Ho ricevuto un enorme regalo dal cielo, del tutto inaspettato: quest’anno la Via Crucis del venerdì santo la percorrerò a Fatima, dove da tanto tempo desideravo andare. Avevo proposto al mio capo uno speciale sul centenario, ma non pensavo che mi dicesse di sì (propongo sempre cose sbagliate), né che mi chiedesse di seguire un gruppo di pellegrini. Tanto meno pensavo che il primo pellegrinaggio utile sarebbe stato questo, in partenza venerdì prossimo. E non importa che sabato sarò di nuovo a casa, a cucinare per il pranzo di domenica, dopo avere appena intravisto, per qualche minuto, un letto in un albergo di Lisbona (credo che alla veglia pasquale mi porteranno in barella). Non importa che dovendo lavorare non sarà esattamente una giornata di sola preghiera, io lo considero un regalo del cielo.
Un’altra cosa bella è che per lavoro ho dovuto fare una delle mie attività preferite: leggere. Leggere libri su Fatima mi vergogno un po’ a chiamarlo lavoro, eppure è così (lo sconterò trascorrendo in saletta di montaggio i prossimi giorni, e sarà un problema perché a me invece la penombra e gli schermi luminosi inducono gravi attacchi di sonnolenza: dovrò montare con qualcuno che non conosco e so bene che russare rumorosamente davanti a uno sconosciuto potrebbe essere interpretato come segno di non grande professionalità). Insomma, dicevo, ho dovuto leggere.
Il primo dei libri che mi è “toccato” è stato quello di Saverio Gaeta: Fatima tutta la verità. La storia, i segreti, la consacrazione, San Paolo (lo avrei letto lo stesso, diciamo la verità). Saverio è una specie di mastino, che quando prende un osso non lo molla facilmente, per cui si è messo a esaminare tutti i documenti sul terzo segreto, tutti quelli già esistenti più uno autografo di Lucia messo a disposizione del Carmelo di Coimbra dove suor Lucia ha vissuto fino alla morte (ti prego, Saverio, dimmi che ho capito bene, io non sono un maschio, su queste questioni mi si intreccia subito il cervello). La prima cosa che viene fuori dall’ostinata, minuziosa analisi dei documenti è che qualcosa nella comunicazione sul terzo segreto non è stato proprio lineare. Come emerge da una tabella che confronta molti elementi, potrebbe esserci un allegato al terzo segreto, che è stato reso noto per intero (mentre l’allegato no). L’ipotesi è che l’allegato… beh, non vi svelo tutto, un po’ perché vi toglierei il gusto di leggere, un po’ perché io credo che anche così, con quello che ci è stato dato di sapere, Fatima è senza dubbio la più profetica delle apparizioni moderne, come afferma una fonte pochissimo sospettabile di mariolatria, cioè la Congregazione per la dottrina della fede.
Comunque c’è parecchio da leggere, sull’atteggiamento dei pontificati, sulla consacrazione della Russia al cuore immacolato, sulla nostra consacrazione personale, sul presunto contenuto dell’allegato, che parlerebbe di una apostasia della Chiesa, sull’attesa che tutto il popolo dei fedeli continua a tenere desta in questo centesimo anniversario (non è stato un giornalista investigativo, ma Benedetto XVI a dire “possano questi sette anni che ci separano dal centenario di Fatima accelerare il trionfo del cuore immacolato”).
Al di là dei segreti, la Madonna è venuta a ricordarci che la nostra vita qui è un passaggio per la vita eterna. E attenzione, non ho detto “non è che un passaggio”, non uso questa espressione che sminuisce la vita terrena, perché è esattamente qui che ci misuriamo con il regalo più grande, la libertà. Dopo no, dopo ci sarà tutto chiaro. Adesso però possiamo fare qualcosa, davvero, dire il nostro sì libero, da figli. (Una volta un frate mentre mi lamentavo dei plotoni di zanzare che mi avevano preso di mira i polpacci mi ha ricordato “ringrazia il cielo, vuol dire che sei viva: in purgatorio non ci saranno più, e allora non potrai fare più niente”).
Come ricorda anche Gaeta, è fatto di piccoli il popolo devoto a Fatima, eppure è un fiume impressionante, imponente, di gente che prega e che prende seriamente il battesimo, la chiamata a essere sacerdoti, re, profeti. Ed è a questo popolo di piccoli che spero di apartenere.
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