giovedì 3 ottobre 2013

La scommessa di Papa Francesco





Anticipiamo in queste colonne la parte conclusiva di “Un papa dalla fine del mondo”, l’ultimo capitolo del volume “La sorpresa di papa Francesco. Crisi e futuro della Chiesa” che Andrea Riccardi ha appena mandato nelle librerie (Mondadori, pagine 210, euro 17,00). Il nuovo libro dello storico, fondatore della Comunità di Sant’Egidio ed ex ministro, parte dal momento di crisi che anche la Chiesa cattolica sta attraversando e il cui culmine è giunto con un’altra “sorpresa”: le dimissioni inaspettate quanto deflagranti di Joseph Ratzinger. Atto di coraggio estremo dal quale è scaturita, sostiene Riccardi, un’altra novità assoluta: quella dell’elezione del primo Papa extraeuropeo, della scelta di chiamarsi, per primo, col nome del Poverello di Assisi.





Nel lontano Natale 1943, nel pieno della guerra mondiale, De Lubac scriveva che l’uomo aveva ormai mostrato che il mondo si poteva organizzare senza Dio. Da allora, più di mezzo secolo di storia ha confermato abbondantemente questa interpretazione. Così il mondo e la vita si organizzano senza Dio. De Lubac notava: «È vero però che, senza Dio, non può alla fine dei conti che organizzarlo [il mondo] contro l’uomo. L’umanesimo esclusivo è un umanesimo disumano». Il cardinal Bergoglio condivide questa analisi. Bisogna allora parlare di Dio agli uomini, perché dal loro vissuto e dal loro pensiero rinasca o si rafforzi un umanesimo «umano», non esclusivista, non chiuso all’esperienza religiosa. Nell’introduzione a un significativo libro, intitolato La Révolte de l’Esprit, Clément scriveva (siamo nel 1979): «In un momento in cui le tecniche, sociologiche e psicologiche, vorrebbero spiegare tutto attraverso questo mondo, e guarire tutto all’interno di questo mondo (salvo la morte), lo Spirito ci ricorda violentemente che nessuno è di questo mondo, ma che, nella comunione delle persone – di cui la Trinità è l’esempio, la sorgente e il luogo –, il mondo può infine respirare». Questa è la sfida di un umanesimo cristiano che rinasca dal vissuto. Il mondo cambia quando gli uomini e le donne rinascono allo Spirito, anche nel silenzio o nel nascondimento. L’insieme di tante esistenze così vissute rappresenta per Clément la «rivolta dello Spirito» che «penetrando nella storia, la apre a un’insolita benedizione». Questa non è una strategia o un piano d’azione, ma un umile cammino di uomini di fede che possono però spostare continenti, anche se sembra loro di scavare solo qualche buco nel terreno o di aprire solo qualche spazio nelle coscienze.
Un grande poeta musulmano dell’India novecentesca, molto amato in Pakistan, Muhammad Iqbal, scrive in una poesia del 1936 intitolata Il destino: «No, ben altro è il senso della rassegnazione all’Eterno! Abbi dunque l’ardire di crescere, osa! Non è così stretto lo spazio! / O Uomo di Dio! Non è stretto il Regno dei cieli!». In un mondo difficile non è stretto lo spazio per i credenti, purché essi abbiano l’umiltà di abitarlo pazientemente e non siano alla ricerca di inutili ed effimere scorciatoie. Papa Francesco guarda con simpatia questo mondo e i suoi abitanti, ma ricorda incessantemente che non tutto si risolve e si racchiude in quello che si vede e si tocca; che non tutto gira attorno all’ego, fattosi così forte e così gonfio, seppur dolente. In un tempo illuminato dai riflettori dell’informazione, non si percepisce la dimensione spirituale oltre la realtà, che però è parte integrante della realtà stessa. Ci sono correnti profonde nella storia, quelle dello spirito e dell’amore che, alla fine, scuotono la realtà.
Papa Francesco ha detto: «La nostra fede è talmente rivoluzionaria che questo la rende perpetuamente suscettibile d’essere messa alla prova dal nemico». In Brasile il Papa ha parlato in modo esigente ai giovani: «Vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare contro corrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente». Colpisce l’uso non retorico di «rivoluzione» o «rivoluzionari», ormai quasi scomparso dal vocabolario politico. L’invito del Papa è vivere il cristianesimo come una rivoluzione ed essere protagonisti del cambiamento. Così si è espresso parlando ai giovani di tutte le nazioni, raccolti a Rio de Janeiro per la Giornata mondiale della gioventù: «Seguo le notizie del mondo e vedo che tanti giovani in tante parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fraterna... Per favore, non lasciate che altri siano protagonisti del cambiamento! Voi siete quelli che hanno il futuro! ... Attraverso di voi entra il futuro nel mondo... Continuate a superare l’apatia, offrendo una risposta cristiana alle inquietudini sociali e politiche, che si stanno presentando in varie parti del mondo. Vi chiedo di essere costruttori del mondo, di mettervi al lavoro per un mondo migliore». Clément sottolinea il carattere rivoluzionario della fede cristiana. Ma osserva, che «se il cristiano non è rivoluzionario nel senso della rivoluzione mitica, sa che il cristianesimo racchiude una potenza rivoluzionaria, quella del Cristo vincitore della morte, la potenza che può trasformare la struttura della persona». 


Questo cambia in profondità. Perché «se questa trasformazione si opera simultaneamente in molti, in comunione, anche il mondo comincia a cambiare e viene fondata una civiltà». La fede e la vita di molti creano una nuova realtà. Jorge Bergoglio vuole essere un cristiano prima di tutto e invita gli altri a esserlo con lui. All’uomo e alla donna di oggi, chiede di riconoscersi peccatori. A loro, con l’amato Gregorio Magno, dice: «Riconosci il tuo Medico!». Lo dice alla società. Dio è il vero medico della condizione umana. Bergoglio indica una via alternativa all’egocentrismo. Mostra la via della felicità del dare agli altri, di chi apre il cuore a Dio. Questa è la vera grandezza di tanti anche piccoli, degli uomini e delle donne, dell’umanità. Con Giovanni Crisostomo, Bergoglio afferma: «Se non fai il bene degli altri, non farai niente di grande». La grandezza è far il bene agli altri. La conversione a Dio ingenera una rivolta dello Spirito, un percorso di umanesimo che, anche se nascosto, ha un significativo valore per l’umanità proprio per l’amore che semina. È un percorso che richiede tanta pazienza e molta speranza. Va incontro a tempi bui e a giorni luminosi. Ma è davvero creatore di umanità nuova, perché consapevole che non tutto si riduce alla tragedia dell’uno o alla commedia dell’altro. La gente riprende a camminare con Dio. Trova una grande visione che non si esaurisce nemmeno con la propria vita o con la propria generazione. È la storia antica dell’Esodo di Israele, diventata la transumanza di genti credenti, che irradiano amore, trasformano, umanizzano, liberano. La terra non diventerà mai un paradiso. Ma si aprono le porte delle “prigioni” delle esistenze e delle menti. Il mondo può diventare più umano. La proposta di papa Bergoglio, vissuta nella comunione di tanti credenti, può diventare una vera rivoluzione, una rivolta nello Spirito. È un grande e umile, paziente, lavoro. Per coglierne la portata, bisogna imparare a leggere le correnti profonde della storia e non limitarsi ai sondaggi e alla superficie. Il monaco Silvano del Monte Athos affermava negli anni Trenta: «L’unità ontologica di tutta l’umanità è tale che ogni persona che supera in se stessa il male, infligge una grande sconfitta anche al male cosmico, per cui le conseguenze di questa vittoria si ripercuotono in modo benefico sui destini del mondo intero. Anche un solo santo è per l’intera umanità un evento estremamente prezioso».


È questa la scommessa del cristiano, la scommessa di papa Francesco: il valore universale di un uomo che si converte e vince il male. Il cristianesimo antico convertiva i sovrani per poter battezzare i popoli. Fu una grande storia, ma pure una grande illusione. Oggi la santità di un uomo, la conversione di una donna, la fede di tanti in una comunione senza confini costituiscono una realtà che scorre nel profondo della storia e ne scuote la superficie. E poi la storia è piena di sorprese.

Andrea Riccardi

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