lunedì 11 luglio 2016

cristiano... CR7

calcio
 IL MIO PECCATO DI... CUORE
e questo è il calcio... GiuMa
PARIS, FRANCE - JULY 10:  Cristiano Ronaldo of Portugal shows his emotion before being substituted due to injury during the UEFA EURO 2016 Final match between Portugal and France at Stade de France on July 10, 2016 in Paris, France.  (Photo by Alex Livesey/Getty Images)
Minuto 17, brutta entrata di Payet. Per l’arbitro è tutto regolare, ma tu resti a terra perché conosci il tuo corpo meglio di chiunque altro e sai che c’è qualcosa che non va. Comincia così un pezzo di storia di questo sport e a scriverla è il giocatore più forte del mondo. Cristiano Ronaldo aspettava questa finale da 12 anni, da quel traumatico Portogallo-Grecia in cui il Portogallo più forte di sempre (dicevano) e i suoi campioni (Figo, Rui Costa e Couto tanto per intenderci), persero la più grande occasione della loro storia – e Cristiano con loro (dicevano). Poi eccola qua, dopo 12 anni passati a rincorrerla e a sfiorarla, dove nel mezzo ci sono state una marea di vittorie tra cui 3 Champions League e 3 Palloni d’Oro. Ecco quella coppa a portata di mano dopo averla raggiunta nella maniera più difficile e sofferta, quando c’è mancato davvero poco, perché a buttarti fuori dalla competizione poteva addirittura essere l’Ungheria.
Ma poi, dopo 17 minuti, una brutta entrata distrugge ogni momento che hai vissuto per costruire la tua occasione, quella che molti sprecano, quella che quasi nessuno ha. No, non lo accetti, non puoi farlo. Del cambio non se ne parla nemmeno, proviamo con una fasciatura e vediamo come va. Rientri tra i soliti ingenerosi fischi e, come al solito, sai che non si tratta di sdegno, ma di paura. Quelli in fondo hanno tutto da perdere. Giocano in casa (dove hanno sempre vinto), contro di voi (con cui non hanno mai perso). Corri, lotti , piangi, perché sai che a farti stare in piedi é solo la tua testardaggine, la stessa che ti ha portato in cima al mondo e quindi non puoi fare a meno di ascoltarla.
Dopo sette minuti di sofferenza però capisci che stavolta no, non si può fare. La tua fascia diventa la tua spugna e la getti per terra. Ma c’è di più. C’è una lingua comune, un pensiero comune, una nazione intera che conta su di te. Non è tifo, è appartenenza. E allora di mollare non se ne parla nemmeno. Raccogli la fascia e la metti intorno al braccio del tuo compagno. “Se quelli fischiano, allora diamogli un motivo per farlo” pensi,ed è fuori dal campo che ti trasformi nell’uomo in più.
Figuriamoci se tu, nel giorno più importante della tua carriera, riesci a stare fermo a guardare gli avvenimenti succedersi, così, come se non fossi tu l’artefice di come andranno le cose. Non scherziamo. Allora decidi di fare col cuore quel che non puoi fare coi piedi. Urli, salti, motivi. Tu, l’egoista, l’egocentrico, l’esibizionista, quello che pensa solo a vincere premi personali e per cui la squadra è un optional, metti via l’«io» e lo trasformi in «noi». E quindi voi, dopo novanta minuti di sofferenza, siete ancora in gioco. La Francia attacca coi suoi uomini migliori, ma voi difendete con una motivazione non casuale, di chi a perdere non ci sta, non questa volta.
Poi a 10 minuti dalla fine entra Eder, quello fischiato solo un mese fa, quello che nessuno voleva all’Europeo. Ti giri, basta un sorriso: “Vedrai che sarai tu a segnare il gol della vittoria” e il resto è storia. Il fischio finale, l’urlo liberatorio, i festeggiamenti coi compagni. Tutti che vengono ad abbracciare te, prima ancora dell’allenatore.
Portugal's forward Cristiano Ronaldo reacts during the Euro 2016 final football match between France and Portugal at the Stade de France in Saint-Denis, north of Paris, on July 10, 2016. / AFP / MARTIN BUREAU (Photo credit should read MARTIN BUREAU/AFP/Getty Images)
Qualcun altro sarebbe potuto rimanere a piangere negli spogliatoi, qualcun altro avrebbe potuto aspettare seduto in panchina l’esito di una partita non più sua. Cristiano Ronaldo non ce l’ha fatta. Cristiano Ronaldo ha preferito zittire tutti, un’altra volta, nella più inattesa delle maniere.
Capiamoci, si tratta di una cosa personale, di quella voglia che abbiamo di trovare ancora del romanticismo in “questo calcio di mercenari che pensano solo ai soldi e ai party”. Io ieri sera l’ho fatto quando ho visto Ronaldo in lacrime, quando poi l’ho visto urlare e incitare i suoi. Io ieri sera mi sono gustato ogni attimo che solo il calcio sa regalare e spero che voi tutti l’abbiate fatto con «noi».

PARIS, FRANCE - JULY 10: Cristiano Ronaldo of Portugal (c) lifts the Henri Delaunay trophy after his side win 1-0 against France during the UEFA EURO 2016 Final match between Portugal and France at Stade de France on July 10, 2016 in Paris, France. (Photo by Laurence Griffiths/Getty Images)

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