giovedì 13 aprile 2017

“Vieni, vieni chiunque tu sia, sognatore, devoto, vagabondo, poco importa. Vieni anche se hai infranto i tuoi voti mille volte. Vieni, vieni, nonostante tutto, vieni.”


E’ inebriante iniziare questa giornata dal profumo di glicine. Anche le api impazziscono dalla gioia mentre passano di fiore in fiore, invitate al banchetto.
Anche noi stasera siamo tutti, nessuno escluso, invitati alla cena, attorno ad una tavola imbandita. Per esser sicuro di incontrare Gesù, devi semplicemente accettare l’invito, questo basta, poi pensa Lui a tutto. Gesù è abituato a sedere con tutti, santi e peccatori, prostituire e traditori, per cui l’unica richiesta è non scandalizzarti della combriccola che ti potrà capitare. 
Il segreto che vorrà condividere è di saper guardare oltre l’apparenza per intravvedere il cuore. Ogni cuore può esser ferito o sporco ma i suoi occhi sanno andare oltre, sanno guardare la bellezza che hai, la tua divinità, quel tuo esser impastato di terra e di un soffio di cielo.
Gesù userebbe le parole del mistico Rumi per invitarci: “Vieni, vieni chiunque tu sia, sognatore, devoto, vagabondo, poco importa. Vieni anche se hai infranto i tuoi voti mille volte. Vieni, vieni, nonostante tutto, vieni.”
E la sorpresa più bella sarà incontrare un Dio che si china a lavarci i piedi e si fa pane buono. E’ un Dio umile e fragile, fragile come il pane che si spezza per gli altri. Francesco d’Assisi giunse a chiamare l’eucaristia “l’umiltà di Dio”, e a un Dio umile non ci si abitua mai!
Proverò a farmi umile quando mi spoglierò delle vesti sacerdotali e mi cingerò di un asciugamani, l’unico paramento sacro nei vangeli. E’ il primo passo verso la resurrezione, la mia resurrezione.
fra Giorgio

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