lunedì 6 marzo 2017

Ave Maria



                                            Ave Maria

Ave Maria - Fabrizio De André

*E te ne vai, Maria, fra l’altra gente che si raccoglie intorno al Tuo passare,siepe di sguardi che non fanno male,nella stagione di essere madre.Sai che fra un’ora forse piangerai poi la Tua mano nasconderà un sorriso:gioia e dolore hanno il confine incerto,nella stagione che illumina il viso.Ave Maria, adesso che sei donna, ave alle donne come Te, Maria,femmine un giorno per un nuovo amore,povero o ricco, umile o Messia.Femmine un giorno e poi madri per sempre,nella stagione che stagioni non sente.- Fabrizio De André -* *Buona giornata a tutti. :-)* *  www.leggoerifletto.it 


Il Sogno Di Maria - Fabrizio De Andrè
1970 La buona novella..Dei versi di Fabrizio, ormai giunto alla maturità espressiva, c'è da segnare l'uso della metrica e della rima. Ne è divenuto così padrone da non perdere occasione per proporre un'immagine. E qui le immagini si rincorrono, si sovrappongono, si ammucchiano una contro l'altra dal primo verso all'ultimo..IL SOGNO DI MARIA (Testo)
"Nel Grembo umido, scuro del tempio,l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;l'angelo scese, come ogni sera,ad insegnarmi una nuova preghiera:poi, d'improvviso, mi sciolse le manie le mie braccia divennero ali,quando mi chiese - Conosci l'estate -io, per un giorno, per un momento,corsi a vedere il colore del vento.
Volammo davvero sopra le case,oltre i cancelli, gli orti, le strade,poi scivolammo tra valli fioritedove all'ulivo si abbraccia la vite.
Scendemmo là, dove il giorno si perdea cercarsi da solo nascosto tra il verde,e lui parlò come quando si prega,ed alla fine d'ogni preghieracontava una vertebra della mia schiena.
(... e l' angelo disse: "Nontemere, Maria, infatti haitrovato grazia presso ilSignore e per opera Suaconcepirai un figlio...)
Le ombre lunghe dei sacerdoticostrinsero il sogno in un cerchio di voci.Con le ali di prima pensai di scapparema il braccio era nudo e non seppe volare:poi vidi l'angelo mutarsi in cometae i volti severi divennero pietra,le loro braccia profili di rami,nei gesti immobili d'un altra vita,foglie le mani, spine le dita.
Voci di strada, rumori di gente,mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.Sbiadì l'immagine, stinse il colore,ma l'eco lontana di brevi paroleripeteva d'un angelo la strana preghieradove forse era sogno ma sonno non era
- Lo chiameranno figlio di Dio -Parole confuse nella mia mente,svanite in un sogno, ma impresse nel ventre."
E la parola ormai sfinitasi sciolse in pianto,ma la paura dalle labbrasi raccolse negli occhisemichiusi nel gestod'una quiete apparenteche si consuma nell'attesad'uno sguardo indulgente.
E tu, piano, posasti le ditaall'orlo della sua fronte:i vecchi quando accarezzanohanno il timore di far troppo forte.
Il sogno di Maria è la spiegazione che Maria, con ingenuità e timore, dà a Giuseppe, per giustificare il suo stato. Attraverso le immagini oniriche di un volo, Maria ricostruisce l'incontro con l'angelo che le ha lasciato "parole confuse ... nella mente / svanite in un sogno, ma impresse nel ventre". La reazione del buon vecchio Giuseppe, nonostante lo stupore, è piena di calma e di tenerezza e si esprime attraverso una dolcissima carezza, come dolce, e a tratti da brivido, è la linea melodico-armonica, in minore ammiccante al maggiore. Tale effetto viene esaltato da alcuni segmenti di arrangiamento, forse qui più curato che altrove. www.giuseppecirigliano.it/

Nessun commento:

Posta un commento