mercoledì 11 settembre 2013

Sant'Egidio presenta il Meeting interreligioso 2013:

"Il coraggio della speranza"




Sarà con lo sguardo rivolto alla Siria il XXVII incontro internazionale per la pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, quest’anno a Roma dal 29 settembre al 1° ottobre. “Il coraggio della speranza”: questo il titolo dell’appuntamento 2013 presentato ieri a Roma, prevede tra l’altro incontri tra leader religiosi, uomini di cultura e della politica, che – ha anticipato il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo – saranno ricevuti in udienza dal Papa lunedì 30 settembre. 

Negli anni, gli incontri di pace e preghiera della Comunità di Sant’Egidio non di rado si sono incrociati con eventi epocali, spesso drammatici, per la storia dei rapporti tra Paesi. Dall’11 settembre, dal rischio del conflitto tra civiltà, alla strage di Beslan, nell’Ossezia del Nord, alla "Primavera araba". A Roma, quest’anno, l’attenzione si concentra sulla Siria, sul conflitto in quel Paese, e in generale sulla situazione nel Medio Oriente. Il titolo: “Il coraggio della speranza”, che prende spunto dagli appelli di Papa Francesco, soprattutto vuole contrastare la convinzione che oggi manchino sia la speranza sia la visione di un mondo nuovo, come ha precisato il presidente Marco Impagliazzo. Nei tre giorni del Meeting, oltre 400 rappresentanti delle grandi religioni ed esponenti della vita politica e culturale europea e mondiale alzeranno la voce in favore della convivenza pacifica tra culture e fedi diverse. La Veglia di Papa Francesco sabato scorso in Piazza San Pietro, ha aggiunto Impagliazzo, "ha dimostrato che la preghiera può spostare il mondo". Tra i temi trattati dai panel, oltre alla crisi in Siria e in Medio Oriente, l'America Latina di Papa Francesco, il terrorismo religioso, le religioni e la violenza sulle donne, l'immigrazione dall'accoglienza all'integrazione. Ascoltiamo Marco Impagliazzo:


R. – Se c’è un significato oggi di questa preghiera per la pace, “Il coraggio della speranza”, è proprio pregare per la Siria, che sarà il cuore di uno dei momenti fondamentali, che è quello della preghiera. Poi, ci saranno personalità che verranno dal mondo del Medio Oriente e anche dalla Siria – speriamo nel Patriarca della Chiesa greco-ortodossa siriana, nella presenza di vescovi siro-ortodossi e di personalità politiche del Libano – perché occore riflettere anche sul dopo questo conflitto, cioè su come il tema della coabitazione e della difesa delle minoranze – e ribadisco: la difesa delle minoranze cristiane in Siria – debbano diventare capitale in una futura trattativa di pace. 

D. – La Comunità di Sant’Egidio ha preso una posizione molto chiara sulla Siria: aprire al dialogo, non ad un’azione di forza, in linea con quello che è il pensiero di Papa Francesco. Ci sono timori, però, che questi appelli non vengano accolti dai leader mondiali…

R. – Fino ad oggi, le diplomazie hanno mostrato un grande limite nel conflitto siriano e c’è voluto l’appello di Papa Francesco per smuovere le coscienze e soprattutto per liberarci da questa empasse che vedeva la violenza e la risposta militare come inevitabili. Il Papa ci ha insegnato che la violenza non è mai inevitabile, può essere evitata, che la guerra porta soltanto altra guerra, ciò che è confermato pienamente dall’esperienza di Sant’Egidio in tante situazioni di conflitto in cui abbiamo mediato e siamo stati facilitatori. E dunque è vero che oggi la situazione è molto drammatica, ma è vero anche che si stanno aprendo degli spiragli importanti, perché la preghiera e il coraggio della speranza sono delle forze che agiscono molto più di quello che noi crediamo.

D. – Le tavole rotonde che animeranno questi giorni attraverseranno molte tematiche, come d’abitudine per gli incontri di Sant’Egidio. Ci si concentrerà molto sulla povertà, sulla fragilità, si parlerà di migrazioni, di anziani e si affronteranno argomenti mai toccati finora, come la violenza sulle donne…

R. – Sì, questo è un tema di cui si è tanto parlato in Italia quest’anno e giustamente, ma che abbiamo visto e riscontrato anche in tante altre società, come quella indiana per esempio e poi anche nelle società musulmane. Noi dobbiamo riflettere e quindi abbiamo interpellato le religioni a prendere una posizione chiara su questo discorso: non solo a prendere una posizione, ma anche a guidare i loro fedeli per un nuovo rispetto e una nuova attenzione verso la parte femminile dei loro popoli.

D. – Scorrendo la lista dei partecipanti, si vedono i nomi di esponenti politici italiani, a cominciare dal premier Letta che sarà presente alla seduta d’inaugurazione. Quale può essere un messaggio per l’Italia oggi?

R. – Il messaggio per l’Italia è proprio il titolo del Convegno “Il coraggio della speranza”. Il nostro è un Paese in cui la speranza si è molto affievolita, la crisi economica ha portato tanta disperazione da una parte e mancanza di speranza dall’altra. Oggi, la nostra gente, soprattutto i più giovani, devono avere il coraggio di sperare perché soltanto la speranza aprirà dei nuovi fattori positivi nella società. Noi non possiamo guardare soltanto al passato: il coraggio della speranza ci aiuta a guardare al futuro con fiducia. E’ vero che c’è la crisi, ma è vero anche che c’è la possibilità di uscire da questa crisi se saremo tutti più uniti e se smetteremo di litigare – troppo si sta litigando in Italia da tanti anni – superando così questo periodo di contrapposizione, anche politica, che ha portato ad un indebolimento della speranza. Il nostro è anche un appello ai leader politici, perché ritornino a far sperare i cittadini italiani.

Nessun commento:

Posta un commento