lunedì 29 agosto 2016

Il canto del mare

Un poeta astigiano: Padre Franco Mazzarello

by fabrizio centofanti

A cura di Luigi Maria Corsanico

da qui

Vorrei ricordare una persona a me molto cara, che negli anni della mia adolescenza rappresentó, oltre che maestro spirituale, un esempio di vita e di grande amore per la natura e per la letteratura: il Padre Franco Mazzarello, nato a Costigliole d’Asti il 5 settembre 1913 e deceduto ad Aosta il 25 ottobre 1995. Religioso somasco, sacerdote nel 1939, laureato in lettere classiche nel 1946, per tutta la sua vita esercitò la sua professione di insegnante nelle scuole della Congregazione somasca. Lo conobbi a Rapallo nel Collegio San Francesco e poi ad Entrèves di Courmayeur, dove proseguì il suo insegnamento nel Liceo scientifico statale di Aosta fino al 1983.

Religioso coltissimo, appassionato della poesia italiana ed in particolare di Dante, collaboratore delle riviste divulgative e storiche della Congregazione, compose diverse opere in prosa, come una biografia di San Girolamo Emiliani, fondatore della Congregazione, “Lo chiamavano Padre”, alcuni studi su Dante tra cui “Maria nella Divina Commedia”, una bella raccolta poetica intitolata “I canti della speranza”, pubblicati dall’Editrice Studio e Vita, a Rapallo nel 1967. Da questa raccolta ho tratto il poema che presento e che recito, dedicandolo alla sua bella anima, mai dimentico dei suoi insegnamenti, nelle lunghe escursioni in montagna, nel gruppo del Monte Bianco, che erano occasione non solo di contemplazione del Creato, ma di ascolto della Parola: ho ancora il dono di poter sentire nel mio intimo la sua voce, profonda e rassicurante per un adolescente che iniziava il viaggio della vita consapevole.

Grazie caro Padre Mazzarello!

Il canto del mare

O mare,
creatura di Dio,
voglio ancora ascoltare
in silenzioso oblio
della varia vita,
il tuo perenne divino cantare.

O mare,
creatura insonne,
giovane eterno che ti agiti
come il mio spirito,
io vengo sul tuo lido
sonante, e su gli scogli,
che baciando e flagellando
rodi, godo meditare.

Io piango e tu piangi:
negli anfratti delle rocce rose
dal tuo salmastro, ai piedi
delle muscose
scogliere piene di vita,
ti sento piangere e singhiozzare,
e dal tuo pianto
intanto
mi pare
di sentirmi consolare.
Io rido e tu ridi:
l’onda tua birichina
su la roccia carezzata
scintilla e si sciorina,
mi lancia una risata
fresca ed argentina,
mi guarda e mi sorride,
poi fugge graziosa
sbrigliata e spensierata
come una bambina.

Mi adiro e ti adiri:
con la schiuma sulle labbra
schiaffeggiando vai le sponde,
in vorticosa danza
le vive navi
furibondo aggiri
e giù le attiri
nel vuoto vortice profondo.
S’alza l’onda pel vento,
s’abbassa, in alto
ritorna, è sospinta,
sospinge, guizza,
si protende, inciampa,
vacilla,
si rovescia,
percuote, bianca
rimbalza, ricade,
si rompe, si compone,
scintilla,
riscintilla,
si frange
con un urlo sullo scoglio
in un mare di petali
di camomilla.

Io amo e tu ami:
la tua onda amorosa
carezzando si abbandona
sulla roccia muscosa
piena di vita
e il bacio dona a un’infinita
di esseri famiglia.

O mare,
insonne mare
quell’armoniosa
melodia di amor che canti,
le risa e gli urli e i pianti
ascolto, e l’infinito
chiaro azzurro del cielo
e il cupo tuo ammiro,
la salmastra brezza respiro,
e penso,
o mare,
insonne mare,
che un solo spirito immenso
ci pervade e ci fa cantare.


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