venerdì 26 settembre 2014

DA KAIRòS: Metodi natural... the miracle of life.i / SIN0DO

 A ciascuno il suo.
greg
San Gregorio di Nazanzio

Dialogo sul Metodo della vita

Io, Costanza e i metodi naturali


pp

DI COSTANZA MIRIANO

Dialogo sul Metodo della vita, e della vita sessuale felice, tra un uomo artificiale e una pluripara appagata. A confutazione dei Carlin Petrini e delle Vandana Shiva che vogliono la natura solo per le pannocchie


Costanza, tu ultimamente mi esorti a parlare di metodi naturali. Ma io che ne so di metodi naturali, io sono artificiale, sono culturale, sono uomo. Tu invece che sei donna e madre puoi dirmi in due parole di che si tratta?


Costanza Miriano: Proprio in parole povere significa sapere che la donna è fertile più o meno cento ore per ogni ciclo mestruale. Il tempo in cui l’ovulo può essere fecondato. Quindi una coppia può valutare quando fare l’amore, tenendo conto del fatto che in quei pochi giorni può nascere un bambino. Se ci si conosce il margine di rischio è bassissimo. Si valutano tutti i segni, chiarissimi, che il corpo femminile manda. Ci si può aiutare anche con dei test in farmacia o con la misurazione di altri parametri. Se vuoi entro nei dettagli ma non vorrei tediarti. Il margine di insicurezza, diciamo tra l’1 e il 5 per cento, è dovuto al fatto che l’ovulazione non la si può prevedere con precisione millimetrica, e gli spermatozoi possono vivere nell’ambiente femminile, a loro congeniale, fino a cinque giorni.

Camillo Langone: Meno male che ti avevo detto due parole.
continua


o su il foglio

the miracle of life



I metodi naturali sono affidabili al 99%

Se non funzionano nei rapporti sessuali è perché non si conoscono


di E. Chuvieco

Ad affermarlo è il presidente dell'Organizzazione Mondiale della Famiglia, Mercedes Arzú de Wilson, che segnala anche come non abbiano gli effetti nocivi dei metodi artificiali di controllo della natalità. Espone tutto nel suo libro elettronico [ancora inedito in Italia, NdT] "Regulación natural de la natalidad. Alternativa moral y saludable" (Digital Reasons), una guida imprescindibile per approfondire la conoscenza di questi metodi.
Cosa sono i metodi di regolazione naturale della natalità, e perché usarli?
I metodi naturali vogliono dire che gli sposi imparano a riconoscere la reciproca fertilità, e sono la forma più naturale per concepire o rimandare una gravidanza. Ad esempio, l'uomo è fertile tutto il tempo, dalla pubertà a un'età avanzata, mentre la donna è fertile solo circa 100 ore in ogni ciclo dopo la pubertà e fino alla menopausa. La natura dice molto chiaramente alla donna, attraverso segni naturali, che Dio ha posto nel nostro corpo quali sono i giorni fertili e quelli non fertili.
I metodi naturali non sono una scusa per non compiere la finalità dell'atto matrimoniale, che è essere aperto alla vita?
Assolutamente no. I metodi naturali non sono un affare come i metodi artificiali di controllo della natalità, la sterilizzazione di uomini e donne e l'aborto indotto o provocato chimicamente. I metodi naturali si imparano con un libro o una presentazione, come ho fatto io in venti minuti senza pagare un centesimo. È chiaro che praticando un metodo naturale, lo si usi o no, la coppia è aperta alla vita nei giorni fertili per i rapporti coniugali. Gli sposi decidono quindi liberamente se mettere al mondo una vita o rimandare. I metodi artificiali non danno questa libertà di decidere.
Le donne che li hanno usati per non concepire dicono di essere rimaste incinta. Che affidabilità hanno?
Ci saranno sempre donne o coppie che daranno la colpa al metodo che stanno usando anziché ammettere che forse hanno usato dei preservativi o hanno avuto un contatto genitale nei giorni fertili o rapporti coniugali incompleti (coito interrotto). L'astinenza nei pochi giorni fertili è imprescindibile, visto che le prime gocce di liquido seminale dello sposo contengono un gran numero di spermatozoi che possono essere trasportati nella cervice e la donna può rimanere incinta. Nei giorni di astinenza, gli sposi possono dimostrarsi l'amore reciproco in altri modi. Poi, quando possono riprendere i rapporti coniugali, le coppie riferiscono che i rapporti intimi sono come una nuova luna di miele.
Il Metodo dell'Ovulazione della Regolazione Naturale della Fertilità si basa su fatti scientifici. Come potrete leggere nel libro, sono stati compiuti 750.000 studi ormonali che confermano che le semplici osservazioni della donna coincidono perfettamente con gli studi ormonali del cervello e delle ovaie e che si elevano nelle sue 100 ore di fertilità.
Che grado di efficacia hanno?
Un gran numero di studi scientifici realizzati in vari Paesi (Cina, India e Stati Uniti) conferma un'efficacia del 98-99%. Vari di loro sono riportati nel libro della casa editrice Digital Reasons Regulación Natural de la Natalidad, anche uno studio realizzato a Calcutta, in India, in cui le Missionarie della Carità di Madre Teresa hanno insegnati questi metodi ai più poveri dei poveri ottenendo il 99% di efficacia nel rimandare una gravidanza.
La coppia deve seguirli quotidianamente per raggiungere l'efficacia desiderata?
Tutto ciò che vale la pena richiede sforzo. La bellezza del fatto di rispettare la legge naturale richiede che la coppia riconosca il valore di usare questa conoscenza a beneficio della sua salute fisica, emotiva e spirituale. Sono importanti le osservazioni, come si descrive nel libro. In questo modo, gli sposi potranno conoscere chiaramente la propria fertilità o infertilità. Un punto molto importante è riconoscere che il successo della regolazione naturale della natalità richiede che lo sposo ami sua moglie e ne rispetti la fisiologia, ovvero il modo in cui Dio l'ha creata.
In genere, i cattolici utilizzano questi metodi per regolare la natalità. Perché crede che altri cattolici non li usino?
L'unica ragione per cui non tutti li usano è semplicemente perché credono che sia l'antico Metodo del Ritmo o della Temperatura. Anche la maggior parte dei medici ignora i progressi scientifici dei metodi naturali, soprattutto del Metodo dell'Ovulazione, che è il più diffuso in tutto il mondo.
Sono stata intervistata da leader evangelici degli Stati Uniti e sono state vendute migliaia di copie del libro a persone evangeliche, non cattoliche. È quindi fondamentale riconoscere che ogni donna e ogni uomo che ami la propria moglie si interessa a una soluzione naturale per distanziare la nascita dei figli, perché vuole proteggere il proprio caro dagli innumerevoli danni provocati dai metodi artificiali di controllo della natalità che non vengono spiegati dai medici, che non parlano neanche ai giovani dei pericoli di cancro per il fatto di usare metodi artificiali che contengono ormoni, come spiego nel libro.
Nella questione è coinvolta la sessualità umana. Che aspetti sottolineerebbe per valorizzarla di più?
La nostra fondazione ha condotto l'unico studio che è stato effettuato, che ha confermato i nostri sospetti: le coppie che praticano la regolazione naturale della natalità non divorziano. Si è compiuto uno studio comparativo con altri tra gli studi principali condotti negli Stati Uniti.
Sono state poste le stesse domande, e come risultato, quando studiamo le coppie cattoliche e le paragoniamo con le coppie cattoliche dello studio americano della stessa età (dai 21 ai 44 anni) che non praticavano la regolazione naturale, il numero di divorzi nel nostro gruppo è stato solo del 3%, contro il 15% degli americani.
Un'altra domanda ha riguardato il numero di rapporti coniugali, e il nostro gruppo ha confermato di essere molto più attivo sessualmente delle persone che usano i metodi artificiali. È logico che sia così, visto che le donne che usano i metodi artificiali si lamentano del fatto che abbassano molto l'interesse sessuale. Un'altra domanda era se sentivano di avere una vita familiare di successo.
Possiamo assicurare che praticare i metodi naturali favorisce l'ecologia umana?
La favorisce sicuramente, per varie ragioni:
1). Siamo molto interessati a non contaminare l'ambiente, per cui dovremmo essere ancor più interessati a non introdurre inquinamento nel nostro corpo.
2). I metodi artificiali provocano grandissimi danni fisici al nostro corpo, e anche al nostro sistema emotivo, visto che provocano 150 cambiamenti chimici interni. Il libro offre un'ampia spiegazione di ciascuno di questi metodi e dei loro effetti secondari, oltre a quelli abortivi.
3). Interessa spiritualmente le persone, visto che abbiamo constatato un cambiamento nel modo di trattare la donna, che è stata la più colpita perché non si sente più rispettata e amata come prima, sentendosi invece usata solo come uno strumento di piacere. La promiscuità è aumentata enormemente, e i problemi derivati di malattie veneree in proporzioni epidemiche sono evidenti in tutto l'Occidente.
4). Molti articoli recenti ci parlano dell'inquinamento dei fiumi del mondo, a cui bisogna aggiungere i residui provocati dagli ormoni sintetici dell'urina delle donne che utilizzano i metodi artificiali.
Come crede che influisca sulla sessualità il clima di erotismo attuale?
Il pericolo dell'erotismo e della pornografia è che possono uccidere l'amore degli sposi. È un grave pericolo per il mondo e per la società cristiana.
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

Il catechismo di san Pio X

Il catechismo di san Pio X

 Ci sono testi che non perdono valore nel tempo e che addirittura riacquistano interesse a motivo del loro insegnamento preciso, chiaro e puntuale.
Perciò in questo tempo di immenso disorientamento, dove l’opinione personale diventa il metro di misura, dove le emozioni sono privilegiate sul ragionamento, dove i principi cattolici perdono significato e consistenza, dove l’esperienza soggettiva fa premio sulla dottrina, dove l’ignoranza religiosa è il sistema che regola gli intelletti, è importante leggere e studiare ilCatechismo di San Pio X, compendio della dottrina cristiana, meglio conosciuto come Catechismo Maggiore, edito nel 1905, con 993 domande e risposte, e pubblicato oggi da San Paolo. Il Catechismo della dottrina cristiana, quello dato alle stampe nel 1912, con 433 domande e risposte, fu quello che ebbe maggior diffusione.
Venne stampata anche l’edizione ridotta, nota con il titolo Primi Elementi della Dottrina Cristiana, dedicata ai bambini e ai ragazzi. Scrive Natale Benazzi nell’introduzione alCatechismo Maggiore: «Pio X comprendeva con estrema chiarezza che l’educazione del popolo doveva essere la base su cui impostare il lavoro creativo della vita cristiana; e, soprattutto, che quell’opera di educazione andava compiuta con un linguaggio che il popolo potesse capire, in una “dialettica del presente”, fatta per essere “mantenuta” a memoria, fino a diventare interiorità» (p. 10).
San Pio X lo diceva, con molta lucidità e senza timore di attirarsi qualche strale, che la centralità della missione del predicatore del Vangelo doveva ruotare attorno alla comprensibilità del contenuto dell’annuncio e non alla figura stessa dell’oratore. Lo studioso Roger Aubert lo sottolinea: «Ricordava con molto realismo che “è più facile trovare un oratore facondo e brillante, che non un catechista che impartisca un’ottima istruzione”; e non cessava di raccomandare ai sacerdoti di esporre con chiarezza e semplicità e di dedicarsi in particolare alla catechesi per gli adulti, che era stata molto trascurata nel secolo XIX» (p. 10).
Oggi vengono universalmente riconosciuti gli elementi sostanziali di un Catechismo che è pietra viva nel «solco della tradizione educativa della Chiesa» (p.8). Viene inoltre universalmente riconosciuto il lavoro strenuo che san Pio X perseguì da parroco, da Vescovo, da Patriarca e da Pontefice, per una catechesi seria e feconda, educando così le anime in senso spirituale e in senso etico. Come riempire di contenuti una religione divenuta mero sentimentalismo, dove non c’è più distinzione di piani fra ciò che è del mondo e ciò che è di Dio? Certamente la lettura e la meditazione del Catechismo di san Pio X è un modo corretto, sano e perfetto per rispondere a tante domande di credenti che spesso brancolano nel buio.
Scriveva il beato don Giacomo Alberione, fondatore della Pia Società San Paolo, nella prefazione alla prima edizione del volume di Padre Dragone Ssp, Spiegazione del catechismo di San Pio X per catechisti (1963): «Oggi occorre, però, tener presente che si acuisce sempre più la lotta pro e contro Cristo: e che la vittoria dipende dall’istruzione religiosa; la sconfitta per le singole anime dipende dall’ignoranza. Non basta l’istruzione teorica, occorrono la fede, la vita cristiana, la preghiera. Il catechista rappresenta il Divino Maestro se, come Lui, si fa via, verità e vita. Il catechista pio, istruito, esemplare; il catechista che conosce bene ciò che deve insegnare ed il modo d’insegnare; il catechista che sa organizzare la sua classe e le classi; il catechista che soprattutto ama le anime e nulla risparmia per esse… opererà un grande bene tra la gioventù e gli adulti, nonostante tutte le accresciute difficoltà di oggi, che sono realmente tante e gravi».
Ecco che nel centenario della morte di san Pio X la San Paolo ripropone il Catechismo Maggiore (nel testo è anche presente l’Istruzione sopra le Feste del Signore, della Beata Vergine e dei Santi) al fine di offrirlo a tutti, giovani e meno giovani, catechisti e non catechisti, mettendo così a disposizione dei lettori la bellezza e la sicurezza della dottrina. Che cos’è la dottrina cristiana? Risponde il Catechismo: «La dottrina cristiana è la dottrina che Gesù Cristo nostro Signore ci ha insegnato per mostrarci la strada della salute». (Cristina Siccardi)

Il Sinodo “in pillola” 

Originally posted on La fontana del villaggio:



"Humanae Vitae": il coraggio e la lungimiranza di Paolo VI

Il dott. Renzo Puccetti racconta in un libro il dibattito sui temi etici e morali nato in seno al Vaticano II che portò Montini a scrivere la storica Enciclica

In prossimità del Sinodo straordinario sulla Famiglia, una delle intenzioni degli organizzatori è quella di ricomporre la frattura sui temi morali ed etici avvenuta durante il Concilio Vaticano II. Di pari passo, il 19 ottobre, papa Francesco celebrerà la beatificazione di Paolo VI, il Pontefice che ha dato il via alla grande assise conciliare e che ha scritto e pubblicato l’enciclica Humanae Vitae, meglio conosciuta come il documento pontificio che si oppose all’uso delle pillole contraccettive. Molte sono ancora oggi le domande sul come e perché l’enciclica suscitò così tante critiche. Quali furono gli argomenti che vedevano alcuni vescovi e cardinali favorevoli all’utilizzo delle pillole contraccettive?  Cosa c’è di sbagliato nellaHumanae Vitae? E quali furono invece i meriti di quell’enciclica?
Uno dei migliori libri sul tema è quello scritto dal dott. Enzo Puccetti, “I veleni della contraccezione”, pubblicato dalle Edizioni Studio Domenicano. Nel corso di alcune discussioni con l'autore, ebbi modo di esprimere la necessità di una documentazione più vasta sul tema che raccontasse nei dettagli quanto era accaduto. Puccetti ha preso sul serio la sfida. Ha letto, studiato, fatto ricerche e interviste, consultato decine e decine di testi in lingue diverse. Dopo tre anni di lavoro ne è venuto fuori un libro di 400 pagine ed oltre 800 voci bibliografiche. Il libro è così ricco di informazioni originali da diventare oggetto per un docufilm sull'ultima enciclica di Montini.
“Sembrava un'impresa proibitiva per le nostre deboli forze - dichiara il medico a ZENIT - ma evidentemente la nostra audacia è piaciuta al Cielo, perché incredibilmente tutte le porte si sono spalancate ed a breve si comincerà il montaggio di quello che ci auguriamo possa essere uno strumento al servizio della Chiesa e della verità storica”.
Nel libro pubblicato dalla ESD lei racconta quanto accadde al Concilio in merito allutilizzo o meno delle pillole contraccettive. Può dirci quale era il pensiero di Paolo VI in proposito?
Il Santo Padre aveva aperto la porta alla verità. In fin dei conti la pillola aveva fatto la sua comparsa nelle farmacie americane e inglesi soltanto nel 1957, la soppressione ovulatoria che induceva, simulava tremendamente il meccanismo fisiologico che si realizza durante l'allattamento, inoltre si stavano accumulando studi teologici che consideravano lecita l'assunzione della pillola a scopo terapeutico in varie circostanze. Il Papa voleva vederci chiaro, per questo consentì la discussione in Concilio e favorì i lavori di una commissione pontificia istituita nel 1963 da Papa Giovanni XXIII. Ad un certo punto però ebbe chiaro che l'obiettivo di alcuni settori che spingevano per aprire all’uso della pillola poteva ribaltare l'intera dottrina bimillenaria sulla contraccezione cambiando il concetto di legge morale naturale, invertendo la gerarchia dei beni del matrimonio, soggettivizzando la morale facendo della coscienza umana l'organo supremo creatore della verità, cancellando il concetto di tradizione come fonte magisteriale. La Chiesa che ne sarebbe uscita poteva scivolare su un crinale pericoloso, avrebbe cessato di essere la Chiesa del Signore, per essere sempre più la chiesa condizionata dai desideri egoistici degli uomini, il rischio era di avere un nuovo vitello d'oro. Avvisato di questo esiziale pericolo da un sacerdote gesuita espressamente giunto dagli Stati Uniti verso cui tutti noi abbiamo un debito immenso, padre John Cuthbert Ford, il Santo Padre comunicò ai padri conciliari che la questione della pillola veniva sottratta dalla discussione conciliare, la avocò a sé, considerando le conclusioni della commissione pontificia uno dei tanti contributi messi a disposizione per la riflessione.
Quali erano invece le posizioni dei Padri Conciliari e come intervenne Paolo VI  per spiegare le ragioni del non utilizzo delle pillole contraccettive?
Il cardinale Giuseppe Siri scrisse, personalizzando molto e probabilmente in modo anche eccessivo, che al Concilio si stava assistendo ad uno scontro tra Orazi e Curiazi. Un settore minoritario, ma molto bene organizzato che sarà indicato come ‘Alleanza Europea’ riuscì ad avere una rappresentanza enorme nelle commissioni conciliari, con ben tre dei quattro cardinali moderatori. Le commissioni conciliari eranoi veri centri motore della redazione dei testi. A ben vedere tutto l'attacco che Paolo VI subirà nella seconda parte del suo pontificato ha a che fare con l'avere impedito il tentativo di trasformare il Concilio in un'assemblea che avrebbe stravolto la dottrina. Le principali argomentazioni sostenute per giustificare la contraccezione erano il primato e la salvaguardia del bene dell'unione degli sposi minacciata da nuovi figli. L’idea dei favorevoli alle pillole era che la nascita dei figli avrebbe minacciato l’unità della coppia. Altra argomentazione per giustificare la pillola era l'applicazione del principio di totalità agli atti umani, per cui sarebbe stato sufficiente che la relazione coniugale si dimostrasse essere aperta ai figli ma non ad ogni singolo atto coniugale. Inoltre si proponeva la totale dissociazione tra qualità morale e atti della coscienza degli sposi, come se la coscienza non avesse il bisogno e il dovere di essere rettamente formata. Il Papa volle che si svolgesse un confronto, ma chiarì bene che non vi era motivo sufficiente per potere modificare le norme già dettate da Papa Pio XII. Purtroppo molti laici, religiosi, sacerdoti e persino vescovi avevano imboccato la via che annunciava un cambiamento certo e imminente. Quando Papa Paolo VI ribadì la dottrina nell'enciclica Humanae vitae fu per loro una doccia gelata, un vero e proprio shock a cui solo in pochi reagirono con umiltà e docilità. Molti, cedettero alla superbia, mettendo da subito in piedi una contestazione più o meno aperta contro il Magistero del Papa ed inaugurando quello che verrà indicato come il magistero parallelo dei teologi e dei vescovi.
Sulla famiglia, sulla procreazione e sullutilizzo dei contraccettivi, Paolo VI scrisse e pubblicò lHumanae Vitae. Può spiegare le motivazioni che spinsero il Papa a pubblicare lEnciclica?
Tutti auspicavano un pronunciamento del Papa, ma poiché vi erano coloro che contestavano la dottrina costante della Chiesa sulla contraccezione, durante l'attesa, si disse che la legge era dubbia e come tale non era obbligante. Il silenzio del Papa finiva per facilitare questo giochino; ne era consapevole padre Ford e ne era ben consapevole lo stesso Papa che comprendeva chiaramente come il suo silenzio di fronte agli attacchi alla dottrina consentisse di considerare la stessa dottrina non più certa, ma probabile e quindi non obbligante, in ossequio alla norma che lex dubia non obligat. Fu così che Papa Paolo VI ruppe gli indugi con l’Humanae vitae precisando l'inscindibilità dei significati procreativo e unitivo dell'atto coniugale. Secondo Paolo VI, con le pillole contraccettive si manifesta una intenzione contraria alla vita. Inoltre si propone di escludere l'azione di Dio nella creazione della vita umana interferendo con le Sue leggi, e si nega la conservazione del senso di mutuo e vero amore dell'atto coniugale stesso.
Le reazioni allHumanae Vitae furono controverse. Alcuni raccontano che con alcune Conferenze Episcopali si rischiò la rottura. Che può dirci in proposito?
Vi fu fedeltà ed infedeltà, esattamente come avviene oggi. In diversi dissero che il documento del Papa non era infallibile e come tale criticabile e quindi violabile. I vescovi italiani e quelli della conferenza episcopale americana sostennero il Papa, mentre i documenti dei vescovi di Belgio, Olanda, Austria, Germania, Canada erano contrari. Il cardinale Christoph Schönborn qualche hanno fa ha chiesto pubblicamente perdono per quanto fecero i suoi confratelli nell'episcopato austriaco. Di recente il vescovo di Anversa Johan Bonny ha raccontato che Papa Paolo VI ricevette il vescovo di Namur André-Marie Charue a cui espresse nei modi più netti la propria insoddisfazione per la dichiarazione dei vescovi belgi. Charue rispose al Papa che avrebbe firmato di nuovo quella dichiarazione e poi, davanti al Papa, pianse.
Al di là delle critiche alcuni sostengono che lHumane Vitae fu una Enciclica profetica e che Montini fu coraggioso e saggio. Lei cosa ne pensa?
L'enciclica fu fedele, drammatica, coraggiosa, profetica, semplice, di carattere dottrinale e pastorale. La cancellazione della procreazione nell'atto coniugale aveva come obiettivo quello di ridurre il sesso ad una mera attività banalizzante, ad un gioco irresponsabile. Secondo il cardinale Carlo Caffarra l’espulsione e banalizzazione della sessualità nei casi seri della vita, “è una ideologica negazione della realtà dell'essere umano che nella sessualità ha una privilegiata estensione esteriore della propria interiorità”. Come aveva intuito il filosofo marxista Max Horkheimer, la contraccezione ha privato la sessualità del peso esistenziale suo proprio. Le conseguenze di riduzione e indebolimento della moralità le aveva già annunciate Papa Paolo VI. Se il sesso è un gioco, perché impegnarsi tutta la vita con un solo compagno di giochi? Perché limitarsi con il giogo matrimoniale? Perché non divorziare se si trova un nuovo compagno che ci fa divertire di più? Gli effetti della diffusa contraccezione non hanno impedito le gravidanze giovanili, ed hanno indebolito i legami matrimoniali. Il sesso si è ridotto sempre più a merce di scambio per fini egoistici. Inoltre la mentalità contraccettiva ha preparato il terreno alla mentalità abortiva. San Giovanni Paolo II ha scritto nell’Evangelium vitae che contraccezione e aborto sono il frutto di una medesima pianta. Abbiamo molte prove di questo; in Francia soltanto il 3,1% delle donne sessualmente attive in età fertile non usa la contraccezione, si vendono un milione e duecentomila pillole del giorno dopo, ma la cifra degli aborti nel 2013 è impressionante: 216.854. Negli Stati Uniti le donne del National Survey of Family Growth che nel corso della vita hanno usato la contraccezione riportano una percentuale di aborti doppia rispetto a quante non hanno mai usato contraccettivi. Se nel 1968 si poteva essere miopi e confusi per non vedere quanto male avrebbe fatto  la contraccezione, oggi, a distanza di ben 46 anni dall'enciclica, i cattivi risultati sono ben chiari. Quante persone che oggi conosciamo non sarebbero mai nate se la Chiesa avesse ceduto alla contraccezione? E quanti sacerdoti, religiose e religiosi in meno ci sarebbero? E poi, se la nascita di bambini e delle bambine è un bene, perché una pillola che ne impedisce la nascita e che interferisce nei processi naturali delle donne dovrebbe essere un progresso?
Ha un ricordo personale su Paolo VI? Cosa pensa del fatto che verrà beatificato?
Dei 15 anni di pontificato per ragioni anagrafiche ho ricordi soltanto della seconda metà. Ricordo mia mamma rattristata per gli attacchi che venivano rivolti alla persona del Papa in quegli anni in cui gli animi erano esagitati per i fumi del '68. Paolo VI è stato il Papa della mia infanzia, quello che vedevo sul teleschermo mentre in ginocchio ricevevo la benedizione urbi et orbi nei giorni di Natale e Pasqua e che seguivo durante la via crucis del venerdì santo. È il Papa che ho riscoperto da adulto come uomo sofferente, in silenzio, tradito e abbandonato dagli amici di un tempo. Il Papa che dalla Domenica delle Palme dell'inizio del pontificato, quando godeva di un consenso che ricorda molto da vicino quello odierno di Papa Francesco, rimanendo fedele e difendendo la fede, ha subito quasi senza rispondere il martirio bianco della contestazione. Tutti noi dell'associazione "Vita è" abbiamo accolto con grande gioia la notizia che Papa Paolo VI sarebbe stato proclamato beato il prossimo 19 ottobre. 
Zenit
*
È noto che durante il Concilio Vaticano II i padri conciliari dibatterono a lungo circa le questioni pastorali poste dalla massiccia diffusione della “pillola”, e la stragrande maggioranza di loro non vedeva nulla di peccaminoso nel suo utilizzo.
Il dibattito fu lungo e acceso, a tratti molto aspro (si narra che il card. Ottaviani abbia apostrofato in aula il card. Suenens con queste parole “l’avesse presa tu’ madre!”), finche Paolo VI con una decisione, che deve essere stata davvero sofferta, avocò a sé l’intera materia, avviando poi il processo che lo portò a pubblicare quattro anni dopo quell’enciclica profetica che fu l’ “Humanae Vitae”.
Fu il classico esempio di una decisione giusta presa con le motivazioni sbagliate, o almeno largamente insufficienti. Paolo VI infatti temeva che separando il sesso dal “rischio” della generazione ci si sarebbe avviati per una via di deresponsabilizzazione dell’amore, scoperchiando un vaso di Pandora con conseguenze imprevedibili.
La storia ha largamente confermato i suoi timori e tutto quello che è accaduto dopo, dalla depenalizzazione di divorzio e aborto alla fecondazione artificiale fino alle proposte di matrimoni omosessuali o addirittura di poligamia viene da quel punto originale: la separazione del sesso dalla generazione.
E se Paolo VI allora non avesse avuto quel coraggio oggi la Chiesa si troverebbe a combattere la sua battaglia fondamentale in favore dell’uomo senza armi.
Eppure le motivazioni di Paolo VI erano insufficienti.
Non sarebbe giusto né umano infatti fondare una decisione morale sulla paura, non è moralmente buono un bene fatto per paura, e quindi non si può legare la moralità del sesso alla paura di una gravidanza. Bisognava aspettare il genio del filosofo e teologo card. Woijtyla che ebbe il coraggio di scrivere un libro immenso, “Amore e responsabilità”, in cui fondava i punti essenziali dell’insegnamento cristiano sull’amore non sulla paura, ma su un’analisi fenomenologica del rapporto sessuale.
Una volta divenuto Papa, Woijtyla ha portato questo approccio innovativo e geniale (si partiva dalla concretezza esistenziale dell’uomo e non più dal dogma) anche nel suo magistero, fino alle straordinarie catechesi sulla sessualità umana pronunciate dal 1981 al 1985 che hanno cambiato per sempre il magistero cattolico in materia, non nel suo esito, ma nella sua metodologia.
Se penso all’imminente Sinodo dei Vescovi vedo profilarsi in qualche modo una situazione simile, con l’episcopato diviso e rumorosamente polemico, il Santo Padre che tace e prega e l’opinione pubblica, almeno quella dei giornali mainstream, fortemente schierata e che tenta di tirare i padri sinodali qua e là.
Per quanto importante, il parere di un Sinodo è sempre soltanto consultivo: alla fine dei conti sarà comunque il Santo Padre a decidere e certamente non invidio la responsabilità che si è assunto convocando questo Sinodo. Bisogna altresì riconoscere che era assolutamente necessario farlo, non essendo più sopportabile lo “scisma di fatto” in cui la grande maggioranza dei Cattolici vivono in materia di morale familiare.
Come al tempo del Concilio la discussione sulla sessualità umana era stata semplificata dai giornali in termini di “Pillola sì, pillola no”, così oggi è ridotta alla questione “comunione ai divorziati sì, comunione no”, come se il Magistero della Chiesa fosse una specie di vigile urbano che deve concedere o no l’accesso ad una strada.
I vescovi però sanno bene che il Magistero è tutt’altro: a loro spetta non il compito di concedere permessi, ma di orientare le scelte morali, cioè la vita concreta, dei credenti. Non si tratta quindi di depenalizzare qualcosa, ma di comprendere e spiegare le motivazioni profonde dell’agire. Per questo non possono fare semplicemente ciò che vogliono, le loro decisioni invece devono essere, e sono certo che saranno, ispirate alla globalità complessiva della visione cristiana dell’uomo, a partire proprio dalle direttive tracciate da Giovanni Paolo II, che restano come un’imprescindibile punto di riferimento.
Come allora, molti non accettano di ridurre il dibattito a quella che è indubbiamente una semplificazione grossolana, e anche io spero che il Sinodo abbia un largo respiro, andando a toccare le questioni di fondo, esistenziali, della vita di famiglia, mentre la questione della comunione ai divorziati resta in sé marginale.
Tuttavia, anche se marginale, è vero che, come la questione della pillola, anche questa ha in sé una carattere simbolico forte, che si presta bene a polarizzare la discussione. Si tratta infatti in ultima analisi di decidere se il matrimonio è semplicemente un atto privato tra due persone che si vogliono bene (come vorrebbe tutta la corrente mainstream) e quindi ridurlo alla manifestazione di un sentimento, il che porta inevitabilmente al “love is love” di Obama, oppure se l’amore tra un uomo e una donna ha una rilevanza cosmica, se è qualcosa che riguarda tutta la Chiesa e in ultima analisi l’universo intero, se un uomo e una donna sposandosi non si assumono una responsabilità non solo l’uno verso l’altro, ma verso la società, il cosmo, Dio stesso.
In realtà tutta la morale familiare sta o cade su questo punto, la questione quindi è solo apparentemente marginale, come solo apparentemente marginale era quella della pillola. In realtà, ancora una volta il rischio è quello di deresponsabilizzare l’amore, di separare il sesso dalle sue ragioni esistenziali, e come la massiccia introduzione della contraccezione scoperchiò il vaso di Pandora che ha riempito di demoni la nostra vita, così oggi ci troviamo di fronte ad un rischio simile.
Ben venga un dibattito sereno, aperto e senza pregiudiziali, anche violento se necessario. Ben venga perché il problema sul tappeto è enorme e va sviscerato in tutte le sue componenti, ma alla fine decida il Papa, nella sua autonoma responsabilità davanti a Dio. Mi fido di lui, mi fido dello Spirito Santo che lo ha scelto, prego per sostenerlo in questo smisurato compito che si è assunto.
Originally posted on La fontana del villaggio

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