venerdì 22 agosto 2014

Islam e fondamentalismo: dove sta la realtà?

DA sperarepertutti.typepad.com


Islam e fondamentalismo: dove sta la realtà?

Di fronte a quello che sta accadendo in Medio Oriente per opera dell'Isis, ma non dimentichiamo tante altre situazioni di guerra e sofferenza, come può porsi un cittadino delle nostre democrazie occidentali e soprattutto un cristiano?
In primo luogo, contro l'indifferenza, si tratta di tenere desta l'attenzione verso le vittime della violenza. I cristiani, ma anche tutti gli altri: agli occhi di Dio sono uguali, come ha detto anche papa Francesco.
C'è poi tutto il dibattito su cosa è più giusto fare per fermare l'orrore. Una questione complessa, che qui non affronto, tenendo anche conto che andrebbero rilette criticamente certe scelte passate delle nazioni occidentali le quali hanno favorito il diffondersi del fondamentalismo.
Infine, si tratta di opporsi al fondamentalismo che è presente tra noi, sotto forma di cellule estremiste, ma anche in quella ideologia che è contro la convivenza e demonizza l'islam nel suo insieme. E vengo a un editoriale di Ernesto Galli Della Loggia, pubblicato oggi dal Corriere della Sera, che pone due questioni:
Domanda numero uno: come si può riuscire a fare la guerra a un aggressore che invoca continuamente Dio e l’appartenenza religiosa senza dare alla propria risposta militare alcun carattere anch’esso a propria volta inevitabilmente religioso? Detto altrimenti: è davvero necessario perché si possa parlare di guerra di religione che entrambi gli avversari la proclamino tale, o non basta invece che lo faccia uno solo? Se uno mi ammazza perché io sono sciita, cristiano, o ebreo, o «infedele», e io cerco di difendermi colpendo a mia volta, cos’è questo se non un conflitto religioso?
Domanda numero due: se una persona di diversa religione e origine culturale si trova fin dall’infanzia a vivere per anni ed anni con la propria famiglia in un Paese occidentale, ne apprende perfettamente la lingua, ne frequenta le scuole, vi si fa presumibilmente degli amici, ne assorbe le abitudini quotidiane, ma a un certo punto decide che tutto quanto è stato così intimamente e così a lungo intorno a lui gli è in realtà insopportabile e repellente fino al punto da meritare il più crudele annientamento, che cosa indica ciò? Che nome merita? E un fenomeno del genere ripetuto per centinaia di casi, è un fatto casuale, un puro accidente oppure no?
Sono queste le due domande cruciali che gli eventi drammatici che accadono in Medio Oriente pongono a questa parte del pianeta dove noi abitiamo.
Leggendo per intero l'articolo, trovo che Galli Della Loggia sia ambiguo e tendenzioso, perché allude senza dire. Denuncia una fuga dalla realtà, ma poi non espone le conclusioni dei propri ragionamenti. Che cosa vuole arrivare a dire con le sue domande? A me sembra che il non detto, facilmente leggibile, sia che è effettivamente in corso una guerra di religione contro l'islam, che noi occidentali la dobbiamo combattere attivamente e che tutti i musulmani, compresi quelli che vivono tra di noi, sono potenziali nemici. Peraltro, il cattolicesimo più ideologizzato sostiene le stesse cose.
Ma se questo è ciò che pensa Galli Della Loggia, e chiedo di essere corretto in caso di errore, è effettivamente la realtà, oppure sono le sue idee presentate come se fossero la realtà? Sono ormai diverse le prese di posizione di autorevoli esponenti del mondo islamico che smentiscono questa lettura. Cito solo l'imam Sergio Pallavicini del Coreis, intervistato ieri proprio dal Corriere e che oggi ha scritto al quotidiano cattolico Avvenire condannando la violenza fondamentalista:
Questa arroganza trae “fondamento” dall’esclusivismo confessionale e dall’errore di imporre il “proprio dio” all’umanità intera, misconoscendo il messaggio di ogni dottrina religiosa che intende invece la conversione come un momento di svolta interiore: è questo vero riorientamento che ispira la testimonianza spirituale e la vera fratellanza tra i credenti, laddove l’esclusivismo ideologico usa il proselitismo come propaganda di potere e violenza civile. L’errore del fondamentalismo non riguarda affatto le conversioni a Dio, ma è piuttosto un abuso ideologico del sacro che nasce dall’esaltazione dell’io e dall’imposizione della propria idea di Dio e del mondo. Le autentiche conversioni a Dio escludono ogni esclusivismo e violenza.
Pallavicini parla apertamente di musulmani che tradiscono l'islam, il quale ha anche il significato di pace. Forse, la realtà è diversa da come la presenta Galli Della Loggia. Anzi, seguire la sua logica significherebbe far vincere l'Isis, perché ne accetteremmo il modo di pensare, la visione del mondo, erigendo un nostro fondamentalismo. Come eredi dei valori dell'illuminismo moderno e del cristianesimo dovremmo invece lavorare per l'incontro e la convivenza, insieme a quei credenti di altre religioni che si pongono in una prospettiva analoga. Penso, nella mia città di Crema, a quei musulmani osteggiati perché cercano un luogo per pregare e intanto hanno invitato vescovo e sindaco alla chiusura del Ramadan e emesso un comunicato sull'Iraq in cui si afferma che il buon musulmano difende la casa del cristiano prima della propria.
Chiudo con alcune parole di Paolo Dall'Oglio, innamorato dell'islam e credente in Gesù:
La dimensione dell'umano, come valore che tutti partecipano a riconoscere e a costruire, resta ciò che vi è di più immediatamente disponibile alla buona volontà di ognuno. La qualità dei gesti quotidiani è la base da cui partire per costruire la commensalità e la convivialitù, portate dai riti relazionali del buon vicinato.
Questa è la buona battaglia da combattere qui da noi, invece che invocare nuove crociate.

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