano e si sedimentano nel cuore.
Come poter uscire da tutto ciò?
Iniziamo a non nascondere gli errori. Entriamo alla presenza del Padre e facciamolo senza alcun timore, perché Dio è amore, è misericordia, è il padre che ci ama con la tenerezza di una madre e non vede l’ora di riabbracciarci e fare festa.
Non confondiamo il nostro giudizio con quello di Dio. Spesso siamo noi a non perdonarci e crediamo che Dio la pensi come noi. In realtà non è cosi perché Dio guarda nel nostro cuore e giudica secondo i criteri dell’amore che ci superano abbondantemente: “Perché i miei Pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore” (Is 55,8).
Portare alla coscienza quanto fatto è essenziale per prenderne le distanze. Noi non siamo i nostri errori, le nostre debolezze, noi siamo stati creati per la libertà e non per la prigione dell’errore. Apriamo il cuore e riceviamo la misericordia di Dio dicendo: “Io non sono il mio errore! Riconosco quello che ho fatto come errore e voglio rialzarmi per fare il bene. Padre aiutami.”. Dio non vede l’ora di poterci aiutare.
Le sconfitte, se vissute in Dio, sono occasioni per renderci conto di ciò che siamo, dei nostri limiti e delle debolezze, ma sono anche un grande insegnamento per comprendere chi abbiamo accanto. Anche le persone che sono a me vicine sono limitate come me e hanno le loro debolezze, quindi, come possono non perdonarle?
Le parole per ogni fallimento sono quattro e sono “cerchiamo”, “guardiamo”, “prendiamo” e “abbandoniamoci”:
_ cerchiamo Dio Padre con tutto il cuore
_ guardiamo il nostro errore e nel pentirci prendiamone le distanze
_ prendiamo l’impegno di fare il bene
_ abbandoniamoci a Dio chiedendo il suo aiuto
“…quando sono debole, è allora che sono forte.” (2 Cor 12,10)
“Tutto posso in colui che mi dà la forza.” (Fil 4,13)
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Dada Pasticciona
Recita di Natale: "La leggenda dei tre alberi. Gesù il tesoro del mondo"
Come da voi richiesto ecco che vi pubblico la recita di Natale ispirata al libro "I tre alberi" e che potrete collegare al percorso che trovate qui:
L TESORO DEL MONDO: GESU'
(diapositiva 01) Tratte dal libro
Balletto del bosco 3 anni
NARRATORE: C'erano una volta, sulla cima di una montagna, tre alberelli che sognavano pensando a cosa volevano diventare da grandi.
Il primo alberello alzò gli occhi alle stelle che luccicavano come diamanti sopra di lui e disse…
I° ALBERO: Io voglio custodire tesori, sarò il forziere più bello del mondo!
NARRATORE: Il secondo alberello guardò il piccolo fiume che scorreva gorgogliando fino all'oceano e disse…
II° ALBERO: Io voglio essere un veliero, sarò la nave più forte del mondo!
NARRATORE: Il terzo alberello guardò giù nella valle dove uomini e donne lavoravano senza sosta e disse…
III° ALBERO: Io voglio diventare altissimo così chi mi guarderà alzerà gli occhi al cielo e penserà a Dio. Sarò l'albero più alto del mondo!
NARRATORE: Passarono gli anni. Vennero le piogge, continuò a splendere il sole e i tre alberelli crebbero…
un giorno arrivò un boscaiolo.
(il boscaiolo osserva gli alberi, poi si ferma davanti al primo, lo tocca)
BOSCAIOLO: Quest'albero è bello. E' perfetto per me.
(il boscaiolo prende per mano l'albero per portarlo via)
I° ALBERO: (rivolto verso gli altri alberelli) Finalmente si realizza il mio desiderio
II° e III° ALBERO: Ciao, buona fortuna!
(il boscaiolo prende per mano l'albero lo accompagna a bordo palco ed esce)
(diapositiva 02)
NARRATORE: L'albero gioì quando fu portato nella bottega di un falegname, perché credeva che il suo desiderio stesse per realizzarsi… ma invece non venne ricoperto d'oro né riempito di tesori. L'albero dovette dimenticare il proprio sogno…
(si spengono le luci, musica di sottofondo) (cambio scena, Maria a casa in ginocchio sta pregando)
NARRATORE: Quel giorno Maria stava pregando quando un bagliore la sorprese e la stupì. Arrivò un messaggero dal cielo, l'arcangelo Gabriele.
ANGELO: Ave o Maria!
MARIA: Chi sei creatura di luce?
ANGELO: Sono Gabriele, il messaggero di Dio. Lui ti ha scelta per un compito speciale!
MARIA: Parla, dimmi che cosa mi chiede il mio Dio?
ANGELO: Egli ti chiede di essere la mamma di Gesù.
MARIA: Ma come è possibile che abbia scelto proprio me?
ANGELO: E' così Maria, dunque, cosa rispondi?
MARIA: Sia fatta la Sua volontà!
(diapositiva 03)
(Maria china il capo, l'angelo le offre il giglio)
Canto: "Venne l'angelo di Dio"
(diapositiva 04)
(appare in scena Elisabetta, Maria cammina verso di lei)
NARRATORE: In quei giorni Maria andò a far visita alla cugina. Non aveva fatto saper nulla del suo arrivo ma era come se Elisabetta l'aspettasse.
MARIA: Come sono felice di vederti!
NARRATORE: Alle parole di Maria il bimbo di Elisabetta diede un calcetto alla pancia della sua mamma…
ELISABETTA:(porta la mano alla pancia) Oh! Ma anche tu aspetti un bambino…
Canzone magnificat
ELISABETTA: Vieni, Maria. Entriamo in casa. Abbiamo tante cose da dirci!
( buio) (cambio scena, appare Giuseppe)
NARRATORE: Giuseppe e Maria erano fidanzati, ma Giuseppe in quei giorni non era felice.
Era infatti venuto a sapere che forse Maria non era la donna onesta che egli credeva…
GIUSEPPE: parlerò con Maria, le chiederò se veramente aspetta un figlio come dicono.
NARRATORE:... Fra questi pensieri che lo tormentavano, Giuseppe, che era un uomo buono confidava in Dio e prima di addormentarsi Gli chiese di suggerirgli cos'era giusto fare.
(diapositiva 05)
(Giuseppe si addormenta in un angolo)
balletto angeli 4 anni
(Giuseppe in scena, dorme)
NARRATORE: Ed ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore
ANGELO II: Giuseppe, non aver paura di sposare Maria, perché il figlio che attende è opera dello Spirito Santo. Lo chiamerete Gesù e verrà per salvare il Suo popolo.
NARRATORE: Giuseppe fece come gli aveva detto l'angelo del Signore e sposò Maria.
Ora accadde che in quei giorni uscisse un decreto da parte di Cesare Augusto affinché si facesse un censimento…
(diapositiva 06)
(ENTRANO i centurioni con tamburo e pergamena)
CENTURIONI: Udite popolo, per ordine dell'imperatore ognuno di voi deve recarsi nella sua città per registrare il suo nome.
(Giuseppe e Maria in scena con l'asinello)
NARRATORE: Anche Giuseppe e Maria si misero in viaggio verso Betlemme. Giuseppe era molto preoccupato perché da lì a poco Maria avrebbe dovuto partorire. Lungo la strada si fermavano spesso a riposare…
(diapositiva 07)
Canto "Andare a Betlemme"
NARRATORE: Arrivati a Betlemme cercarono riparo per la notte…
(entrano i locandieri con la locanda)
GIUSEPPE e MARIA: Per carità, un letto noi, nostro figlio sta per nascere!
LOCANDIERE: Mi dispiace, non c'è più posto, è tutto pieno!
NARRATORE: Tutte le locande erano piene, Giuseppe e Maria fecero un ultimo tentativo…
GIUSEPPE e MARIA: Per favore, avete un letto, nostro figlio sta nascendo.
LOCANDIERE II: Mi dispiace, non c'è più posto, ma se vi accontentate dietro quella curva, troverete una stalla. Non è molto, ma vi è della paglia e una mangiatoia.
GIUSEPPE e MARIA: Grazie! Il Signore ha ascoltato le nostre preghiere!
NARRATORE: E così si incamminarono verso la stalla
(In un angolo mettere la stalla e vicino il I albero)
MARIA: Guarda Giuseppe c'è anche una bellissima mangiatoia che farà da culla al nostro tesoro prezioso
Canto Ninna nanna
(diapositiva 08 e 09)
(Si fa buio,ENTRANO ANGELI E PASTORELLE, poi si illumina solo la capanna, Gesù è nato, è in braccio all'alberello, Maria e Giuseppe sono in ginocchio vicino a Lui)
NARRATORE: E così Gesù, il Re dei Re, nacque in un'umile stalla e venne deposto in una mangiatoia. L'alberello iniziò a capire che forse il suo destino si stava compiendo.
(viene illuminato il palco dalla parte opposta)
NARRATORE: Lì vicino erano accampati dei pastori, improvvisamente apparvero loro degli angeli per annunciare la lieta novella.
(diapositiva 10)
PASTORE I : Brrr, Fa freddo! Passami una coperta!
PASTORE II:Eccola.
PASTORE III:Che cos'è quella luce?
PASTORE I: Non lo so Mmm! Ho paura!
PASTORE II: Anch'io
ANGELI :
I: Non abbiate paura!
I:Stanotte a Betlemme è nato il Messia.
III: Si chiama Gesù. Su presto, seguite la stella!
PASTORI : Presto andiamo!
Balletto stelline 4 anni
(spostare la capanna al centro, tutti in scena, si preparano i re magi)
(diapositiva 11 e poi 12)
NARRATORE: Tre uomini saggi e sapienti videro in cielo la stella cometa e capirono che era un segno speciale, così si misero in cammino attraverso deserti e valli per portare i loro doni a Gesù.
Canto: " I tre re magi"
RE MAGIO I: Io ti porto il prezioso oro.
RE MAGIO II: Io ti porto l'incenso, profumo dello spirito
RE MAGIO III: Io ti porto la mirra
(L'albero con in braccio Gesù va al centro del palco)
ALBERO I: Ho aspettato tanto ma ora il mio desiderio si è avverato. Alleluia!
NARRATORE: E'così che il sogno dell'alberello si realizzò, contenere il tesoro più prezioso di tutto il mondo: il bambin Gesù.
Canto: "Bambino di pace"
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