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14 cose che (forse) non sai sui samurai da focus
I vincoli di fedeltà, il suicidio rituale, il durissimo addestramento e le sue sanguinose derive: vita e morte dei samurai, servi guerrieri e i signori di arco e katana del periodo d'oro del Giappone.
Aggiunto Giugno da Aforismario
Samurai - Aforismi, frasi e citazioni
Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sui samurai. Come indica l'etimologia del termine, dal giapponese samurau "essere al servizio di", in origine i samurai erano soldati giapponesi di guardia al palazzo imperiale, dunque al servizio dell'imperatore. Dopo il XII secolo, furono chiamati samurai i membri della casta militare e più tardi i vassalli dei feudatari. Col tempo, i samurai divennero una vera e propria casta privilegiata con un rigido codice d’onore, e verso la fine del XIX secolo vennero incorporati nella nobiltà del nuovo Giappone.
Tra le seguenti citazioni si segnalano quelle tratte da Hagakure, testo fondamentale sull'etica del samurai, risalente ai primi decenni del XVIII secolo, che riporta i pensieri del filosofo e samurai giapponese Yamamoto Tsunetomo. Il termine Hagakuresignifica "nascosto sotto le foglie", una delle virtù del samurai è infatti quella di non mettersi mai in mostra, fare del bene ai propri simili senza attirare l'attenzione su di sé ma tenendosi sempre in disparte.
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sui guerrieri, i kamikaze e lo Zen.
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La Via del samurai è la morte: è necessario prepararsi alla morte dal mattino alla sera, giorno dopo giorno. (Yamamoto Tsunetomo) |
© Aforismario
Chi è tanto pronto a rischiare la propria vita, a sacrificarla, farà altrettanto con quella degli altri. La tradizione buddista zen, per cui la vita è pura illusione, un momento di passaggio fra una incarnazione e l’altra, è stata alla base dell’etica dei samurai, pronti a morire ogni momento in battaglia e a suicidarsi, ma altrettanto pronti ad uccidere. Poiché la vita non ha valore, anche la sofferenza propria e quella degli altri perde di importanza.
Francesco Alberoni, Valori, 1993
Mi ha sorpreso apprendere che la parola samurai voglia dire: servire.
Nathan Algren (Tom Cruise), in Edward Zwick, L'ultimo samurai, 2003
Per i giapponesi, la "morte inutile" (inujini, cioè morte da cani, come la chiamavano i samurai) è la morte senza gloria, senza giustificazioni.
Francobaldo Chiocci, Gli ultimi Samurai, 1966
Lo spirito del samurai ha scelto a purissimo simbolo il delicato fiore del ciliegio. Come nel raggio del sole mattutino un petalo di ciliegio si stacca e scende a terra luminoso e sereno, così l'uomo impavido deve potersi staccare dall'esistenza silenziosamente e senza turbamento.
Eugen Herrigel, Lo zen e il tiro con l'arco, 1948
Imparare le tattiche militari non serve a nulla. Se il samurai non chiude gli occhi e non si scaglia contro il nemico, anche se è solo a un passo, tutto il resto non sarà di alcuna utilità.
Nakano Jinuemon, citato in Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Io morirò ucciso dalla spada. La mia o... quella dei nemici.
Katsumoto (Haruhiko Yamanouchi), in Edward Zwick, L'ultimo samurai, 2003
L’etica del samurai è una scienza politica del cuore, mirante a dominare lo scoraggiamento e la stanchezza, al fine di non mostrarli agli altri. Si riteneva più importante apparire in buona salute che essere sani, più importante mostrarsi arditi e prodi che non esserlo. Questo concetto di morale, essendo basato fisiologicamente sulla vanità peculiare agli uomini, è forse il concetto maschile più alto di moralità.
Yukio Mishima, La via del samurai, 1967
Per quanto pacifici siano i tempi, la morte è il supremo movente per i samurai. Se un samurai temesse la morte, o la scansasse, in quello stesso istante cesserebbe di essere un samurai.
Yukio Mishima, La via del samurai, 1967
Sebbene l’era del samurai possa apparire, a prima vista, come un mondo rude e bellicoso, esso invece era contraddistinto da una delicata e ben articolata considerazione dei propri simili, assai più fine di quella odierna.
Yukio Mishima, La via del samurai, 1967
Per noi giapponesi il samurai è l'immagine di un antenato. Per gli occidentali è la figura di un nobile selvaggio. Dobbiamo sentirci fieri di essere dei selvaggi.
Yukio Mishima, Lezioni spirituali per giovani samurai, 1969
Chi difende tutti difende se stesso, chi pensa solo a se stesso si distrugge.
Kambei Shimada (Takashi Shimura), in Akira Kurosawa, I sette samurai, 1954
Il colpo mancato pare sempre il migliore.
Kambei Shimada (Takashi Shimura), ibidem
Noi samurai siamo come il vento che passa veloce sulla terra, ma la terra rimane e appartiene ai contadini.
Kambei Shimada (Takashi Shimura), in Akira Kurosawa, I sette samurai, 1954
I samurai non esistono più, i samurai oggi si sono messi nell'elettronica, fanno degli orologini piccoli con la musichetta.
Bud Spencer, in Sergio Corbucci, Chi trova un amico, trova un tesoro, 1981
Tre sono le regole che il samurai deve rispettare: obbedire alla volontà del daimio, [2] essere forte e sempre pronto a morire.
Nakano Takumi, citato in Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
C'è un detto: "Se desideri sondare il cuore di un amico, ammalati". Chi si comporta da amico quando tutto va bene, ma poi volta le spalle come un estraneo in caso di malattia o di sventura è solo un vigliacco. Per tutto il tempo della sua vita il samurai non deve mai permettersi di allontanarsi da coloro verso i quali è spiritualmente debitore.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906) [3]
Di fronte a una disgrazia non è sufficiente rimanere calmi. Quando sopraggiunge la sventura, il samurai deve rallegrarsene e andare avanti con coraggio. Un'attitudine simile differisce radicalmente dalla rassegnazione. Questo è ciò che afferma il detto: “Quando le acque salgono, la barca fa altrettanto”.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Durante l'attacco il samurai deve trovarsi in prima linea e durante la ritirata alla retroguardia.
Yamamoto Tsunetomo, ibidem
È bene affrontare le difficoltà in gioventù perché chi non ha mai sofferto non ha temprato pienamente il suo carattere. Il samurai che si scoraggia o cede di fronte alla prova non è di alcuna utilità.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Ecco i miei quattro voti: non essere mai inferiore a nessuno nella Via del samurai; essere utile al daimio; [2] praticare la pietà filiale; mostrare grande compassione e agire per il bene dell'umanità.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Il samurai avanza giorno dopo giorno: oggi diventa più abile di ieri, domani più abile di oggi. L'addestramento non finisce mai.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Il samurai che si scoraggia o cede di fronte alla prova non è di alcuna utilità.
Yamamoto Tsunetomo, ibidem
Il samurai deve coltivare quotidianamente il suo spirito ed esercitare il corpo, di modo che nessuno – fra mille alleati – possa toccarlo. Di certo, senza questa preparazione, non sarà mai capace di vincere un nemico.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Il samurai deve sempre evitare di lamentarsi, anche nella vita quotidiane. Deve sempre stare attento a non lasciarsi sfuggire mai un'espressione di debolezza. Una sola parola detta inavvertitamente spesso rivela il valore di chi l'ha pronunciata.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Il samurai deve agire senza esitare, senza mostrare segni di stanchezza né il minimo scoraggiamento fino a missione compiuta.
Yamamoto Tsunetomo, ibidem
Il samurai deve sentirsi costantemente animato dal pensiero di essere ancora lontano dalla perfezione e consacrare tutta la vita alla sua ricerca, perseguendo assiduamente la vera Via. Per mezzo di una pratica simile è possibile trovarla.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Il samurai deve spiccare per la sua caparbietà. Ciò che è fatto con moderazione può essere giudicato insufficiente. E' necessario “esagerare” per agire rettamente. Non bisogna dimenticare questo principio.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Il samurai illuminato è quello che n si prepara e che prevede tutti i dettagli dell’azione. Al contrario, il samurai non illuminato fa sorgere in chi lo vede la penosa impressione di annaspare in un groviglio caotico e il suo successo deriva solo dalla fortuna, poiché non esamina tutte le eventualità prima di agire.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Il samurai non deve bere smodatamente, né essere troppo sicuro di sé, né abbandonarsi al lusso.
Yamamoto Tsunetomo, ibidem
L’essenza del Bushido [1] è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata. Quando un samurai è sempre pronto a morire padroneggia la via.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
La brama di ricchezza è la ragione per cui il samurai cade in errore. Se rimane povero, non sbaglierà mai.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
La parola del samurai è più salda del metallo.
Yamamoto Tsunetomo, ibidem
La Via del samurai è la morte. Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma tra vita o morte, è necessario scegliere subito la seconda.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
La Via del samurai è la morte: è necessario prepararsi alla morte dal mattino alla sera, giorno dopo giorno.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
La Via del samurai è la passione per la morte. Neppure dieci uomini insieme sono capaci di far vacillare un uomo animato da una convinzione simile.
Yamamoto Tsunetomo, ibidem
La Via del samurai va cercata nella morte. Si mediti quotidianamente sulla sua ineluttabilità.
Yamamoto Tsunetomo, ibidem
Per seguire la Via il samurai deve mantenere l'attenzione sul momento presente e non vacillare, non avere pensieri mondani né essere schiavo delle passioni. Ogni istante è importante e quindi è necessario concentrarsi sempre sul momento presente.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Per un samurai l'unica cosa che conta dovrebbe consistere nel compiere il proprio dovere. Alla maggior parte delle persone non piace il proprio lavoro, esse ritengono più interessante quello altrui, e ciò causa invidie e porta disgrazie.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Un samurai che ha aspettato di trovarsi in situazioni difficili per imparare ad uscirne non è illuminato. Un samurai che studia la situazione in anticipo e si prefigura ogni evenienze e le possibili soluzioni è saggio e, quando l’occasione si presenta, è capace di affrontarla nel modo migliore.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Un detto che risale al tempo del daimio [2] Katsushige insegna: “Metti il piede in fallo e cadi sette volte, otto rialzati e risorgi”. Il samurai dovrebbe avere sempre la libertà di mettere alla prova la propria forza spirituale.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709-1716 (postumo 1906)
Secondo gli antichi, una decisione andrebbe presa entro sette respiri...
Forest Whitaker, in Jim Jarmusch, Ghost Dog - Il codice del samurai, 1999
Note
- Bushido: la Via del samurai, il codice dei guerrieri giapponesi.
- Daimio: signore feudale, titolo nobiliare dell'antico Giappone.
- Yamamoto Tsunetomo, Hagakure. Il libro segreto dei samurai, a cura di Marina Panatero e Tea Pecunia Bassani © Mondadori.
- Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Kamikaze - Zen
The_Hateful_Eight
è un film del 2015, scritto e diretto da Quentin Tarantino, ed interpretato da Samuel L. Jackson,Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demián Bichir, Tim Roth, Michael Madsen, Channing Tatum eBruce Dern.
Capitolo uno: L'ultima diligenza per Red Rock[modifica | modifica wikitesto]Qualche anno dopo la Guerra civile americana, una diligenza si fa strada nel paesaggio invernale del Wyomingmentre una bufera è in arrivo. I passeggeri, il cacciatore di taglie John Ruth e la latitante Daisy Domergue, sono diretti verso la città di Red Rock, dove l'uomo, soprannominato Il boia per via della sua attitudine a portare vivi fino al patibolo tutti i suoi prigionieri, consegnerà la ricercata alla giustizia per una taglia di 10.000 dollari USA.
Lungo la strada, la carrozza guidata dal cocchiere O.B. Jackson incontra una vecchia conoscenza di Ruth: il maggiore Marquis Warren, un ex-soldato di colore dell'Unione divenuto un famigerato cacciatore di taglie, colto dalla bufera mentre stava trasportando i cadaveri di tre criminali fino a Red Rock per riscuoterne la taglia. Inizialmente Ruth non vorrebbe prendere a bordo un altro individuo per paura che questo possa essere in combutta con Domergue e che cerchi di liberarla, ma finisce per dare un passaggio al maggiore, interessato solamente ai cadaveri dei suoi banditi, a patto che questo lasci le armi al cocchiere.
Capitolo due: Figlio d'un cane[modifica | modifica wikitesto]Sulla strada per Red Rock la diligenza incontra anche Chris Mannix, un rinnegato del sud che sostiene di essere stato nominato nuovo sceriffo della città. Prima di far salire a malincuore Mannix, Ruth stringe un patto con Warren: John lo aiuterà fino a quando questi non avrà riscosso la taglia delle sue tre vittime, ed in compenso il maggiore farà lo stesso con lui per condurre alla forca la prigioniera.
Mannix, che mal sopporta l'esito finale della guerra di secessione, racconta ai passeggeri il motivo della triste fama di Warren: durante la guerra civile, il maggiore fu catturato e portato in un campo di prigionia sudista, da cui riuscì a evadere incendiandolo. Nell'incendio perirono ben 47 reclute sudiste e per questo i confederati misero una cospicua taglia sulla testa di Warren (abolita formalmente dopo la fine della guerra). Tuttavia, quest'ultimo, tornato nell'Unione, fu congedato dall'esercito con disonore quando si scoprì che 37 delle vittime erano in realtà semplici prigionieri di guerra nordisti.
Capitolo tre: L'emporio di Minnie[modifica | modifica wikitesto]Mentre la bufera infuria, i quattro ed O.B. trovano accoglienza presso il noto emporio di Minnie, dove ad attenderli non vi sono i soliti proprietari, ma quattro facce che non hanno mai visto prima: Bob, un messicano che dice di occuparsi del locale in assenza della proprietaria che con il marito Sweet Dave è partita per visitare sua madre, il boia cittadino Oswaldo Mobray, il cowboy Joe Gage e l'anziano ex-generale confederato Sanford "Sandy" Smithers.
Ruth cerca di fare subito la conoscenza degli altri ospiti, in modo da poter capire se si può fidare davvero di loro. Warren è apertamente ostile al generale, avendo assistito alle atrocità perpetrate da quest'ultimo contro la gente di colore durante la guerra, mentre Mannix è onorato di trovarsi alla presenza di Smithers dato che anche suo padre aveva combattuto la guerra di secessione, e il generale era una leggenda per tutti i sudisti.
Nella stalla Warren aiuta il messicano a sistemare i cavalli, ed inizia a sospettare che qualcosa non quadri: gli sembra infatti strano che all'interno del locale tutti tengano in testa il proprio cappello (cosa severamente proibita da Minnie) e che Sweet Dave e la proprietaria, persona notoriamente poco sentimentale, abbiano lasciato l'emporio per andare a nord a trovare la madre di lei, di cui peraltro lui non aveva mai sentito parlare.
Rientrati anche loro all'interno dell'emporio, iniziano le prime rivalità: il generale non vuole parlare con Warren in quanto persona di colore e suo avversario durante la guerra, mentre Chris vuole proteggere il vecchio combattente dalle molestie di quel "negro insolente". Durante la cena vengono alla luce due rivelazioni, entrambe per bocca di Warren: la prima riguarda la famosa lettera che egli asseriva essergli stata scritta personalmente da Abraham Lincoln; questa in realtà non è che un foglio da lui falsificato per guadagnarsi il rispetto dei bianchi e farsene beffe. Questo lascia offeso e ferito Ruth che aveva creduto fermamente all'aneddoto "patriottico".
La seconda rivelazione riguarda il figlio di Smithers, morto misteriosamente anni prima: dopo aver messo una delle sue pistole vicino alla poltrona del vecchio, Warren gli narra di come suo figlio avesse cercato di ucciderlo dopo la guerra per incassarne la taglia. Disarmato e tenuto sotto minaccia da Warren, il giovane aveva pregato di risparmiargli la vita, raccontandogli la storia della sua famiglia e rivelandogli quindi chi fosse il padre. A questo punto, divertito dalla sorte e terribilmente vendicativo, il maggiore lo aveva fatto spogliare nudo e costretto a camminare nella gelida neve fino al momento in cui, esanime, il figlio di Smithers non gli aveva chiesto una coperta. Per concedergli questo "privilegio", Warren lo aveva costretto a praticargli una fellatio, prima di togliergli spietatamente la vita.
Umiliato, il generale afferra la pistola posta al suo fianco e tenta di sparare al maggiore, che però lo precede e lo uccide. Ruth, Mobray e perfino Mannix devono concordare sul fatto che, anche se architettato, l'omicidio di Smithers è stato un atto di legittima difesa da parte del maggiore e quindi il cadavere del vecchio viene portato sul retro dell'emporio e la parentesi viene chiusa.
Capitolo quattro: Domergue ha un segreto[modifica | modifica wikitesto]Qualcosa è però accaduto mentre Warren provocava Smithers, qualcosa di cui solo Daisy si è accorta: qualcuno ha avvelenato il caffè. Ovviamente Daisy Domergue non dice niente riguardo a ciò. O.B. e Ruth sono i primi a bere il caffè e poco dopo subiscono i brutali effetti dell'avvelenamento (che provoca loro conati di vomito e di sangue), sopravvenuti nel momento in cui anche Mannix è in procinto di ingurgitarne un sorso. Il cocchiere muore per primo, mentre Ruth stramazza a terra sopra alla sua prigioniera, colpendola ripetutamente al volto, prima che lei gli afferri la pistola dalla cinta e lo finisca con un colpo in pieno petto.
Warren prende in mano la situazione, puntando le sue pistole contro Bob, Mobray, Gage e Mannix, ordinando loro di rimanere con la faccia rivolta verso il muro e disarmando Daisy, gettando poi la chiave delle manette che la tengono incatenata al cadavere di Ruth nella stufa e impedendole così di liberarsi. Il maggiore decide poi di allearsi con Mannix, in quanto è sicuro che lui non possa aver avvelenato il caffè, dato che stava per berlo, e gli consegna una delle sue pistole. I due investigatori improvvisati, mentre passano in rassegna tutte le teorie del caso, giungono ad una conclusione, quella che avevano creduto essere solo una paranoia da parte di Ruth: almeno uno dei tre superstiti è in combutta con la ragazza, ed è lì per liberarla.
Mannix punta su Gage, ma Warren è fin troppo insospettito da Bob. Non crede infatti che lui, un messicano (etnia disprezzata dalla proprietaria), sia stato messo da Minnie e Sweet Dave a badare all'emporio, bensì piuttosto che li abbia uccisi e nascosti da qualche parte per poi fingersi il gestore sostitutivo del posto. L'ispanico ha però un alibi di ferro per quanto riguarda l'avvelenamento del caffè, essendo stato seduto al pianoforte a suonare per tutta la durata del discorso del maggiore a Smithers. Warren concorda con la sua versione ma sostiene che lui sia comunque in combutta con chi ha compiuto il gesto.
Ci sono poi due ulteriori dettagli che confermano qualcosa di sospetto: lo stufato, fin troppo buono per essere stato fatto dal maldestro Bob, che Minnie aveva certamente fatto la mattina stessa (il messicano aveva invece sempre sostenuto che la donna fosse partita da una settimana) e la poltrona di Sweet Dave su cui alcuni di loro si erano seduti quella sera, cosa che sarebbe stata impossibile in quanto l'uomo (estremamente geloso del suo posto) non l'avrebbe lasciata lì se si fosse diretto al nord. Infatti, scostando la coperta posata su quella poltrona, Warren nota una macchia di sangue che qualcuno ha tentato di nascondere. Sicuro della colpevolezza di Bob, il maggiore lo crivella di colpi per poi fargli esplodere il cranio.
Per ottenere una confessione da Mobray o da Gage, Warren minaccia poi di far bere il resto del caffè avvelenato a Daisy se uno dei due non si deciderà a parlare. A questo punto Gage confessa la sua colpevolezza. Mannix è entusiasta, avendo sospettato fin da subito del cowboy. L'entusiasmo dei due "investigatori" viene però subito spezzato, perché un altro uomo, nascosto sotto le tavole del pavimento, spara al maggiore facendogli esplodere i testicoli: ciò scatena una reazione improvvisa da parte di Mobray (che si rivela il terzo complice della faccenda), che recupera un'arma nascosta nell'emporio e spara a Mannix ferendolo gravemente, venendo però colpito a sua volta. Gage è l'unico a non essere colpito in quanto disarmato.
Capitolo cinque: I quattro passeggeri[modifica | modifica wikitesto]Ore prima, la mattina dello stesso giorno, una diligenza guidata da due amici di Minnie, Ed e Judy, giunge all'emporio con a bordo Mobray, Gage e Bob, insieme ad un quarto uomo, Jody. La banda entra all'interno del posto dove si trovano Minnie, il marito Sweet Dave, seduto sulla sua amata poltrona a giocare a scacchi con il generale Smithers, di sosta all'emporio, e alcuni servi e dipendenti.
Dopo una serie di moine e lusinghe, i quattro compiono una strage, uccidendo tutti tranne il generale, poiché ritengono che la sua presenza possa rendere molto più credibile lo scenario che vogliono costruire. Jody si occupa così di spaventarlo e di metterlo in guardia sul fatto di provare a parlare e a dire qualcosa in presenza di chi arriverà quella sera, ovvero Ruth. La banda, di cui Jody è il capo, sta infatti attendendo che il cacciatore di taglie faccia sosta all'emporio per coglierlo di sorpresa e liberare Daisy, l'amata sorella di Jody.
I quattro si disfano dei cadaveri gettandoli nel pozzo e nascondono le armi d'emergenza in vari punti del locale, poi si preparano e si mettono nelle posizioni sceniche attendendo l'arrivo di Ruth e Daisy. Arriva la diligenza e Jody si nasconde sotto al pavimento mediante una botola, mentre Bob esce ad accogliere gli ospiti.
Ultimo capitolo: Uomo nero, inferno bianco[modifica | modifica wikitesto]Si ritorna al presente. Warren è sdraiato sul letto ferito e di fianco a lui si trova Mannix, anch'egli ferito. Entrambi perdono sangue, mentre dall'altro lato dell'emporio si trovano Mobray (il cui vero nome è Pete Hicox), in condizioni critiche, Gage (in realtà Grouch Douglas) e Daisy, che giace al suolo ancora legata al cadavere di Ruth. Mannix e Warren intimano a Jody di uscire dal suo nascondiglio, minacciando di uccidere la sorella. Il giovane esegue quanto richiesto dai due, ma fa appena in tempo a scambiare uno sguardo e poche parole con Daisy che viene ucciso con un colpo da Warren.
Scioccata, la donna tenta di parlare con Mannix e di convincerlo a fare un accordo con lei: potrà prendersi il cadavere di Marco (il vero nome del messicano), portarlo a Red Rock, riscuotere la taglia posta sulla sua testa e diventare sceriffo, mentre lei e gli altri scapperanno verso il Messico con altri quindici membri della banda che sono in attesa nella cittadina. Questi, nel caso Daisy venisse uccisa, si vendicherebbero su Mannix e il maggiore (che non potrebbero fuggire dall'emporio prima del loro arrivo per via delle ferite e della bufera) per poi mettere a ferro e fuoco la stessa Red Rock. Se vuole partecipare al patto, Mannix dovrà però disfarsi di Warren. Quest'ultimo, dovendo trovare delle ragioni per farla considerare una proposta assurda a Mannix, gli ricorda che lui stesso ha spappolato con due colpi la testa di Marco e che quindi sarà notevolmente difficile identificarlo.
Pete offre a questo punto il suo corpo, sapendo di essere destinato a morire per la ferita al ventre. Warren lo fa tacere sparandogli nuovamente, mentre Grouch afferra una pistola nascosta precedentemente sotto il tavolo e tenta di sparare verso i due, che però lo precedono e lo uccidono. A questo punto l'ultima rimasta è Daisy, e il maggiore punta la sua arma verso di lei. Ha però finito le munizioni e gli è quindi impossibile ucciderla. Warren si rivolge così a Mannix chiedendogli di passargli la pistola che gli aveva precedentemente dato; questi però non esegue ciò che gli è stato chiesto e si mette a trattare con Daisy, alzando la sua ricompensa fino a comprendere anche i corpi di Pete e Grouch.
Alzatosi a forza in piedi e recatosi verso di lei, Mannix inaspettatamente rifiuta l'accordo, mostrandosi così un uomo della giustizia fino in fondo, e dissipando ogni dubbio sulle sue affermazioni di essere lo sceriffo di Red Rock. Poiché quando il caffè era stato avvelenato, lei non aveva fatto niente per impedire che anche lui lo bevesse, e avendo già mentito in passato potrebbe aver mentito anche sugli ipotetici quindici ulteriori membri della banda. Stremato, l'uomo si lascia quindi grottescamente andare allo svenimento. Daisy non si fa sfuggire l'occasione ed amputa con un machete il braccio ammanettato di Ruth, liberandosi, e si appresta a recuperare una pistola mentre Warren, immobilizzato nel letto, esorta al risveglio l'incosciente Mannix. Questi rinviene all'ultimo momento, impedendo che la donna spari al maggiore, e ferendola con un colpo. A questo punto si prepara a finirla, ma viene fermato da Warren all'ultimo momento. Entrambi sono consapevoli che non vivranno ancora a lungo, Warren ricorda a Mannix che Ruth lo ha salvato avvertendolo che il caffè era avvelenato. Considerando quanto Daisy possa essere marcia e bugiarda, ucciderla con una pallottola sarebbe troppo rapido e, rammentando l'usanza di Ruth il boia che portava i suoi criminali vivi alla forca, decidono di onorarlo come ultimo atto, impiccando lì sul posto Daisy.
I due uomini, con le ultime forze che hanno, issano di peso la criminale su una delle travi dell'emporio per poi tirare la fune dalla loro parte e condurre la donna sadicamente alla propria fine. Accasciati entrambi sul letto, i due si trovano ad aspettare insieme la morte. Nei loro ultimi attimi, Mannix chiede a Warren di fargli vedere la famosa lettera di Lincoln. Il maggiore acconsente, porgendola al giovane che la legge con enfasi e ad alta voce. Entrambi si commuovono nel finale della lettera, in cui Lincoln menziona affettuosamente la moglie. Mannix si complimenta con Warren per il tocco di classe finale, e il maggiore lo ringrazia.
Lungo la strada, la carrozza guidata dal cocchiere O.B. Jackson incontra una vecchia conoscenza di Ruth: il maggiore Marquis Warren, un ex-soldato di colore dell'Unione divenuto un famigerato cacciatore di taglie, colto dalla bufera mentre stava trasportando i cadaveri di tre criminali fino a Red Rock per riscuoterne la taglia. Inizialmente Ruth non vorrebbe prendere a bordo un altro individuo per paura che questo possa essere in combutta con Domergue e che cerchi di liberarla, ma finisce per dare un passaggio al maggiore, interessato solamente ai cadaveri dei suoi banditi, a patto che questo lasci le armi al cocchiere.
Capitolo due: Figlio d'un cane[modifica | modifica wikitesto]Sulla strada per Red Rock la diligenza incontra anche Chris Mannix, un rinnegato del sud che sostiene di essere stato nominato nuovo sceriffo della città. Prima di far salire a malincuore Mannix, Ruth stringe un patto con Warren: John lo aiuterà fino a quando questi non avrà riscosso la taglia delle sue tre vittime, ed in compenso il maggiore farà lo stesso con lui per condurre alla forca la prigioniera.
Mannix, che mal sopporta l'esito finale della guerra di secessione, racconta ai passeggeri il motivo della triste fama di Warren: durante la guerra civile, il maggiore fu catturato e portato in un campo di prigionia sudista, da cui riuscì a evadere incendiandolo. Nell'incendio perirono ben 47 reclute sudiste e per questo i confederati misero una cospicua taglia sulla testa di Warren (abolita formalmente dopo la fine della guerra). Tuttavia, quest'ultimo, tornato nell'Unione, fu congedato dall'esercito con disonore quando si scoprì che 37 delle vittime erano in realtà semplici prigionieri di guerra nordisti.
Capitolo tre: L'emporio di Minnie[modifica | modifica wikitesto]Mentre la bufera infuria, i quattro ed O.B. trovano accoglienza presso il noto emporio di Minnie, dove ad attenderli non vi sono i soliti proprietari, ma quattro facce che non hanno mai visto prima: Bob, un messicano che dice di occuparsi del locale in assenza della proprietaria che con il marito Sweet Dave è partita per visitare sua madre, il boia cittadino Oswaldo Mobray, il cowboy Joe Gage e l'anziano ex-generale confederato Sanford "Sandy" Smithers.
Ruth cerca di fare subito la conoscenza degli altri ospiti, in modo da poter capire se si può fidare davvero di loro. Warren è apertamente ostile al generale, avendo assistito alle atrocità perpetrate da quest'ultimo contro la gente di colore durante la guerra, mentre Mannix è onorato di trovarsi alla presenza di Smithers dato che anche suo padre aveva combattuto la guerra di secessione, e il generale era una leggenda per tutti i sudisti.
Nella stalla Warren aiuta il messicano a sistemare i cavalli, ed inizia a sospettare che qualcosa non quadri: gli sembra infatti strano che all'interno del locale tutti tengano in testa il proprio cappello (cosa severamente proibita da Minnie) e che Sweet Dave e la proprietaria, persona notoriamente poco sentimentale, abbiano lasciato l'emporio per andare a nord a trovare la madre di lei, di cui peraltro lui non aveva mai sentito parlare.
Rientrati anche loro all'interno dell'emporio, iniziano le prime rivalità: il generale non vuole parlare con Warren in quanto persona di colore e suo avversario durante la guerra, mentre Chris vuole proteggere il vecchio combattente dalle molestie di quel "negro insolente". Durante la cena vengono alla luce due rivelazioni, entrambe per bocca di Warren: la prima riguarda la famosa lettera che egli asseriva essergli stata scritta personalmente da Abraham Lincoln; questa in realtà non è che un foglio da lui falsificato per guadagnarsi il rispetto dei bianchi e farsene beffe. Questo lascia offeso e ferito Ruth che aveva creduto fermamente all'aneddoto "patriottico".
La seconda rivelazione riguarda il figlio di Smithers, morto misteriosamente anni prima: dopo aver messo una delle sue pistole vicino alla poltrona del vecchio, Warren gli narra di come suo figlio avesse cercato di ucciderlo dopo la guerra per incassarne la taglia. Disarmato e tenuto sotto minaccia da Warren, il giovane aveva pregato di risparmiargli la vita, raccontandogli la storia della sua famiglia e rivelandogli quindi chi fosse il padre. A questo punto, divertito dalla sorte e terribilmente vendicativo, il maggiore lo aveva fatto spogliare nudo e costretto a camminare nella gelida neve fino al momento in cui, esanime, il figlio di Smithers non gli aveva chiesto una coperta. Per concedergli questo "privilegio", Warren lo aveva costretto a praticargli una fellatio, prima di togliergli spietatamente la vita.
Umiliato, il generale afferra la pistola posta al suo fianco e tenta di sparare al maggiore, che però lo precede e lo uccide. Ruth, Mobray e perfino Mannix devono concordare sul fatto che, anche se architettato, l'omicidio di Smithers è stato un atto di legittima difesa da parte del maggiore e quindi il cadavere del vecchio viene portato sul retro dell'emporio e la parentesi viene chiusa.
Capitolo quattro: Domergue ha un segreto[modifica | modifica wikitesto]Qualcosa è però accaduto mentre Warren provocava Smithers, qualcosa di cui solo Daisy si è accorta: qualcuno ha avvelenato il caffè. Ovviamente Daisy Domergue non dice niente riguardo a ciò. O.B. e Ruth sono i primi a bere il caffè e poco dopo subiscono i brutali effetti dell'avvelenamento (che provoca loro conati di vomito e di sangue), sopravvenuti nel momento in cui anche Mannix è in procinto di ingurgitarne un sorso. Il cocchiere muore per primo, mentre Ruth stramazza a terra sopra alla sua prigioniera, colpendola ripetutamente al volto, prima che lei gli afferri la pistola dalla cinta e lo finisca con un colpo in pieno petto.
Warren prende in mano la situazione, puntando le sue pistole contro Bob, Mobray, Gage e Mannix, ordinando loro di rimanere con la faccia rivolta verso il muro e disarmando Daisy, gettando poi la chiave delle manette che la tengono incatenata al cadavere di Ruth nella stufa e impedendole così di liberarsi. Il maggiore decide poi di allearsi con Mannix, in quanto è sicuro che lui non possa aver avvelenato il caffè, dato che stava per berlo, e gli consegna una delle sue pistole. I due investigatori improvvisati, mentre passano in rassegna tutte le teorie del caso, giungono ad una conclusione, quella che avevano creduto essere solo una paranoia da parte di Ruth: almeno uno dei tre superstiti è in combutta con la ragazza, ed è lì per liberarla.
Mannix punta su Gage, ma Warren è fin troppo insospettito da Bob. Non crede infatti che lui, un messicano (etnia disprezzata dalla proprietaria), sia stato messo da Minnie e Sweet Dave a badare all'emporio, bensì piuttosto che li abbia uccisi e nascosti da qualche parte per poi fingersi il gestore sostitutivo del posto. L'ispanico ha però un alibi di ferro per quanto riguarda l'avvelenamento del caffè, essendo stato seduto al pianoforte a suonare per tutta la durata del discorso del maggiore a Smithers. Warren concorda con la sua versione ma sostiene che lui sia comunque in combutta con chi ha compiuto il gesto.
Ci sono poi due ulteriori dettagli che confermano qualcosa di sospetto: lo stufato, fin troppo buono per essere stato fatto dal maldestro Bob, che Minnie aveva certamente fatto la mattina stessa (il messicano aveva invece sempre sostenuto che la donna fosse partita da una settimana) e la poltrona di Sweet Dave su cui alcuni di loro si erano seduti quella sera, cosa che sarebbe stata impossibile in quanto l'uomo (estremamente geloso del suo posto) non l'avrebbe lasciata lì se si fosse diretto al nord. Infatti, scostando la coperta posata su quella poltrona, Warren nota una macchia di sangue che qualcuno ha tentato di nascondere. Sicuro della colpevolezza di Bob, il maggiore lo crivella di colpi per poi fargli esplodere il cranio.
Per ottenere una confessione da Mobray o da Gage, Warren minaccia poi di far bere il resto del caffè avvelenato a Daisy se uno dei due non si deciderà a parlare. A questo punto Gage confessa la sua colpevolezza. Mannix è entusiasta, avendo sospettato fin da subito del cowboy. L'entusiasmo dei due "investigatori" viene però subito spezzato, perché un altro uomo, nascosto sotto le tavole del pavimento, spara al maggiore facendogli esplodere i testicoli: ciò scatena una reazione improvvisa da parte di Mobray (che si rivela il terzo complice della faccenda), che recupera un'arma nascosta nell'emporio e spara a Mannix ferendolo gravemente, venendo però colpito a sua volta. Gage è l'unico a non essere colpito in quanto disarmato.
Capitolo cinque: I quattro passeggeri[modifica | modifica wikitesto]Ore prima, la mattina dello stesso giorno, una diligenza guidata da due amici di Minnie, Ed e Judy, giunge all'emporio con a bordo Mobray, Gage e Bob, insieme ad un quarto uomo, Jody. La banda entra all'interno del posto dove si trovano Minnie, il marito Sweet Dave, seduto sulla sua amata poltrona a giocare a scacchi con il generale Smithers, di sosta all'emporio, e alcuni servi e dipendenti.
Dopo una serie di moine e lusinghe, i quattro compiono una strage, uccidendo tutti tranne il generale, poiché ritengono che la sua presenza possa rendere molto più credibile lo scenario che vogliono costruire. Jody si occupa così di spaventarlo e di metterlo in guardia sul fatto di provare a parlare e a dire qualcosa in presenza di chi arriverà quella sera, ovvero Ruth. La banda, di cui Jody è il capo, sta infatti attendendo che il cacciatore di taglie faccia sosta all'emporio per coglierlo di sorpresa e liberare Daisy, l'amata sorella di Jody.
I quattro si disfano dei cadaveri gettandoli nel pozzo e nascondono le armi d'emergenza in vari punti del locale, poi si preparano e si mettono nelle posizioni sceniche attendendo l'arrivo di Ruth e Daisy. Arriva la diligenza e Jody si nasconde sotto al pavimento mediante una botola, mentre Bob esce ad accogliere gli ospiti.
Ultimo capitolo: Uomo nero, inferno bianco[modifica | modifica wikitesto]Si ritorna al presente. Warren è sdraiato sul letto ferito e di fianco a lui si trova Mannix, anch'egli ferito. Entrambi perdono sangue, mentre dall'altro lato dell'emporio si trovano Mobray (il cui vero nome è Pete Hicox), in condizioni critiche, Gage (in realtà Grouch Douglas) e Daisy, che giace al suolo ancora legata al cadavere di Ruth. Mannix e Warren intimano a Jody di uscire dal suo nascondiglio, minacciando di uccidere la sorella. Il giovane esegue quanto richiesto dai due, ma fa appena in tempo a scambiare uno sguardo e poche parole con Daisy che viene ucciso con un colpo da Warren.
Scioccata, la donna tenta di parlare con Mannix e di convincerlo a fare un accordo con lei: potrà prendersi il cadavere di Marco (il vero nome del messicano), portarlo a Red Rock, riscuotere la taglia posta sulla sua testa e diventare sceriffo, mentre lei e gli altri scapperanno verso il Messico con altri quindici membri della banda che sono in attesa nella cittadina. Questi, nel caso Daisy venisse uccisa, si vendicherebbero su Mannix e il maggiore (che non potrebbero fuggire dall'emporio prima del loro arrivo per via delle ferite e della bufera) per poi mettere a ferro e fuoco la stessa Red Rock. Se vuole partecipare al patto, Mannix dovrà però disfarsi di Warren. Quest'ultimo, dovendo trovare delle ragioni per farla considerare una proposta assurda a Mannix, gli ricorda che lui stesso ha spappolato con due colpi la testa di Marco e che quindi sarà notevolmente difficile identificarlo.
Pete offre a questo punto il suo corpo, sapendo di essere destinato a morire per la ferita al ventre. Warren lo fa tacere sparandogli nuovamente, mentre Grouch afferra una pistola nascosta precedentemente sotto il tavolo e tenta di sparare verso i due, che però lo precedono e lo uccidono. A questo punto l'ultima rimasta è Daisy, e il maggiore punta la sua arma verso di lei. Ha però finito le munizioni e gli è quindi impossibile ucciderla. Warren si rivolge così a Mannix chiedendogli di passargli la pistola che gli aveva precedentemente dato; questi però non esegue ciò che gli è stato chiesto e si mette a trattare con Daisy, alzando la sua ricompensa fino a comprendere anche i corpi di Pete e Grouch.
Alzatosi a forza in piedi e recatosi verso di lei, Mannix inaspettatamente rifiuta l'accordo, mostrandosi così un uomo della giustizia fino in fondo, e dissipando ogni dubbio sulle sue affermazioni di essere lo sceriffo di Red Rock. Poiché quando il caffè era stato avvelenato, lei non aveva fatto niente per impedire che anche lui lo bevesse, e avendo già mentito in passato potrebbe aver mentito anche sugli ipotetici quindici ulteriori membri della banda. Stremato, l'uomo si lascia quindi grottescamente andare allo svenimento. Daisy non si fa sfuggire l'occasione ed amputa con un machete il braccio ammanettato di Ruth, liberandosi, e si appresta a recuperare una pistola mentre Warren, immobilizzato nel letto, esorta al risveglio l'incosciente Mannix. Questi rinviene all'ultimo momento, impedendo che la donna spari al maggiore, e ferendola con un colpo. A questo punto si prepara a finirla, ma viene fermato da Warren all'ultimo momento. Entrambi sono consapevoli che non vivranno ancora a lungo, Warren ricorda a Mannix che Ruth lo ha salvato avvertendolo che il caffè era avvelenato. Considerando quanto Daisy possa essere marcia e bugiarda, ucciderla con una pallottola sarebbe troppo rapido e, rammentando l'usanza di Ruth il boia che portava i suoi criminali vivi alla forca, decidono di onorarlo come ultimo atto, impiccando lì sul posto Daisy.
I due uomini, con le ultime forze che hanno, issano di peso la criminale su una delle travi dell'emporio per poi tirare la fune dalla loro parte e condurre la donna sadicamente alla propria fine. Accasciati entrambi sul letto, i due si trovano ad aspettare insieme la morte. Nei loro ultimi attimi, Mannix chiede a Warren di fargli vedere la famosa lettera di Lincoln. Il maggiore acconsente, porgendola al giovane che la legge con enfasi e ad alta voce. Entrambi si commuovono nel finale della lettera, in cui Lincoln menziona affettuosamente la moglie. Mannix si complimenta con Warren per il tocco di classe finale, e il maggiore lo ringrazia.
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