mercoledì 11 dicembre 2013

Il contributo di Giovanni Paolo II alla libertà

Ioannes Paulus PP. II
Karol Wojtyla




Determinante è stata l’opera di Giovanni Paolo II per la libertà dei popoli europei, in particolare per quelli orientali. A ribadirlo è stato il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, nell’intervento di apertura del convegno sul tema «La Chiesa nell’Europa dell’est durante il comunismo: tra il martirio e la resistenza silenziosa». L’incontro, svoltosi martedì mattina, 10 dicembre, nell’aula magna del Pontificio Istituto Orientale di Roma, è stato promosso dall’ambasciatore della Repubblica di Bulgaria presso la Santa Sede e dal Sovrano militare ordine di Malta, con il patrocinio del Pontificio Comitato di scienze storiche.Testimone diretto della visita di Papa Wojtyła al muro di Berlino e alla porta centrale di Brandeburgo, nel giugno 1996, il porporato ha ricordato che «molti fattori avevano contribuito a giungere al traguardo storico del crollo del muro». E tra questi ha citato la «maturazione delle coscienze nei cittadini dell’est europeo», la «maggiore diffusione dei mezzi di comunicazione sociale», il «processo unificante della Comunità europea», le «risoluzioni della Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e cooperazione in Europa», l’«insostenibilità dei sistemi sociali dell’est che impoverivano quelle popolazioni», le pressioni della politica internazionale.
Parlando della situazione particolare della Bulgaria, il cardinale ha ricordato che «l’avvento della libertà in quel Paese fu più lento» rispetto ad altre nazioni ex-comuniste, «con forme che qualche storico qualificò di “mimetismo”». A poco a poco, in quello che viene chiamato il “Paese delle rose” tornò «una normale vita democratica». Così i cattolici dei due riti, bizantino e latino, «iniziarono a respirare» e si arrivò, nel dicembre 1990, a stabilire relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Bulgaria, Paese che — ha ricordato il porporato — aveva avuto come delegato apostolico Angelo Giuseppe Roncalli, «il cui nome vive là ancor oggi in benedizione».
Il cardinale ha poi voluto commemorare i numerosi martiri vittime della persecuzione religiosa in Bulgaria. A cominciare dal vescovo Eugenio Bossilkov, fucilato nel carcere di Sofia la notte dell’11 novembre 1952 insieme con tre padri assunzionisti. Con il progredire degli studi storici, ha sottolineato il cardinale, «si vanno anche delineando le proporzioni tragiche» delle persecuzioni religiose nei Paesi dell’est europeo. In Romania, nel luglio 2011, quando fu beatificato il vescovo di Satu Mare, János Scheffler, gli studiosi stimarono che «dei 3.331 sacerdoti là esistenti ben 1.405 furono martirizzati». Un invito, quello del porporato, ad approfondire il capitolo delle persecuzioni religiose nella nostra storia recente.

L'Osservatore Romano

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